Tobias Zielony, “Maskirovka”

La Galleria Lia Rumma presenta la quinta mostra personale dell’artista tedesco Tobias Zielony che inaugurerà il 1 marzo 2018, presso la sede di Milano.

La mostra presenta per la prima volta in Italia il lavoro Maskirovka, realizzato da Zielony tra il 2016 e il 2017 nella città di Kiev, e recentemente esposto in occasione della personale Haus der Jugend alla Kunsthalle von der Heydt di Wuppertal.

“Maskirovka” significa letteralmente “mascheramento” e indica una pratica militare diffusasi in Unione Sovietica a partire dagli anni ’20, basata su strategie di occultamento, camuffamento e inganno al fine di confondere il nemico. Il termine “Maskirovka” è tornato in uso per indicare la politica russa nei confronti dell’Ucraina, le operazioni di occupazione in Crimea e lo stato di guerra ibrida, mai ufficialmente dichiarato, che hanno fatto seguito alle proteste del Maidan nel 2013 e che durano tuttora.

Il progetto Maskirovka, che ha come tema centrale il mascheramento nelle sue varie declinazioni, include una serie fotografica e un video in cui Zielony indaga la scena queer e techno di Kiev, sullo sfondo dell’attuale crisi ucraina.

Nel video realizzato in stop motion, presentato al piano terra della galleria, lo sguardo si sposta continuamente tra contesto socio-politico e scene di vita privata dei giovani, mentre le fotografie si concentrano invece sui gesti e le pose di questi ultimi, ritratti soli o in gruppo, in spazi domestici o ambienti urbani marginali.

Il motivo del mascheramento stabilisce un parallelo tra la situazione politica e le storie personali raccontate dalle fotografie. Indica allo stesso tempo il camuffamento delle forze speciali russe – “green men” – inviate in Crimea nel 2014, l’uso di maschere da parte dei manifestanti del Maidan, per nascondere la propria identità e proteggere il proprio volto dai gas lacrimogeni, ma è anche un momento significativo del rituale dei party, in un gioco di simulazioni e di scambi di identità.
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Teresa Iaria, “Confine Celeste”

Domenica 16 luglio 2017 la galleria IDILL’IO arte contemporanea di Pio Monti a Recanati, presenta la personale di Teresa Iaria dal titolo “Confine Celeste” dedicata a Giacomo Leopardi. Il nome deriva da una variante dell’Infinito (celeste confine), al terzo verso dell’autografo originale di Leopardi custodito fra le carte leopardiane della Biblioteca Nazionale di Napoli, modificato dal Poeta con ultimo orizzonte. Nel suo testo di presentazione Nikla Cingolani scrive: “L’artista sceglie una frase eliminata per evidenziare la determinatezza del confine, rispetto alla più vaga, indefinita e irraggiungibile linea dell’orizzonte. Questo luogo/non luogo, letteralmente cum-finis, unisce e separa spazi fisici e cosmici sconfinati. Il mare e cielo, uniti a noi da un profondo legame ancestrale, sono attraversati dal moto dei pensieri, in costante elaborazione mentre seguono gli indirizzi vettoriali di ciascuna tela. Ogni linea segna il ritmo dell’universo e spinge a guardare gli astri nel loro apparire. Sono mappe stellari sospese in un tempo senza tempo, congiunte da fili pendenti ad un altrove marino, dove misteriosi gusci di razza sconosciuta, galleggiano su un delicato tappeto schiumoso che riconduce all’origine di un universo primordiale affacciato al futuro.” L’inaugurazione avviene in occasione dell’apertura della Casa di Silvia, la Teresa Fattorini musa ispiratrice di Giacomo Leopardi. La pura casualità della coincidenza nominale, pur riferendosi a contesti differenti, instaura in questa giornata particolare un rapporto di omonimia in cui i nomi della tessitora e dell’artista s’intrecciano nella trama enigmatica del tempo, della storia e dell’arte. Continua a leggere

A “Notti d’autore”, Giuseppe Capitano

Giovedì 18 aprile 2013 a NOTTI D’AUTORE – in onda la notte tra il mercoledì e il giovedì alle 0:30 su Rai Radio 1 – Giuseppe Capitano. Nello still dell’intervista  l’immagine di Claudio Abate: Giuseppe Capitano “Noi italiani moderni” (2008).   

Nato a Campobasso nel 1974 Capitano vive e lavora a Roma. La sua sensibilità artistica è vicina a un universo poetico che allude spesso a un mondo arcaico, lontano nel tempo, ma è anche molto vicino al mondo contemporaneo. Se ne sta appartato e lavora incessantemente, soprattutto di notte. Ha un grande temperamento che lo ha subito differenziato da altri artisti della sua generazione per un suo stile, molto riconoscibile. Giuseppe Capitano è un autodidatta – non ha frequentato nessuna scuola di pittura, nessuna accademia d’arte – eppure le sue opere contengono il luogo misterioso della creazione. I lavori in canapa che  realizza, sono il suo segno di riconoscimento, la sua ‘firma’… sono opere che emano calore che avvicinano chi osserva ma che mettono anche in evidenza una ricerca antropologica molto presente nel suo lavoro. Le canape di Giuseppe Capitano possiamo definirle sculture o anche anti-sculture che hanno una valenza simbolica molto forte … sono espressione di un mondo arcaico disperso e dimenticato.

L’AUDIO DELL’INTERVISTA A GIUSEPPE CAPITANO di Luigia Sorrentino


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