Jolanda Insana, “Due volte sette sono le parole”

Jolanda Insana, Credits photo Dino Ignani

La plaquette inedita Due volte sette sono le parole (Le Farfalle, 2018) è una breve raccolta di testi, datati tra il 2002 e il 2005, composti da Jolanda Insana a margine del lavoro di traduzione sulle tragedie di Eschilo condotto in quegli anni.
Il ritrovamento di una nota autografa dell’autrice, riconducibile all’estate prima della sua scomparsa, destina il testo da lei stessa impaginato, alla pubblicazione presso la casa editrice dell’amico poeta Angelo Scandurra.
Nella raccolta si trovano alcuni frammenti tratti dalla traduzione di Insana delle poesie di Saffo, risalente al 1985 e pubblicata dalla casa editrice &stro. A chiudere, un’intervista inedita di Anna Mauceri, del 2003, incentrata sulla resa della voce nella poesia della Insana.
Intervallano i testi alcuni disegni di mano dell’autrice.
Il volumetto offre al lettore, cenni, tracce di una storia poetica di percorsi incrociati e evidenzia la ricerca e l’attraversamento di più linguaggi attuata dalla Insana per dar voce al pensiero e all’esperienza.
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Silvio Ramat, da “Corre voce”

Padova 07 giugno 2008 foto ©Michela Gobbi
Selezione cinquina Premio Campiello

NELLA CONCHIGLIA

Al tempo delle candele, dei lumi
a olio, della rara acqua corrente,
chissà se sarei stato io
pienamente:
viaggiare, amare e, all’occorrenza, scrivere
(in un poeta rimava con vivere),
guarire dalle subdole infezioni?

Oggi, chi fa il Camino di Santiago
trova l’antico, inventa l’emergenza.
Ago filo un ricambio, ed è fin troppo
corredo per quei sentieri divisi
dalle arterie che pulsano ai motori.
Nella conchiglia si sentono i cuori. Continua a leggere

Filippo Davoli, Da “Il viaggio di Poesia”

Filippo Davoli (foto d’archivio)

Per noi randagi piove sempre una notte
opportuna, un’occasione di scavi
nella memoria delle campagne,
una possibilità di voce. Le parole

escono da una stiva segreta
quando le stelle se le porta lo scirocco
e l’erba tumultua oltre il motore dell’auto.
Spegni dunque i tuoi fari, concedi

alla fronte uno spicchio d’aria lunare.
Che il mare qui è un oceano d’occhi che spiano,
un caldo fuori stagione che preme e chiama.
La carta trema tra le nostre mani, la debolezza

e spinge a un silenzio che è sguardo e fuoco
e luminosa è l’attesa.

 

Filippo Davoli, Poesie (1986-2016) Transeuropa Edizioni, 2018 Continua a leggere

Barbara Herzog, da “Se non nel silenzio”

Barbara Herzog (foto d’archivio)

Noël
non era stato quello il nome
dato dalla mamma
ma dopo i flutti
intoccati da Natale
era sembrato l’unico nome
giusto per lui

affidato allle braccia che spuntavano
dal salvagente
traghettato lungo la  morte
a terraferma incerta
solo

non saprà
l’ultimo respiro
la speranza prima di morire
morte non realizzata
accettabile più di quella vita
soltanto per lui

Poesia tratta da: “Se non nel silenzio“, L’arcolaio, 2015

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Milton e l’ira di Dio

Nota di Fabio Izzo

John Milton nacque a Londra nel 1608. In vita frequentò l’Università di Cambridge e, una volta abbandonati i suoi studi, si dedicò con passione alla lettura dei più famosi scrittori latini e inglesi, iniziando a scrivere poesie egli stesso. Quando re Carlo I fu ucciso, Milton divenne “Segretario latino per il Consiglio di Stato di Cromwell”. Purtroppo però, poco dopo, nel 1652, a causa dei suoi occhi deboli, provati da anni di letture a lume di candela, divenne cieco. Paradossalmente anche se vecchio, cieco, avendo visto il fallimento di tutte le sue speranze, cominciò qui il suo periodo più creativo, dove scrisse i suoi capolavori, tra cui il poema epico  Paradise Lost, pubblicato in una prima edizione di 10 volumi nel 1667, i cui diritti furono venduti per dieci sterline, e in una seconda edizione di 12 volumi nel 1674. Milton era un appassionato visitatore del nostro paese e profondo conoscitore, così nel 1655 scrisse Sul tardo massacro in Piemonte“, un sonetto ispirato alle Pasque Piemontesi, cioè al massacro dei valdesi in Piemonte da parte delle truppe di Carlo Emanuele II, duca di Savoia, nell’aprile del 1655. Le Pasque piemontesi sono le persecuzioni di cui furono vittima i valdesi delle cosiddette valli Valdesi, in special modo nell’anno 1655, ad opera dell’esercito del Ducato di Savoia. Le campagne militari, fermate poi da un movimento di opinione internazionale, a cui contribuì Milton stesso con il suo poema, portarono alla morte, secondo fonti valdesi, di 1712 persone, dando inizio alle guerre sabaudo- valdese. Continua a leggere