Arte Classica, Moderna e Contemporanea

Come cambia il senso estetico nell’arte dalle origini ai giorni nostri, e un’ipotesi per il futuro.

L’arte visiva è qui colta dalle origini ai giorni nostri nei suoi sviluppi essenziali, da una tradizione espressiva alla emancipazione che caratterizza la modernità. Pur in questo evidente cambiamento Nicola Vitale riassume, con semplicità e chiarezza, i cicli epocali in cui l’arte sembra ripetere analoghe strutture profonde. La fase nascente (arte greca arcaica, bizantina e moderna) ha caratteristiche reintegrative che riportano a una pienezza originaria. Ma nelle fasi successive l’arte occidentale decade, diventando celebrazione mondana, quindi lacerazione e, recentemente, provocazione. Questo ciclo per cui l’arte ricomincia costantemente da capo, mette in evidenza come oggi gli strumenti e le modalità con cui si realizza e interpreta l’arte contemporanea siano inadatti a comprendere il cambio di paradigma in atto. L’estenuata forma analitica in cui siamo immersi non è infatti commensurabile alle nuove esigenze spontanee di ritrovare una pienezza esistenziale che nell’arte visiva si esprime con lo splendore delle immagini. Bellezza profonda che prelude, in una forma già compiuta, a una trasformazione radicale della cultura. Nella seconda parte l’autore mette in evidenza quali sono i principali impedimenti ideologici per comprendere tale passaggio, avvenuto da tempo nella scienza, in un sorprendente riavvicinamento tra materie scientifiche e umanistiche, evidente nell’ormai consueto utilizzo da parte di matematici e fisici di criteri estetici per la formalizzazione di teoremi e leggi della natura. Continua a leggere

Teresa Iaria, “Confine Celeste”

Domenica 16 luglio 2017 la galleria IDILL’IO arte contemporanea di Pio Monti a Recanati, presenta la personale di Teresa Iaria dal titolo “Confine Celeste” dedicata a Giacomo Leopardi. Il nome deriva da una variante dell’Infinito (celeste confine), al terzo verso dell’autografo originale di Leopardi custodito fra le carte leopardiane della Biblioteca Nazionale di Napoli, modificato dal Poeta con ultimo orizzonte. Nel suo testo di presentazione Nikla Cingolani scrive: “L’artista sceglie una frase eliminata per evidenziare la determinatezza del confine, rispetto alla più vaga, indefinita e irraggiungibile linea dell’orizzonte. Questo luogo/non luogo, letteralmente cum-finis, unisce e separa spazi fisici e cosmici sconfinati. Il mare e cielo, uniti a noi da un profondo legame ancestrale, sono attraversati dal moto dei pensieri, in costante elaborazione mentre seguono gli indirizzi vettoriali di ciascuna tela. Ogni linea segna il ritmo dell’universo e spinge a guardare gli astri nel loro apparire. Sono mappe stellari sospese in un tempo senza tempo, congiunte da fili pendenti ad un altrove marino, dove misteriosi gusci di razza sconosciuta, galleggiano su un delicato tappeto schiumoso che riconduce all’origine di un universo primordiale affacciato al futuro.” L’inaugurazione avviene in occasione dell’apertura della Casa di Silvia, la Teresa Fattorini musa ispiratrice di Giacomo Leopardi. La pura casualità della coincidenza nominale, pur riferendosi a contesti differenti, instaura in questa giornata particolare un rapporto di omonimia in cui i nomi della tessitora e dell’artista s’intrecciano nella trama enigmatica del tempo, della storia e dell’arte. Continua a leggere

Addio a Julia Hartwig

Julia Hartwig

di Luigia Sorrentino

Ci ha lasciati Julia Hartwig, nata in Polonia a Lublino nel 1921.  Ebbi l’opportunità di incontrare la Hartwig il 27 settembre 2007 a Roma. In occasione del festival Romapoesia proposi e realizzai per Rai News 24 la prima intervista in Italia della grande poetessa polacca.

Julia Hartwig nata in Polonia, a Lublino nel 1921, insieme alla contemporanea Wislawa Szymborska, è considerata una delle maggiori poetesse del Novecento. Nel 2007 la prima antologia di poesie della Hartwig, dal titolo “Sotto quest’isola” , traduzione di Silvano De Fanti con una breve presentazione di Annalisa Comes, viene pubblicata dall’editore Donzelli. Esplode in Italia il fenomeno Hartwig. Alfonso Berardinelli, uno dei più importanti critici italiani, dopo aver letto la Hartwig scrive: “Ecco il ritmo che sa chiudere il mondo in una goccia d’acqua.” Il libro, presentato in prima assoluta al festival di RomaPoesia 2007, è stato l’occasione per incontrare la Hartwig e realizzare in esclusiva questa intervista, la prima in Italia della grande scrittrice polacca.

