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Qual è la funzione della poesia oggi?

Franco Fortini
FRANCO FORTINI E BERTOLT BRECHT
commento DI FABRIZIO FANTONI
Vi propongo oggi la lettura di due poesie, una di Franco Fortini e l’altra, famosissima, di Bertolt Brecht scritte a vent’anni di distanza l’una dall’altra, in due momenti storici differenti eppure, legate fra di loro, da una potente riflessione sul valore della poesia quale testimonianza.
Scrivere, dice Fortini, è necessario anche se apparentemente sembra inutile: il dibattito nella comunità è ormai sopito; oppressore e oppresso vivono l’uno accanto all’altro; addirittura, scrive, “l’odio è cortese” e non si sa più di chi sia la colpa.
Eppure, compito del poeta è vigilare e testimoniare su quello che accade dentro e fuori gli uomini, per dare loro consapevolezza, per aiutarli a comprendere dove si trovano in quel preciso momento e verso cosa stanno andando.
Fortini, avverte il lettore: “La poesia non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi.” Quindi, il vero mutamento che compie la poesia, sembra dirci, è dentro l’uomo, non fuori di esso.
Invito i lettori del blog a scrivere commenti su qual è la funzione della poesia oggi.
Traducendo Brecht
Franco Fortini
Un grande temporale
per tutto il pomeriggio si è attorcigliato
sui tetti prima di rompere in lampi, acqua.
Fissavo versi di cemento e di vetro
dov’erano grida e piaghe murate e membra
anche di me, cui sopravvivo. Con cautela guardando.
Ora i tegoli battagliati ora la pagina secca,
ascoltavo morire
la parola d’un poeta o mutarsi
in altra, non per noi più, voce. Gli oppressi
sono oppressi e tranquilli, l’odio è cortese, io stesso
credo di non sapere più di chi è la colpa.
Scrivi mi dico, odia
chi con dolcezza guida niente
gli uomini e le donne
che con te si accompagnano
e credono di non sapere. Fra quelli del nemici
scrivi anche il tuo nome. Il temporale
è sparito con enfasi. La natura
per imitare le battaglie è troppo debole. La poesia
non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi.
dalla raccolta Una volta per sempre, Einaudi, 1978

Bertolt Brecht
Maurizio Cucchi, la potenza della lingua

Con il patrocinio di Corte Micina, Associazione Culturale –
I poeti dello Specchio
Presentazione a Roma, alla Casa delle Letterature, di SINDROME DEL DISTACCO E TREGUA, (Mondadori 2019), del nuovo libro di poesie di uno dei massimi poeti contemporanei, Maurizio Cucchi.
La poesia di Maurizio Cucchi
Sindrome del distacco e tregua è un’opera essenziale, in cui convogliano tutte le tematiche della poesia di Cucchi: la ricerca dell’identità, la necessità del rapporto diretto con la quotidianità, la tematica del viaggio inteso come percorso di conoscenza, il superamento dei generi letterari, poesia-prosa.
Il linguaggio
Chiunque conosca la poesia di Maurizio Cucchi sa quanto sia fondamentale per questo autore, l’uso della lingua. In questa raccolta, in particolare, la voce del poeta è ustionata e, al tempo stesso, fierissima e acuta. E’ una la lingua potente, che deflagra al contatto abrasivo con la materia, spietata e irriducibile, e oppone resistenza alla biografia, alla faglia interiore e perpetua della perdita.
(Luigia Sorrentino)
VEDI QUI CONVERSAZIONE CON MAURIZIO CUCCHI
Valerio Magrelli, “Millennium Poetry”
“Millennium Poetry, Viaggio sentimentale nella poesia italiana“, a cura di Valerio Magrelli, voce narrante nell’opera, è in uscita con Emons: audiolibri, (2019).
Valerio Magrelli, professore di Letteratura francese all’Università di Cassino, scrittore, traduttore, critico letterario, è uno dei più affermati poeti italiani contemporanei. Per la sua attività letteraria ha ottenuto molti premi, fra cui il Mondello e SuperMondello, il Premio Viareggio per la poesia e il Premio nazionale per la traduzione.
Le sue ultime raccolte di poesia Poesie (1980-1992), Il commissario Magrelli e Il sangue amaro, sono tutte pubblicate da Einaudi.
“Qualcuno tocchi Caino”

Copertina: elaborazione grafica di Leonardo Magrelli
Giustizia in versi
Un libro che attraverso una fenomenologia del reato, induce il lettore a interrogarsi sul significato più profondo della parola “Giustizia”.
Il commissario Magrelli liberatosi dagli ideologismi, concentra la propria commossa attenzione di investigatore sugli oppressi – dimenticati da coloro che dovrebbero applicare la legge – e afferma l’esigenza di istituire il principio legale (e sociale) di “giustizia” intesa come prioritaria necessità di “tutela della vittima”. Magrelli, individua quindi, tre categorie di soggetti che più di altri possono diventare vittima: donne, paesaggio e infanzia, “perché tutto ciò che è indifeso, vulnerabile,/ deve restare intatto,/ tabù,/ SACRO.” Partendo da questa condizione, il poeta si lancia in un’invettiva contro un’ idea di giustizia asimmetrica che troppo spesso dimentica la vittima sottraendole il diritto al giusto risarcimento. Di qui l’invocazione (o grido) che è il fil rouge del libro: “Qualcuno tocchi Caino”.
ESTRATTI
L’acido, poi
che cosa si può dire?
Chi arriva a cancellare un volto umano,
va solo cancellato dall’Umano,
messo da parte.
Senza violenza alcuna, ultimo dono
offerto dagli umani a chi umano non è.
L’irrimediabile esige simmetria.
In una cella aerata, con buon cibo e wc,
ma scisso, se-pa-ra-to.
Avere un volto, implica degli obblighi.
Sfregiare il volto significa firmare
un’eterna rinuncia alla comunità. Continua a leggere