Per Letizia Dimartino la poesia è immergersi in una tempesta emotiva fortemente voluta. La tensione che deriva da questa ‘immersione’, non le fa sentire il senso di esclusione. Le sue rime nascono in quello che lei stessa definisce ‘un processo convulso’ che rende possibile l’espressione di sensazioni forti. Letizia non appare mai in pubblico, vive defilata, e in questa condizione matura lo scrivere. La poesia per lei è ‘gesto quotidiano’, vissuto come atto di autoaffermazione e rielaborazione. La sua poesia si rivolge al corpo, un corpo che comanda, un corpo ‘geograficamente sofferto’. “Sento che il mio è un rapporto intenso tra poesia del corpo e poesia dell’anima, rapporto che si intreccia, di continuo, al vivere la casa e le cose che la abitano – creature della mia vita chiusa- in gesti abitudinari. E se fuori la città vive e cambia, io, nella mia bolla intatta, scrivo ció che ‘vedo’, senza rapporti relazionali, in una assenza che mi procura desiderio della realtà da tradurre in versi. ” Continua a leggere
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Opere Inedite, Enzo Ferrari
Per Enzo Ferrari “la poesia è l’intimità di una strada, il mistero di un paesaggio, il fresco di un pomeriggio, il riflesso di un bosco, che parlano per frammenti”. Per Enzo la poesia è Penna, Caproni, Saba, Sbarbaro, Conte. Questi poeti sono i suoi mentori. Persone, mari e montagne i suoi testimoni.
E poi, la carta, la mano che segna la pagina bianca, il foglio brillante e chiaro che si presta al compimento del lavoro. L’Importante, per Enzo, è riuscire a dare con la trama dei versi, spazio alla gente, assieme alla gente, che “seduta o in piedi” cammina verso una meta. Continua a leggere
Opere Inedite, Bruno Conte
Bruno Conte è un giovane poeta, e anche un ottimo critico di poesia. Ha diciannove anni e vive a Torre del Greco.
Nel 2010 si è iscritto alla Facoltà di Lettere e Filosofia all’Università Federico II di Napoli.
Bruno Conte è anche un calciatore (chiunque lo voglia conoscere sotto il profilo sportivo, può trovare in rete le informazioni necessarie). Bruno ha coniugato in sè il famoso motto latino di Giovenale: “Mens sana in corpore sano”. Per Bruno “il poeta d’oggi deve essere un atleta, allenato alla corsa del mondo. Deve compiere uno slancio. E la parola, la sua voce deve immergersi nella bellezza e nella mutevolezza del mondo. In questo modo, forse, si potrà ‘reinventare una speranza’ “, scrive Bruno Conte citando il poeta francese, Yves Bonnefoy.
Bruno Conte non ha fretta di scrivere e pubblicare poesie. Sa bene che ogni qualvolta si tenti di rappresentare con le parole ‘l’intima essenza del poeta’ si dispone di mezzi del tutto provvisori.
Bruno Conte ha già letto Rilke, che gli ha detto: “Si interroghi sul motivo che le intima di scrivere; verifichi se esso protenda le radici nel punto più profondo del suo cuore; confessi a se stesso: morirebbe, se le fosse negato di scrivere? Questo soprattutto: si domandi, nell’ora più quieta della sua notte: devo scrivere? Frughi dentro di sé alla ricerca di una profonda risposta. E se sarà di assenso, se lei potrà affrontare con un forte e semplice «io devo» questa grave domanda, allora costruisca la sua vita secondo questa necessità. La sua vita, fin dentro la sua ora più indifferente e misera, deve farsi insegna e testimone di questa urgenza. […]” Continua a leggere
Opere Inedite, Monica Martinelli
Monica Martinelli ci detta “a cuore aperto” le modalità del suo “fare poesia”: “un rapporto fatto di pieni e di vuoti, in quanto ‘scatta’ per riempire un vuoto, una mancanza; così la poesia si sostituisce a me, mi subentra o agisce, a mia insaputa.” Come Monica dice, la sua poesia nasce da una mancanza, da qualcosa che, anche se non c’è, vuole disperatamente esserci. Ed è a questo punto che, a seconda dei casi, la sua poesia assume la forma di ciò che deve essere ‘riempito’ – la poesia svuota ed è svuotata – o di ciò che deve essere ‘svuotato’ – la poesia riempie ed è riempita. Ecco che Monica ci dice: “C’è quando io non ci sono, oppure quando mi sottraggo.” Per Monica la poesia diventa, in qualche modo, un rapporto insiemistico, che aggiunge e, insieme, toglie. Poi Monica dice: “la poesia è soprattutto una trasmissione e uno scambio di emozioni con chi legge. Ed è un risultato concreto, perché è qualcosa che resta, per chi viene dopo.” Continua a leggere
Opere Inedite, Riccardo Raimondo
“Oltre alla poesia Verso un’ecologia del verso che apre la mia raccolta inedita Il potere dei giocattoli, non so trovare parole migliori per parlare del mio rapporto con la poesia. Spero che basti.” (Riccardo Raimondo)
“Perché scriviamo?/ Non ne ho idea./ Ma forse noi neanche scriviamo,// siamo scritti,// subiamo/ come lo scoglio subisce la marea/ l’orgoglio la ferita.// Scriviamo come tuona il fulmine,/ scorre il fiume nel solco scavato,/ la frana crepa rubando lo spazio,/ come la vacca muta muta// fa la cacca// e lo spaventapasseri spaura/ lo stormo mai sazio di verdura.”
di Riccardo Raimondo
“Perché io scrivo? Confesso di non saperlo, di non averne la minima idea e anche che la domanda è insieme buffa e sconvolgente. Come domanda buffa, avrà certamente delle risposte buffe: ad esempio, che scrivo perché non so fare altro; o perché sono troppo disonesto per mettermi a lavorare.”
(Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa) Continua a leggere