Arte e Poesia, Marion Greenstone

Arte e Poesia: Marion Greenstone
a cura di Luigia Sorrentino

Giovedì 6 ottobre si inaugurerà, presso il Museo Venanzo Crocetti di Roma, la mostra antologica dedicata all’artista statunitense Marion Greenstone.
Dopo il grande successo ottenuto a Venezia, dove è stata ospitata nei locali di Palazzo Zenobio, l’esposizione giunge ora a Roma, portando nella capitale una selezione delle opere prodotte dall’artista nel corso della sua lunga e produttiva carriera.
Marion Greenstone, artista newyorkese scomparsa nel 2005, ha dedicato tutta la sua vita all’arte. Dagli anni dei suoi studi alla Cooper Union (l’Accademia d’arte di New York) e fino alla fine degli anni Novanta, ha prodotto oltre cinquecento opere che rivelano il suo acuto senso del colore e della forma. Pittrice estremamente prolifica, dopo aver attraversato l’informale e l’astratto ha sperimentato, negli anni Sessanta, assieme ai grandi artisti della Pop Art, per giungere infine al suo ultimo periodo, in cui si è cimentata con ampie tele liriche e con la tecnica del collage.
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Iosif Brodskij, ‘Fondamenta degli incurabili’

Iosif Brodskij Fondamenta degli Incurabili, Traduzione di Gilberto Forti,
Piccola Biblioteca Adelphi, 1991, 17ª ediz. (€ 9,00)

“D’inverno, specialmente la domenica, ti svegli in questa città (Venezia ndr) tra lo scrosciare festoso delle sue innumerevoli campane, come se da dietro le tendine di tulle della tua stanza tutta la porcellana di un gigantesco servizio da tè vibrasse su un vassoio d’argento nel cielo grigio perla. Spalanchi la finestra, e la camera è subito inondata da questa nebbiolina carica di rintocchi e composta in gran parte di ossigeno umido, in parte di caffè e di preghiere. Non importa la qualità e la quantità delle pillole che ti tocca inghiottire questa mattina: senti che per te non è ancora finita. Alla stessa stregua, non importa se sei più o meno autonomo, se e quante volte sei stato tradito, se il tuo esame di coscienza è più o meno radicale, più o meno sconsolante: comunque stiano le cose, presumi che per te ci sia ancora speranza, o almeno un futuro.” […] di Iosif Brodskij in Fondamenta degli Incurabili.

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Cristina Campo, La tigre assenza

Nello scaffale
a cura di Luigia Sorrentino

Cristina Campo La Tigre Assenza a cura di Margherita Pieracci Harwell, Biblioteca Adelphi 1991, 4ª ediz. (€ 19,00)  

Cristina Campo, eccellente traduttrice, soprattutto di autori di lingua inglese, (Katherine Mansfield, Virginia Woolf, John Donne, William Carlos Williams) concepì la traduzione dell’opera letteraria non come semplice riproduzione del significato; la Campo cercò di far rivivere nella propria lingua, l’immaterialità, la parte spirituale dell’autore con l’intuizione profonda che solo le donne riescono ad avere. I suoi scrittori preferiti ai quali si dedicò per tutta la vita furono soprattutto Hugo von Hofmannsthal e Simone Weil, della quale tradusse la tragedia Venezia salva e il saggio Iliade Poema della forza.

Di Cristina Campo, pseudonimo di Vittoria Guerrini, (1923-1977) sono apparsi con Adelphi i saggi raccolti negli Imperdonabili (1987) e in Sotto falso nome (1998), e le Lettere a Mita (1999). La Tigre Assenza comprende tutte le poesie e le traduzioni poetiche, edite e inedite, di Cristina Campo.
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Opere Inedite, Federica Venezia

Federica Venezia mi racconta di aver scritto la sua prima poesia all’età di otto anni. In quel periodo iniziava a studiare il violino e, di conseguenza, la musica nel suo complesso: “La durata delle note e delle pause, le figure musicali e la battuta, i segni di frazione del tempo”.
Da allora, in tutte le cose della vita, Federica ha sempre cercato ‘le sonorità giuste’, ‘il ritmo appropriato’: “nella voce da trasmettere alla radio, nella stesura di un articolo, nei piccoli versi pensati per un pentagramma ideale. Armonioso, più che fedele alle regole. Libero e onesto. Mi affascinano i tentativi di dare voce alla poesia;” scive ancora Federica, che spiega: “la poesia musicata è in grado di raggiungere vette di straordinaria bellezza.” E aggiunge: “Penso al maestro Giovanni Nuti, per esempio, e al suo meraviglioso lavoro sull’opera di Alda Merini. Viceversa, amo senza riserve – e considero scrittura in versi sciolti a tutti gli effetti – i testi delle canzoni di grandi autori quali Fabrizio De André, Paolo Conte e Piero Ciampi. Ma anche Bob Dylan, Leonard Cohen e Joni Mitchell. Musica è poesia, poesia è musica. L’una non esclude l’altra. Entrambe riescono ad esprimere l’interiorità dell’individuo con risultati talvolta sorprendenti; ed è questa, a mio avviso, una educazione sentimentale dal valore inestimabile, di cui spesso si sottovaluta l’importanza. Ho intrapreso il discorso poetico dapprima diffondendo via etere le mie liriche preferite; poi, forte della passata esperienza, breve ma significativa, sono tornata a scrivere per il bisogno di rendere manifesta l’evoluzione armonica del mio sentire. Un essere umano centrato, consapevole di sé ed osservatore fine, non può prescindere da un percorso di autentica riflessione, poiché esso è forse il solo capace di fare luce sulle proprie sterminate ombre.”

di Federica Venezia

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