Christian Sinicco, “Ballate di Lagosta”

 

christian_sinicco_coverNota di Alberto Bertoni
___
Christian Sinicco è uno di quegli autori (e autrici) che si libera oggi, precisamente con questo libro, dell’etichetta di “giovane”, un predicato di nessuna valenza critica e ormai piuttosto penalizzante – in verità – per chi come lui ha alle spalle un’attività ricettiva e creativa decisamente ricca. Poesia ad un tempo periferica ed europea, se ne è possibile una, questa delle sue ultime ballate si estende da Trieste alle terre slave, per consolidarsi attorno al topos prediletto del mare. La riempie, la motiva e soprattutto la muove un istinto forte delle sovrapposizioni e delle metamorfosi, grazie a un principio irresistibilmente dinamico, musicale, in non pochi passaggi narrativo, che affonda radici nella propensione per così dire naturale della Mitteleuropa al concerto babelico delle voci e dei suoni, delle lingue e delle storie, tra i microcosmi del suo inesausto destino migratorio.

Queste ballate, tra l’altro, benissimo calibrate nell’immaginazione acustica che concerta timbri e toni, ritmi e temi, adibiscono un rapporto diretto (e per una volta affabile, privo di oscurità gratuite) con la pulsione melodica della canzone, i suoi ritornelli e i suoi slanci affettivi, tra eros e nostalgia. Gli slittamenti del senso e della prosodia, che tengono comunque i testi di Sinicco ben ancorati al dominio della poesia (anche quando l’autore li trasporta con felici escursioni fino agli estremi della prosa e dell’aforisma) non si annettono mai al dominio dell’onirico o dello sperimentale, piuttosto a quello di una fenomenologia umana diramata e sensibile, di grana malinconica e a sfondo gnoseologico, anche se il tono si nega ogni accento sapienziale o inutilmente misticheggiante. Sinicco si lascia più volentieri coin-volgere dalla vasta trama dei movimenti di avvicinamento e di allontanamento, di dialogo e di silenzio, che sanciscono ora la congiunzione ora il distacco degli esseri umani, nel vorticare del tempo, nel trasmutare degli spazi, per un’efficacissima concer-tazione dei nomi propri. Egli è un poeta originale, come originale è la sua geografia profonda dei luoghi e delle persone che li abitano e li viaggiano, mappa di nuvole e di luci oblique fra mente e cuore, occasione e vita quotidiana: scrittura “che trema come una culla sull’acqua”.

 

______

La canzone di Daniela

I.

parla di quanto è bello senza sapere dove andare

forse nell’acqua del sole come la sua guancia

semplicemente necessaria quanto il sogno bagnato

in una galassia più vasta se la si può comprendere,

ti seduce tra valli e filari di viti impolverate

con gli occhi verso la baia con la cascata:

Za Barje diceva il cartello e così abbaiava anche il cane legato

sotto il cipresso – la sua dentatura era il sepolcro del perché

i pescatori l’avessero lasciato lì – nelle vicinanze di una casa

ricoperta di edera e di more, al cui interno erano cresciuti

un melo dai pomi asprigni e delle rose

che poi avresti assaggiato solo tu:

evitando i buchi di asfalto e sterrato hai seguito Daniela

prendendo di mira te stesso e l’asfissia della tua vita

che segue il sentiero per erigere l’intelligenza della specie

che sul lavoro ha costruito la sua repubblica di ruberie,

poi l’hai vista sulla spiaggia danzare tra gli scogli caldi

e la barca ha tirato su la nassa, i pescatori sono tornati:

il bene e il male sono triangoli di onde che si dilatano

sul mare verso i due isolotti dove abbiamo nuotato

– i pesci non ne sono consapevoli,

o l’uomo sotto il pino e il suo bambino

con la maschera, un altro pescatore con la lenza,

forse solo tu sui petali che mordi come le parole

II.

