Opere Inedite
a cura di Luigia Sorrentino
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Rigore e passione: credo che siano questi gli elementi che rendono vivo un testo poetico. Rigore che deriva da tutta la tradizione del nostro passato; passione per il presente, per la vita da cui la poesia deve necessariamente discendere. Una vita fatta di immagini per lo più calamitate dalle parole: immagini che sono una parte essenziale del processo di comunicazione, come nel caso dell’arte. Immagini che possono essere chiare o un insieme non meglio precisato di figure, comunque tese a comporre l’ordito del senso. Rigore e passione avvicinano le immagini attraverso ritmo (o forse solo il timbro) sonoro, rendendoci forse più prossimi, almeno in parte, a quello che Sereni ci dice – a ragion veduta – essere «altrove, ma molto molto lontano da qui», dalla possibilità stessa di vedere e di rappresentare una visione coerente.
Se esiste, nella mia scrittura, una apparente disarticolazione, è per il fatto che nessun elemento ha una reale precedenza sugli altri, ma tutti si livellano e in qualche modo danno forma l’uno all’altro, finché l’impasto fonico-sintattico diventa tutt’uno con il pensiero della poesia. E poi il procedere per «minimi segni» (cito ancora il Sereni di La poesia è una passione?), per minimi accorgimenti, come se tutto quello che possiamo attrarre nel testo davvero vivesse di vita autonoma e servisse solo a procurare quei minutissimi shock che rompono la tenerezza apparente del suono.
Oltre a questo, dicevo, siamo eredi di tutta una tradizione. Una tradizione con la quale bisogna confrontarsi, intenzionati a fare esperienza delle grandi eredità consegnate da poeti diversissimi, il cui insegnamento va ben oltre la loro più o meno evidente realtà di modelli. Penso soprattutto a tre poeti a me molto cari: Sereni, appunto, Giovanni Giudici e Amelia Rosselli.
Da queste letture, qualche anno fa, è iniziato il lavoro che mi ha portato a questi testi e alla raccolta a cui sto lavorando, che reca il titolo provvisorio di Pronomi personali.
Marco Corsi
PRONOMI PERSONALI
c’è una capacità espansiva diversa
inversamente proporzionale rispetto al giorno
e alle norme della lingua che parliamo:
di me e di te, in questo preciso momento
proprio per questi parametri di luce
non tutto rimarrà visibile
non tutto avrà la sua parte di materia
ma cadrà, vedrai, cadrà in un tono municipale
oscurato dalle stesse questioni per cui sopra
e non avremo null’altro mutamento.
siamo arrivati ai mutamenti
piano piano, sempre più adagio
a mezzo di scuole e penetrazioni.
abbiamo peraltro dei caratteri utili
sommariamente imparentabili alle grammatiche
quanto alle fatiche, meno all’invisibile.
anche se vicinissimi conserviamo uno scarto
alludendo alla lingua comune
a tutti questi pronomi
soggettivi e personali.
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L’AMORE
ci siamo scambiati la saliva
e qualche volta i calzini
immergendoli nella tinozza
per provare la resistenza dell’acqua
nonché la forza delle nostre intenzioni
sulla stessa misura del piede
protratta e strettamente allungata
fino alla forma della memoria.
invero vogliamo gli esercizi
della cattività, della cattiva strada
segnati dalla penna blu
sui loro eccessi di gravità
come se andassero a fondo
i momenti mitocondriali
da cui ricaviamo energia
seguendo il ciclo di krebs
e le fasi di lune diverse.
non per questo porteremo godimento
e non per questo avremo sentimenti
simili in tutto alle mummie di tollund
addormentate nella loro espressione
sopra un tenero strato di muschio
più o meno dall’età del ferro
quando qualcuno rimase digiuno
la notte precedente
per diventare un fatto di cenere.
*
LE MADRI
a un tratto le meduse
hanno sentimenti leggeri
mentre io uguale a te
pressappoco ornata
sul filo della distorsione
attendo la prima comunione,
le mani tortili sui banchi
nei momenti di piena adorazione.
la pelle corta intorno ai semi
si perde asciutta e sana
come le nocciole sopra la credenza.
allora, mi scaglio contro di te
tagliando parte della tua presenza
alimentando la saturazione
mentre la foto scurisce
e non resta più traccia di me.
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da Pronomi personali di Marco Corsi [raccolta inedita]
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Marco Corsi ha conseguito in titolo di Dottore di Ricerca in Italianistica presso l’Università di Firenze nell’aprile 2013. Attualmente frequenta un master in editoria. Ha pubblicato alcuni saggi in rivista o atti di convegno dedicati principalmente alla poesia italiana contemporanea e una monografia sull’opera di Biancamaria Frabotta, I nodi violati del verso (Archetipo Libri 2010). Sue poesie sono apparse in raccolta ne L’inverno del geco (Gazebo 2011), e su alcune riviste tra cui: «Poeti e Poesia», «Semicerchio», «La casa dei doganieri», «L’area di Broca», e più recentemente «Nuovi Argomenti» (n. 64, 2013) e Quadernario. Almanacco di poesia, a cura di Maurizio Cucchi, Lietocolle, Faloppio 2013. È stato selezionato per il “XII Quaderno di poesia italiana contemporanea”, a cura di Franco Buffoni.