“Libri Come” 2012 & Programma

I libri del futuro, il futuro dei libri, guardando oltre l’orizzonte con autori, editori, lettori. (Nella foto, Marino Sinibaldi, Direttore di RadioTre e curatore di ‘Libri Come’).

Roma, Auditorium Parco della Musica, 8-11 marzo 2012.  

I big della letteratura internazionale, i protagonisti della cultura italiana, i giovani narratori più promettenti. Una galassia di centinaia di appuntamenti, per appassionati e addetti ai lavori, dedicati al futuro dei libri, dell’editoria, della società. E’ il ricco programma di Libri come, la Festa del Libro e della Lettura promossa e organizzata dalla Fondazione Musica per Roma che si svolge da giovedì 8 a domenica 11 marzo 2012 all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Continua a leggere

Giuria Top Secret per il Carver

La sua giuria è segreta e non verrà mai svelata. Il suo motto è non lasciarsi tirare per la giacchetta da editori o scrittori. E poi non tiene conto della casa editrice o dell’autore che presenta un libro ma guarda soltanto alla qualità, al di là della fama.

E’ il premio Carver, che con un pizzico di orgoglio si definisce il contropremio della letteratura italiana, giunto alla sua decima edizione. Un riconoscimento libero, “con un’impostazione di stampo anglosassone”, lontano dalle pressioni che agitano i premi più blasonati, come lo Strega o il Campiello. Continua a leggere

Sondaggio: Quale libro avete amato di più?

Parliamo di…
Quale libro avete amato di più?
a cura di Luigia Sorrentino

Ho amato tantissimo, ma ero soltanto un’adolescente, ‘L’amour fou’ di André Breton. Lessi per la prima volta il libro durante un lunghissimo volo che mi portò in Australia.
Leggevo e non capivo. Ma mi ostinavo a leggere e volevo a tutti i costi capire. Ero giovane, ancora non sapevo che non sempre si può capire, almeno, non subito. Bisogna saper attendere. Ho riletto qualche anno dopo quel libro e ho capito.
“Cara Écusette de Noireuil, […] (n.d.r. nel romanzo, è il nome della figlia del protagonista). L’autore si rivolge a lei con una lettera immaginando che la bambina, appena nata, la leggerà al compimento del sedicesimo anno d’età, e, dandole rigorosamente del voi, scrive:
«… vi auguro di essere follemente amata».

Partecipa al sondaggio Quale libro avete amato di più?  Posta il tuo libro, il tuo commento.
(Foto di Man Ray, Voland) Continua a leggere

Adriano Labbucci, “Camminare”

Martedì 14 febbraio ore 17.30 presso la Provincia di Roma, Sala Di Liegro, via IV Novembre, 119/a  presentazione del libro di Adriano Labucci Adriano Labbucci “Camminare, una rivoluzione” Donzelli 2011, € 15,00. Con Fabio Mussi, Alessandro Portelli e Mario Tronti. Coordina Jolanda Bufalini.

«Non c’è nulla di più sovversivo, di più alternativo al modo di pensare oggi dominante. Camminare è una modalità del pensiero. È un pensiero pratico. È un triplo movimento: non farci mettere fretta; accogliere il mondo; non dimenticarci di noi, strada facendo».
di Adriano Labbucci

 Adriano Labbucci ricorda di aver sempre camminato, avendo presto appreso che – come dicevano gli antichi – solvitur ambulando, camminando, si risolve. Per questo nel 2007, in veste di presidente del Consiglio provinciale di Roma, ha dato vita a tre giorni di incontri e vagabondaggi attraversando la città di Roma insieme a Erri De Luca, Giuseppe Cederna, Duccio Demetrio, Antonio Gnoli e altri. E siccome i piedi sollecitano pensieri e domande, li ha raccolti in questo breve saggio. Continua a leggere

“Terracarne”, intervista a Franco Arminio

Nello Scaffale, ‘Terracarne’ di Franco Arminio
a cura di Luigia Sorrentino

Franco Arminio (nella foto di Mario Dondero) nel suo ultimo libro, Terracarne, (Mondadori, 2011) compie un vero e proprio viaggio nei paesi invisibili e nei paesi giganti del Sud Italia. Terracarne è l’istantanea ‘fisica’ – e psichica –  del perfetto paesologo. Non a caso Arminio dice: “La paesologia è una via di mezzo tra l’etnologia e la poesia”. Ecco dunque Arminio calzare ora le scarpe del poeta, (colui che attraversa con il proprio corpo il paesaggio, lasciando  che il paesaggio entri nel proprio corpo), ora il cappello dell’etnologo, (colui che studia l’antropologia culturale dei popoli, partendo dalla lingua, ma utilizzando anche la gestualità, l’osservazione intesa come mimica facciale di un popolo).  Con la cifra inconfondibile della sua umoralità  Arminio traccia con Terracarne la figura di un ‘io errante’, alla continua ricerca di sé e del mondo esterno inteso come ‘patria riconoscibile e dalla quale essere riconosciuti’, luogo su cui ‘fondare’ la propria origine. Ma Terracarne ci fa intravedere anche un’altra figura, direi anche, più divertente: quella dello “scavalcamontagne“, ossia, del guitto, che gira da un paese all’altro per proporre, nei luoghi più sperduti della terra, il proprio amore  per il teatro della vita.  Il grande Eduardo De Filippo, definiva così questo genere di personaggio (a cui egli stesso sapeva di appartenere):  «dorme sempre fuori casa, spesso solo e in stamberghe, mangia sovente male in bettole di quart’ordine, recita in teatri polverosi e pieni di spifferi, affronta viaggi pieni di incognite… ma tutto questo è sempre meglio che lavorare».  La conversazione che segue con Franco Arminio è di Antonietta Gnerre. 

di Luigia Sorrentino
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