Lettura e nota di Luigia Sorrentino. La musica è di Jordi Savall.
In occasione della Giornata Mondiale della poesia 2016 che ricorre ogni 21 marzo in tutto il mondo, ho scelto di dedicare a tutti quelli che seguono con interesse questo blog, una mia lettura di “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” la poesia più famosa di Cesare Pavese contenuta nella raccolta che ha lo stesso titolo della poesia, pubblicata postuma, nel 1951, un anno dopo l’improvvisa scomparsa del poeta. La raccolta di versi si divide in due gruppi. Il primo è “La terra e la morte“, il secondo “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi“, ed è indirizzato a Constance Dawling.
Davide Lajolo partigiano, poi direttore dell’Unità per l’Italia Settentrionale, e amico di Pavese, ricordandolo riferisce: “Eppure l’ultima donna che incontra è bella, viene dagli Stati Uniti… proprio in quei giorni mi scriveva che gli era arrivata ‘una inaspettata allodola dall’America’. E aggiungeva … ‘Essa si è fermata presso il mio covone di grano, soltanto perché si sente sperduta e vuole che l’aiuti a volare nei cieli del nostro paese. Ma se ne andrà presto, sentirò sbattere le sue ali, senza neppure la forza di fare un tentativo, di alzare un grido per richiamarla.’ “
“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” è il tragico epilogo di una vocazione artistica che si perde nel vivere la vita, una dimensione esistenziale che il poeta definisce e racchiude in un solo verso: “un vizio assurdo“.