Addio a Emanuele Severino

E’ morto il filosofo Emanuele Severino. E’ scomparso a Brescia lo scorso 17 gennaio ma si è saputo soltanto oggi, per sua volontà.

Il filosofo, che avrebbe compiuto 91 anni il 26 febbraio, è stato già cremato. Severino è stato uno dei più grandi filosofi, scrittori e intellettuali viventi.

“Avvicinarsi alla morte è avvicinarsi alla gioia, ma alludo al superamento di ogni contraddizione che attraversa la nostra vita perchè siamo costantemente nello squilibrio e nell’instabilità: non ci attende la reincarnazione o la resurrezione, ma qualcosa di infinitamente di più”.

Così scriveva e ripeteva spesso, nelle sue lectio e nei suoi incontri, Emanuele Severino, morto il 17 gennaio a Brescia, che aveva compiuto 90 anni il 26 febbraio 2019. Un pensiero radicale, il suo, che per la negazione del ‘divenire’ lo ha portato ad un conflitto con la chiesa cattolica al punto che nel 1968, 4 anni dopo aver pubblicato ‘Ritornare a Parmenide’, su sua richiesta venne istruito un processo dall’ex Sant’Uffizio, che dichiarò la sua filosofia incompatibile con il cristianesimo. Un pensiero che Severino, considerato uno dei più grandi filosofi, scrittori e intellettuali del Novecento, ha coltivato facendo riferimento, oltre che a Parmenide, ad Aristotele, Eraclito, Hegel, Nietzsche, Leopardi. Continua a leggere

Giulia Napoleone, le forme dell’invisibile

Giulia Napoleone alla Galleria IL PONTE, anteprima mostra “nero di china”, Firenze, 18 gennaio 2020. Credits photo, Fabrizio Fantoni

Si è tenuta a Firenze il 18 gennaio alle 18 alla Galleria d’arte contemporanea IL PONTE di Andrea Alibrandi l’anteprima della mostra di Giulia Napoleonenero di china”. La mostra è dedicata a un nucleo di recenti opere in bianco e nero, realizzate interamente da Giulia Napoleone, con l’inchiostro di china.

In mostra sono stati anche presentati gli ultimi suoi due libri d’artista: Yves Peyré, Les Rehauts du Songe (da cui sono tratti i titoli delle opere esposte) e Luigia Sorrentino, Olympia, entrambi per le Edizioni Al Manar, Parigi, 2017 e 2019, corredati da chine e pastelli originali dell’artista.

Vi proponiamo ora il testo critico integrale di Bruno Corà contenuto nel catalogo della mostra che riflette sull’opera di Giulia Napoleone.

GIULIA NAPOLEONE. LA MEDIAZIONE ININTERROTTA DEI SEGNI.

di Bruno Corà

E’ la poesia di Dante, in questo ritorno fiorentino di Giulia Napoleone al “Ponte”, a fornire l’apertura alla riflessione sulle sue più recenti opere costate circa due anni di lavoro e molti di più per dotarla oggi di una lingua visiva in grado di suscitare immagini che ammirerebbe anche l’altissimo poeta se si trovasse al mio posto:

«La gloria di colui che tutto move
per l’universo penetra e risplende
in una parte più e meno altrove»

E basterebbero questi primi versi della protasi del Paradiso dantesco a suggerire un possibile sentiero ermeneutico da percorrere tra i molti che l’opera di Giulia Napoleone provoca avendo raggiunto la semplicità potente che è qualità dei grandi artisti. Il lavoro infatti esibito in queste recenti opere, non diversamente da quello che lo ha preceduto nel corso di mezzo secolo, seppur compiuto con elementarità lessicale -il punto e talvolta la linea, il segmento geometrico circolare- si rivolge ai valori universali del tempo dello spazio, dell’immaginazione, della memoria, della realtà, del sogno, del desiderio, dell’esperienza, dell’episteme rivolta ai principi e ai limiti come pure agli illimiti insondabili e irraggiungibili, non esclusi quelli della coscienza. E, come ogni autentico poeta, Giulia Napoleone di ritorno dall’osservazione dei cieli e della luce potrebbe ripetere, come Dante stesso suggerisce nei versi che seguono quei primi evocati, «…Vidi cose che ridire né sa né può chi di là sù discende».

Già, ma questo è il destino e il limite della parola! Per questo però l’arte ha dotato qualcuno come Giulia Napoleone della capacità di visualizzare l’indicibile e di dare forma all’invisibile. Continua a leggere

“nero di china”, quando il pensiero invade la forma

A Firenze, sabato 18 gennaio 2020, alle 18:00 la Galleria Il Ponte inaugura il nuovo anno con una mostra dedicata a Giulia Napoleone: “nero di china” a cura di Bruno Corà.

All’artista Giulia Napoleone la galleria aveva già organizzato nel passato due mostre, nel 1996 e nel 2002. Nella prima vennero presentati acquarelli e pastelli, nella seconda dipinti ad olio su tela e alcune chine su carta.

La mostra “nero di china”, come si può facilmente evincere dal titolo, è interamente dedicata a un nucleo di recenti opere in bianco e nero, realizzate interamente da Giulia Napoleone, con l’inchiostro di china.