dopo tanto stiamo all’aperto e mangiamo i fichi

all’imbrunire di questo prato

tagliati a fette sulla ciotola di legno,

prendiamo il pane e lo spezziamo molte volte

perché il paradiso è vicino al braciere

e il paese alla nostra sinistra sale bianco nel rosa

è fatto a scaglie come il barracuda

non ha intenzione di lasciarci la vista di Korčula

ho gridato come il mio solito

hai acceso la candela e mi hai fatto presente

non siamo soli, ma puoi stare tranquillo

piano piano anche la casupola

e il suo fuoco sono diventati incantevoli

placando la tensione naturale

di un cielo sempre più scuro, non impedendoci

di assaporare la felicità

di un pesce arrostito, di pomodoro e capperi

sei attraente quando sorridi

con il bicchiere di acqua sulle labbra

troppo in silenzio si alzano,

vogliono rinascere nella risposta che cercano fuori

i vicini di tavola, e vengono a sparecchiare

dalla casupola dove si griglia

una donna e il cuoco, come in un cerimoniale

chiediamo il conto con le mani

saranno intrecciate quando usciremo dal campo

verso il parcheggio dove saliremo in automobile

e ci si dirige su al punto più alto

di una serie di tornanti, prima di scendere a valle

la volta di stelle ci sorprende

fermiamo tutto, appoggiati sui cuscini di una terra

che è ancora calda, siamo sicuri

che l’astro cadrà, e si avvera

***

Il salmo di Marijana alla figlia Sara

 

presso l’acquasantiera col dragone
sotto le teste di serpente sul rosone

.
avvicinati alle campane, battile per quattro volte,

solleva l’icona della vergine, sollevati dagli uomini in nero,

e bagnati la fronte di acqua come i delfini

sulle spalle di una ragazza tatuata che si fa il segno

trasforma in roccia i serpenti sotto il sole

sul rosone che la mattina si ribella al bianco,

inghiottendo i veleni del mondo,

combatti dolcemente per dare senso

e porta la mia richiesta, anche il suo pudore,

sulle spine del capitale come susini e uva –

gustano la tua bocca, ascolteranno la libertà

e il sapore quando sanguinano le labbra

***

 

Rap di Martino

a Lastovo Music Island performance feat. Mihajla bay 2007

.
è raro trovarsi in un mare così grande

consumati dolcemente dalla vista delle isole

perché non vivere eternamente in questo sole

guidati fino all’alba in un eden di ghirlande

restare vicinissimi alle onde, fingendo di lasciare chi sprofonda

come quelle vele vagabonde, lanciate in sogno sulla sponda

è bello attendere la musica

una volta che si sbarca sull’isola

considera la cura antitossica

se sapessi come ho perso la bussola

soffro la sete questa sera

bevimi se proprio sei vera

Mihajla sparirà in una notte nera

baciando chi ti dice che c’era

una barca a vela ci sveglia sul molo

usa il motore per attraccare al riparo

sei tra sfasciumi e carene del denaro

che ti domandi perché alzarti in volo

tu apriresti le ali, i giovani che combattono la gravità

sfiorano il bocciolo dei mali, sanno di questa atrocità

spolpato sulle pietre della storia

non sanguino per l’economia

considera la sua anatomia

saprai che cos’è un’allegoria

soffro la sete questa sera

bevimi se proprio sei vera

Mihajla sparirà in una notte nera

baciando chi ti dice che c’era

***

Sonetto di Silvestar alla figlia Sibylla

al porticciolo di Lučica in un giorno stupendo

.
consumeremo come la cenere

sulla sua coscia scura e sussurrata

la menzogna che non so dissolvere

e le teologie su cui saresti nata

se comprendi l’origine del futuro

che si batte nel ventre vicino a me

i calci andranno all’attacco del muro

contro il regime di amen e lacrime

spuma tra le sue gambe e questa baia

che allatta la tua testa con il seno

o spogliati come i santi sulla ghiaia

con un pugnale di parole osceno

svuota l’oceano e conduci centinaia

di uomini bellissimi sul terreno

***
Sonetto di Serena a Silvestar

alla pineta di Scrivena Luka

.

