Bartolomeo Pietromarchi, ‘Italia in opera’

“Italia in opera, La nostra identità attraverso le arti visive” è un libro di
Bartolomeo Pietromarchi uscito con  Bollati Boringhieri Edizione nella Collana «Nuova Cultura – Introduzioni» nel 2011 (€16,00). Nel libro Pietromarchi racconta  gli  ultimi cinquant’anni di storia italiana nello specchio che meglio ci raffigura, quello dell’arte contemporanea. Continua a leggere

Prospettive, il rilancio della Storia dell’Arte

Lunedì 9 maggio dalle 15,30 alle 19,00, all’Istituto “G. Kirner”  di via Ippolito Nievo,35 di Roma, Convegno “Prospettive per un rilancio della Storia dell’Arte come disciplina fondante i nostri valori culturali e per la tutela dei beni culturali e paesaggistici in Italia”.

Ore 15,30
Saluta: Augusto Alonzi, Segretario Generale FLC CGIL di Roma e del Lazio.
Introduce: Giulietta Ottaviano, Presidente di Proteo Fare Sapere di Roma e del Lazio.
Presiede: Maria Teresa Paleani, Proteo Fare Sapere di Roma e del Lazio – Docente di Storia dell’Arte.  Continua a leggere

Patrizia Cavalli, La patria

Un prezioso Sasso delle Edizioni Nottetempo di Ginevra Bompiani, contiene la lunga poesia La patria di Patrizia Cavalli.
Versi indimenticabili che da soli bastano a ricordare il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia.  
Fra le tante figure possibili di patria richiamate da Patrizia Cavalli ” c’è anche quella di una pazza che ormai / dorme per strada.”
E’ forse uno dei versi più belli. Un verso che lancia, letteralmente, un sasso, che ci folgora e ci fa vedere cosa è diventata oggi la nostra nuova patria: “una pazza che dorme per strada”, una senza più casa, un’emarginata, una “senza fissa dimora”. Una patria che si è spostata , che si è perduta, una patria non più.
“Più che bellezza: è un’appartenenza elementare, semplice, già data. Ah, non toccate niente, non sciupate! C’è la mia patria in quelle pietre, addormentata.”  (Il libretto contiene anche la poesia L’angelo labiale.)

(Luigia Sorrentino)

Ostile e spersa
stranita dalle offese dei cortili,
dalle risorse inesauste dei rumori
per varietà di timbri e gradazioni,
braccata dalle puzze che sinistre
si alzano sempre non si sa mai da dove;
tentata senza esito di uccidere
i gabbiani che hanno occupato l’aria
e le terrazza con urla litigiose
– aerei condomini davvero troppo umani;
sbattuta in poche ore da un normanno
novembre a un greco agosto, sempre più
dubitando, eccomi qui obbligata
a pensare alla patria. Che se io l’avessi
non dovrei più pensarci, sarei nell’agio pigro
e un po’ distratto di chi si muove
nella propria casa, sicuro anche al buio
di scansare, tanto gli è familiare
ogni più scabro spigolo di muro.

da La patria di Patrizia Cavalli

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