di Fabrizio Fantoni
La storia che non si affanna, da Appello allo Yeti, è una poesia pubblicata da Wislawa Szymborska nel 1957, ben prima che la poetessa vincesse il Nobel. Una sorta di memento mori “ricordati che devi morire” molto famosi nella zona mitteleuropea del XVII secolo, che non ha, tuttavia, il carattere macabro e esoterico di quelle rappresentazioni. Al contrario, il tono della poesia è estremamente ironico. Gerico, quindi, indicata nella Bibbia come la più antica città del mondo, diventa il corpo della poetessa che piano piano si sfalda sotto l’azione del tempo non lasciando null’altro che le le sue ossa nude a giustificare la propria esistenza. La sacralità della città diventa specchio e emblema del corpo e della vita che, come scrive Elsa Morante, si caratterizza per la “qualità vulnerabile di tutto ciò che vive.”