siamo il seme di una vita più bella

che sfiora il ventre tra gli aghi di pino

tienimi per mano e resta vicino

sentirai come il mondo si modella

così disegni un cerchio e io lo chiudo

circondi il rosa della confidenza

con l’emozione della sua presenza

che sedurrà il seno che denudo

un battito che confonde tra le ombre

la disarmonia o la legge iniqua

affinché possa salire la febbre

sotto una nuvola e la luce obliqua

la resa umana di queste palpebre

che trema come una culla sull’acqua

***

Danica e la cavra

Ho parlato con una capra.
Umberto Saba, poeta
.
Danica compagnine in campagna

taia cucumeri e pomidori

sburta su un do caperi co l’oio

e cusinine bone palacinke

sul fogo contine de la cavra

quando ga inizià a darte late

ortighe e zivole la magnava

fazendo un late che sana i mali

no te pol dirne de no Danica

volemo late de contrabando

portarlo oltre mar per curar i orbi

o el bianco de ovi che fazi fiorir

i putei che se tufa dai scoi

che se incorona de bolisine

che no i sa cossa xe la comedia

imperatori de roma e guere

Danica dane el pan per la cavra

perché come noi la se impinissi

mentre ti te girarà la tecia

scalzi se andarà ala gabieta

come se ne tocassi confessar

tuto quel che no xe mai servì dir

sia bianca o nera la devi magnar

cussì nel mondo ghe sarà late

.

Danica e la capra – Danica accompagnaci in campagna / taglia cetrioli e pomodori / mettici anche due capperi e l’olio / e cucinaci buone crepe / sul fuoco raccontaci della capra / quando ha iniziato a darti latte / ortiche e cipolle mangiava / facendo un latte che salva dai mali // non puoi dirci di no Danica / vogliamo latte di contrabbando / portarlo oltre mare per curare i ciechi / o il bianco delle uova per far fiorire / i ragazzi che si tuffano dagli scogli / che si incoronano di bollicine / che non sanno cos’è la commedia / imperatori di roma e guerre // Danica dacci il pane per la capra / perché come noi sia piena / mentre tu girerai la padella / scalzi andremo alla gabbietta / come se ci toccasse confessare / tutto quello che non è mai servito dire / che sia bianca o nera deve mangiare / così nel mondo ci sarà il latte

____

 sinicco2byJakobGoldstein
Christian Sinicco è nato a Trieste nel 1975. Nel 1999 organizza una serie di letture nella sua città assieme a molti poeti della sua generazione conosciuti con il nome di “ammutinati”. Nel 2000 inizia a collaborare con <<Fucine Mute>> e intervista i più importanti poeti italiani, da Franco Loi a Mario Luzi. Nel 2005 pubblica passando per New York (LietoColle, 2005 – ; info@lietocolle.com), realizza le prime performance con il gruppo rock “Baby Gelido” e diventa uno dei blogger più attivi di <<Absolute Poetry>>. Nel 2008 vince il “Trieste International Poetry Slam” e nel 2013 partecipa alla fondazione della “LIPS – Lega Italiana Poetry Slam”, di cui diviene il primo presidente. Con la rivista “Argo”, ha curato L’Italia a pezzi. Antologia dei poeti italiani in dialetto e in altre lingue minoritarie (Ed. Gwynplaine, 2014). Nel 2014 pubblica Ballate di Lagosta Mare del Poema (CFR edizioni, 2014 ; info@edizionicfr.it; prefazione di Alberto Bertoni, postfazione di Cristina Benussi) che raccoglie le sue ultime poesie e, nella seconda parte, la sua produzione giovanile.

Condividi
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

  1. Un altro poeta che non conscevo. Conosco la sua terra, ma lui mi e’ lontano, forse perche’ e’ troppo facile scrivere cosi’.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *