La sfida al labirinto in «Passaggio a Trieste»
di Siriana Sgavicchia (in “Il Caffè Illustrato”, 66/67, 2012)
Nelle fughe di Bach sono compresenti adattamento e “fuga insensata”, ragione e follia, rispetto della convenzione e libertà da essa. Ma per confrontarsi con il prigioniero, il folle, l’etilista, il drogato, l’omosessuale, la donna, il dissidente politico, l’etnicamente diverso, il seguace di un’altra fede non sono bastate agli uomini né le opere di Benvenuto Cellini o di Genet, di Tasso o di Artaud, di Poe o di Sartre, di Baudelaire o di Ginsberg, di Wilde o di Proust, di Louise Labé o di Elsa Morante, di Dante o di Ignazio Silone, di Omar Khayyâm o di Senghor, di Lutero o di Rushdie, né le più oscure e tenaci opere di migliaia e migliaia di uomini senza fama. (La foto di Fabrizia Ramondino è di Massimo Pastore). Continua a leggere