Andrea Gibellini, “Le regole del viaggio”

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Giovanni Duminuco

(dalla postfazione, di Peter Carravetta)

Poesia in prosa quella di Giovanni Duminuco, che slarga contemporaneamente su diversi universi semantici dove mondi solitamente tenuti in disparte vengono connessi da una forza sintattica che ha dell’epico. L’autore passa da una riflessione filosofica già teologizzata al nichilismo, al lamento per non essere fatto parte di una memoria comune la quale a sua volta, in una vorticosa associazione, dichiara che quando pensiamo ci stiamo mentendo, poiché in effetti le parole si ripiegano nel breve orizzonte della vita dei corpi. Tutto ciò nel giro di un periodo sintattico che consegue lo spazio dell’aforisma.

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Evelina De Signoribus, “Le notti aspre”

Evelina De Signoribus

“Ho immaginato una storia di uomini, anime e animali, di una loro possibile riconciliazione. L’ho pensata vicino casa e altrove, nel silenzio della natura, nel suo grido inudito e nel suo boato improvviso: senza nessun preciso intento se non dare parola a ciò che sento e ancora pienamente non conosco.” (Evelina De Signoribus)

ESTRATTI

Gli animali sopravvissuti dormono sotto un manto
di gelo, riparano il corpo
dentro la stessa terra
premendo orma e odore

ci dicono così della loro resistenza
e che non dovremmo più arrivare a cercarli.

Hanno credenze e riti e si ritraggono per necessità
sanno della morte e degli uomini
si nutrono e si bagnano con la stessa acqua.

Sono ospiti nei grembi materni
e insieme crescono, dividono il cibo,
emettono versi diseguali
echi di una dichiarazione. Continua a leggere