Il volume che la correda, oltre a presentare le quindici opere esposte, ripercorre questo aspetto del lavoro dell’artista fin dalle sue prime piccole chine della metà degli anni Cinquanta. Attraverso le immagini e il testo di Bruno Corà, si potrà così penetrare nella peculiare dimensione di un mondo in bianco e nero, che si concretizza nelle opere di questa artista attraverso l’uso dell’inchiostro di china, portato fino al suo limite estremo.

Come scrive nel testo in catalogo per la mostra curata da Giuseppe Appella alla GNAM di Roma nel 2018, Stefania Zuliani: “Un segno dopo l’altro, con precisione paziente e necessaria, da oltre mezzo secolo Giulia Napoleone cerca l’ordine luminoso della forma. Una forma che è viva e perciò imperfetta, come vivo e imperfetto è il pensiero di chi non teme l’errore e quindi rifugge l’ovvio e il già noto.

Ciò che l’artista sperimenta nella quiete silenziosa del suo studio, da qualche anno nascosto tra le colline e i campi di lavanda della Tuscia, è la ricerca ostinata di un equilibrio che nulla concede alla facilità della rappresentazione e che dell’astrazione conosce le regole, ma privilegia le eccezioni, creando immagini nitide, nette di luce e di ombra, immagini assidue che sono l’esito preciso di una tecnica e una materia scelte ed esercitate di volta in volta con perizia e rispetto.

Fuori da ogni rigido vincolo progettuale, Giulia Napoleone si muove fra le sue carte… con la grazia leggera del viandante, senza l’assillo di una destinazione [e come lei stessa scrive]: Il mio lavoro è un cammino che conosce soste, forse, ma che non ha mete né punti di arrivo. É un andare verso.”

In mostra verranno anche presentati gli ultimi suoi due libri d’artista: Yves Peyré, Les Rehauts du Songe (da cui sono tratti i titoli delle opere esposte) e Luigia Sorrentino, Olympia, entrambi per le Edizioni Al Manar, Parigi, 2017 e 2019, corredati da chine e pastelli originali dell’artista.

Giulia Napoleone

Giulia Napoleone nasce nel 1936 a Pescara. Vive e lavora in un piccolo paese della Tuscia Viterbese, alternando frequenti permanenze in Svizzera.
Dopo il diploma magistrale nel 1954 si avvicina alla pratica del disegno con lo scultore Ferdinando Gammelli. Nei primi anni Cinquanta, all’interesse per la pittura si affiancano quello per la musica, che coltiva con lo studio del violino, e per la fotografia. Nel 1957 si trasferisce a Roma, dove vivrà per lungo tempo, e si diploma presso il I Liceo Artistico. Nello stesso anno si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma e inizia a sperimentare le tecniche incisorie seguita dai maestri Lino Bianchi Barriviera e Mino Maccari. A Roma frequenta il vivace ambiente artistico-letterario (Flaiano, Carlo Levi, Mazzacurati) e dalla capitale si sposta per frequenti viaggi all’estero: Australia, Nord Africa, Sud della Francia, Olanda e Paesi Scandinavi. Continua a leggere

Luigia Sorrentino, “Lo slancio della rosa”

Luigia Sorrentino

Lo slancio della rosa

il silenzio della rosa, della pace ferma
nel gomito sulla fronte di aprile
nascesti imperlato nella casa doveva essere
l’ultima in una primavera in cui fummo
davvero soli
portavamo lo stesso sangue
la stessa cellula che fu accanimento
accadimento anche precoce
la meraviglia era voce che spariva nella stanza
voce lenta
dove rimbombava la rosa
stesa nella domenica

non ricordo l’esattezza del timbro
né il carnevale che provavo in quella stessa ora Continua a leggere

Milo De Angelis, “Ce soir tourne la veine”

Questa sera ruota la vena
dell’universo e io esco, come vedi,
dalla mia pietra per parlarti ancora
della vita, di me e di te, della tua vita
che osservo dai grandi notturni e ti scruto e sento
un vuoto mai estinto nella fronte, un vuoto
torrenziale che ti agitava nel rosso dei giochi
e adesso ritorna e ancora ritorna
e arresta la danza delle sillabe
dove accadevi ritmicamente e tu
sei offeso da una voce monocorde e tu
perdi il gomitolo dei giorni e spezzi
la tua sola clessidra e ristagni e vorrei
aiutarti come sempre ma non posso
fare altro che una fuga partigiana da questo cerchio
e guardare il buio che ti oscilla tra le tempie e ti castiga,
figlio mio.

Ce soir tourne la veine
de l’univers et moi je sors, comme tu le vois,
de ma pierre pour te parler encore
de la vie, de moi et de toi, de ta vie
que du fond des grands ciels nocturnes j’observe et je scrute
et je sens dans ton front un vide invincible, un vide
torrentiel qui t’agitait dans la flamme des jeux
et maintenant revient et encore revient
et immobilise la danse des syllabes
qui donnait son rythme à ta présence, et tu
es affligé d’une voix monocorde et tu
perds la pelote des jours et tu casses
ton seul sablier et tu stagnes et je voudrais
t’aider comme toujours mais je ne peux
rien choisir d’autre qu’une fuite partisane à partir de ce cercle
et regarder le noir qui oscille entre tes tempes et te punit,
mon fils.

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