Remigio Bertolino, “Litre d’ënvern”

lettere_invernoA cura di
Daniele Campanari
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Era il dicembre dello scorso anno quando Nino Aragno Editore pubblicava Litre d’ënvern (Lettere d’inverno) di Remigio Bertolino. Una raccolta di poesie costituta da sette sezioni tematiche: Anni di apprendistato, Segnavento, Il profeta, Cin, Il chierico, Lettere d’inverno, La guerra del sale, ciascuna delle quali autonoma e conclusa in se stessa e legata alle altre da una rete di anticipazioni che creano una architettura nitida e elegantissima. Nel suo manoscritto, Bertolino scava nel segreto della lettera: deriva da qui la grazia delle sue parole esatte, precise, concrete, in cui vibra la risonanza del vento che le muove. Luoghi remoti, addirittura eremitici. Montagna povera, fatica, solitudine e silenzi. Figure defilate e però fantasiose, fantasticanti, fantasmatiche, persino fiabesche. Continua a leggere

L’amore delicato raccontato da Andrea Gruccia

capelveneredi Daniele Campanari

Ai tempi in cui per fare una fotografia di gruppo si doveva chiedere l’aiuto a un passante, istruirlo rapidamente sui tasti da premere e fargli sapere che, nel caso servisse, esisteva il flash. Ai tempi in cui la parola “selfie” rimandava la memoria solo alla pompa del diesel perché costava di meno, alle manovre da compiere improvvisandosi benzinai per la propria automobile, ecco, a quei tempi là pochi immaginavano di fare l’amore in chat. O quantomeno non era un fatto di discussione pubblica.
Tra quei pochi, oggi, c’è Andrea Gruccia che esordisce in libreria con Capelvenere (Marco Saya Edizioni, 200 pp). Un po’ in prosa e un po’ in versi, sessanta e sessanta per non rendere torto ai conti pari della matematica. Insomma Gruccia (all’anagrafe Appendino)racconta storie come questa: “Quando in chat conosco Sabrina, mi dice subito che colleziona oggettistica anni settanta, e all’inizio non capivo che è interessata a me solo perché faccio parte di quei souvenir, e così, dopo nove anni di chatta mento, decidiamo di incontrarci”. Sarebbero gli anni settanta, appunto. Ma questa storia del virtuale e poi, eventualmente e chissà quanto tempo dopo è, come detto, discretamente attuale. Continua a leggere

Cristina Annino, “Anatomie in fuga”

cristina_annino_nuova

di Daniele Campanari

Pensandoci, il cuore se ne va da qualsiasi posto se non ci vuole stare. Gli occhi pure, che non sanno soltanto guardare avanti ma anche dietro. Le mani, poi, le mani riescono addirittura a toccare le cose che stanno più in alto di tutte. Anatomie in fuga sembra dire ciò che può fare un corpo umano, che se non è agguantare è fuggire. Da chi, da cosa? Certamente non dalla poesia. Perché Cristina Annino (pseudonimo di Cristina Fratini) è estremamente poetica coi suoi versi raccolti in questo libretto di centoquattordici pagine Continua a leggere

Daniele Campanari & Milo De Angelis

 

millimetri_deangelisUn poeta legge un poeta
a cura di
Luigia Sorrentino
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I versi di Milo De Angelis, non solo quelli che ho scelto in questa occasione, hanno l’abile capacità di raccontare con semplicità i fatti quotidiani. Dagli spunti di una stazione, come accade in ‘Sono ancora loro’, alla dedica per un amore andato o venuto. Tutto si estende nel ritmo giusto della poesia. È così che ‘uno, esile, diventa ruggine / squarciagola… ‘. Leggendo.”

Daniele Campanari

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Daniele Campanari, Opere Inedite

 


daniele_campanari2
A cura di
Luigia Sorrentino

“Raccontare raccontandosi.

È questo che forma la base delle prossime poesie inedite. I versi sono momenti, scatti fotografici a pellicola della memoria, ricordi che diventano parola. Incontri e prestazioni descritte talvolta con ironia, talaltra con la mancanza di chi è passato e non presente. Un Curriculum di esperienze.”

Daniele Campanari

 

 

Inediti da “Curriculum” – Daniele Campanari  

1

 

la prima volta che entrò in casa non me ne accorsi
tanto quanto accade alla vista del telecomando 
“che fai, non mi guardi?”
“no, non ti guardo”
“perché non mi guardi?”
“non ti vedo” 
dissi guardandola negli occhi. non ti vedo, le dissi 
ma la vedevo, certo che la vedevo 
s’avvicinava con i piedini nudi 
e le ciabatte sul mignolo 
come se io fossi una carpa

e lei volesse agganciarmi al suo amo
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