L’intervista di Luigia Sorrentino
(Roma 27 settembre 2007)

Da quanti anni scrive poesie, Julia?
“Da molto tempo. Fin dal periodo della mia infanzia.”

Lei era già stata in Italia?
“Sono stata in Italia molte volte a partire dall’Università e poi più tardi sono tornata per conoscere meglio l’Italia. ”

Che effetto le fa venire nel nostro Paese in occasione dell’uscita della sua prima raccolta di poesie in lingua italiana?
“Sono molto contenta. Non mi aspettavo che una delle prime edizioni straniere venisse pubblicata proprio in Italia. In questo momento stanno preparando l’ edizione americana del mio libro, una raccolta di poesie presso l’editore Knoph. Ho questa duplice occasione e felicità di avere dei lettori da una parte e l’altra dell’oceano.” Continua a leggere

Osip Mandel’štam, “Quasi leggera morte”


RISVOLTO

«Chi potrà mai dirci da dove è arrivata fino a noi la divina armonia che chiamiamo “poesia di Mandel’štam”?» si chiedeva Anna Achmatova. Se lo chiederà anche il lettore di queste Ottave, un ciclo di liriche prodigiose nate in gran parte nel novembre 1933, e dunque quasi contemporaneamente al celebre epigramma contro Stalin, «il montanaro del Cremlino», dove parlavano la rabbia e l’orrore del suddito. Solo così, dopo aver pagato il tributo a un presente in cui il potere non si limita ad asservire, ma pretende anche di spiare nelle menti degli schiavi, Mandel’štam è libero di inoltrarsi nel non-tempo e non-spazio della lirica pura. In un’epoca che promette e celebra il «radioso futuro», le Ottave di Mandel’štam («poesie sulla conoscenza» le definiva) portano il lettore indietro, sempre più indietro, in un universo incorporeo, rarefatto, dove la creazione si sta ancora compiendo – e coincide con la nascita della parola poetica.

Quasi leggera morte
Ottave
A cura di Serena Vitale
Piccola Biblioteca Adelphi
2017, pp. 91

Alla Certosa di Padula Vanessa Beecroft

Vanessa Beecroft | vb74, 2014 | vb74.fs.pol.342 | Maxxi Museum, Roma, Italy ©Vanessa Beecroft 2017 | photo: Federico Spadoni

Venerdì 14 Luglio 2017, dalle 19 alle 22, negli spazi interni ed esterni della Certosa di San Lorenzo a Padula, avrà luogo la performance dell’artista Vanessa Beecroft, VB82.
All’interno della Certosa, nella sala del Refettorio, un lungo tavolo inclinato è al centro della stanza. I 13 personaggi maschili, tra cui alcuni abitanti del luogo, rimandano alla figura di Gesù: nudi, indossano soltanto un velo bianco. Hanno capelli e barbe lunghe e rappresentano il tradizionale Gesù bianco come raffigurato in film e dipinti.
La performance durerà due ore, subito dopo gli abitanti della cittadina nei pressi della Certosa saranno invitati ad una processione illuminata da torce in un percorso che li porterà all’interno della Certosa. All’entrata sarà dato ad ognuno un lungo vestito bianco da indossare e tutti saranno poi invitati ad occupare lo spazio del cortile principale. La performance sarà fotografata e filmata.

La Certosa di Padula è un monastero Certosino, il più grande d’Italia, situato nella città di Padula, nel Parco Nazionale del Cilento. Fondato il 27 Aprile del 1306 da Tommaso San Severino sul luogo nel quale sorgeva un antico monastero, è dedicato a San Lorenzo. La sua struttura architettonica vuole ispirarsi alla griglia di metallo sulla quale il Santo fu bruciato vivo.

Il progetto, che fa parte della mostra Il cammino delle Certose, è patrocinato dalla Regione Campania (Assessorato ai Beni Culturali e Turismo), con il supporto del MiBACT – Polo Museale della Campania – ed è prodotto da Art+Vibes in collaborazione con la Galleria Lia Rumma. Continua a leggere