Mariangela Gualtieri vince il Premio Metauro

Mariangela Gualtieri, autrice di “Bestia di Gioia” (Einaudi editore) ha vinto la diciottesima edizione del Premio Letterario Metauro.

Nata a Cesena nel 1951, nel 1983 ha fondato, insieme a Cesare Ronconi, il Teatro Valdoca. Fra le sue precedenti raccolte di versi “Antenata” (Crocetti 1992), “Fuoco centrale e altre poesie per il teatro” (Einaudi 2003), “Senza polvere senza peso” (Einaudi 2006), “Paesaggio con fratello rotto” (Sossella 2007).

“Bestia di Gioia”, una raccolta poetica fortemente strutturata, con sezioni che alternano temi e toni diversi, in particolare il canto gioioso quasi francescano della natura e la riflessione sulle cose umane ha conquistato la giuria popolare del premio, che si è riunita ieri pomeriggio.

Premiati anche gli altri finalisti: Renata Morresi con “Cuore comune”  (PeQuod Edizioni), Tomaso Pieragnolo con “Nuovomondo” (Passigli Poesia), Maria Pia Quintavalla con “China. Breve storia di Gina tra città e pianura” (Edizioni Effigie), Gian Mario Villalta con “Vanità della mente” (Mondadori).

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Opere Inedite, Umberto Piersanti

Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino

A Opere Inedite leggiamo la poesia di Umberto Piersanti che ho conosciuto a Urbino nel 1985. Mi colpì moltissimo il suo modo di parlare, la sua voce ‘graffiata’ fermò il tempo in un paesaggio, in un colore che io vidi, insieme a lui, affacciandomi da una strada sull’altopiano delle Cesane.
Ecco quanto mi scrive Umberto Piersanti sulla poesia.
“Fermare il tempo, cercare di fissare un giorno, una situazione, una vicenda. E metterla lì con le parole giuste, in modo preciso ed esatto: è un sasso dentro un torrente che, almeno per un po’, non sarà travolto dalla fiumana d’acqua. Certo, sono un poeta della memoria e ricordo l’antico mondo contadino della mia infanzia. E quel ‘contadino’ comprende tutta una civiltà che riguarda anche chi non centra con la vita dei campi.
Il mio sguardo però è molto differente da quello di un Pasolini o di un Olmi che contrappongono l’autenticità di un tempo ormai passato alla inautenticità e alla banalità dei nostri anni. Pasolini lo fa da una posizione ‘rivoluzionaria’ e nello stesso tempo ‘nostalgica’ sostenuta da un’ideologia di fondo marxista-cristiana; Olmi si muove da una posizione cattolica tradizionale con una forte radice spiritualista e popolare. Io non voglio contrapporre, ma solo ricordare. La memoria nel suo tornare indietro nel tempo incontra il sogno. ‘Una volta passati sogni e ricordi sono la stessa cosa’ sostiene il protagonista del mio romanzo L’uomo delle Cesane. Continua a leggere