Vitaliano Trevisan, “Works”

Vitaliano Trevisan

Il lavoro come condanna e perdizione, il lavoro come cellula primordiale dell’organismo umano, il lavoro che marchia anima e corpo di un’intera vita.

Vitaliano Trevisan Works, 2016 Einaudi Stile libero Big, € 22,00
Con una scrittura originale come un classico pezzo di jazz, che ne ha fatto uno degli autori italiani piú importanti della sua generazione, in questo romanzo autobiografico Vitaliano Trevisan racconta il lavoro nel luogo in cui è una religione, il Nordest, dagli anni Settanta fino agli anni Zero. E attraverso questa lente scandaglia non solo le mutazioni del nostro Paese, ma la sua stessa vita: il fallimento dell’amore, i meccanismi di potere nascosti in qualunque relazione, la storia della propria e di ogni famiglia, che è sempre «una storia di soldi». Continua a leggere

Scrivere per amore 2017

L’AMORE IN 18 TITOLI. ALLA 22^ EDIZIONE DEL PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE SCRIVERE PER AMORE SONO IN GARA 18 AUTORI ITALIANI E INTERNAZIONALI

L’amore perduto e quello ritrovato, l’amore virtuale e quello carnale, l’amore assoluto, la passione, l’innamoramento e la follia, la meraviglia e il dolore, l’ironia e il disincanto, l’amore coniugale e il dramma familiare, l’amore erotico e quello sentimentale: per raccontare la forza e la complessità del legame amoroso, per dipanare i meccanismi e le sfumature di un sentimento che tutti viviamo a modo nostro nella vita, il Premio letterario internazionale Scrivere per Amore parte quest’anno da 18 titoli, 18 opere di narrativa edite in Italia che hanno per tema una storia d’amore.

I libri sono stati selezionati in vista della serata finale in programma il 21 ottobre 2017 al Teatro Nuovo di Verona, quando la Giuria, presieduta da Umberto Galimberti, decreterà il vincitore. Continua a leggere

Emilia Bersabea Cirillo

Risvolto
Sette storie che screditano il senso comune e destrutturano i canoni estetici per svelare le vicende di un corpo femminile destabilizzante e tremendamente attuale: metamorfico, siliconato, deforme, straziato, eterno luogo di attraversamenti, dispute, maternità dolorose, assenze. Sette storie che raccontano di chimere, real doll e donne fuori misura, fatte di carne, niture di plastica, innesti ferini, uteri dati in affitto. Così Emilia Bersabea Cirillo mostra che la vita vera eccede i codici del sapere e del potere, che nascere donna non è un fatto inequivocabile e che i soggetti davvero strabilianti appartengono sempre a un ordine impreciso. Perché il corpo femminile è imperfetto, morfologicamente dubbio, inquietante.

Dalla quarta di copertina

Ma lei sente che potrebbe trattarsi di ali, quando la schiena comincia a bruciare.
Le sente annunciarsi con un prurito violento, come se tentassero di sbucare dalle ossa facendosi spazio tra la massa muscolare. Ne avverte il frullo la sera, prima di addormentarsi, come un arpeggio lieve tra le scapole. E ne ha quasi la prova, quando si guarda allo specchio il mattino e porta le dita della mano su due piccolissimi avvallamenti seguiti da due bozzi. Continua a leggere

Stefania Portaccio, “Il padre di Cenerentola” e altre storie

Otto testi in prosa e cinque in versi rielaborano undici fiabe dei fratelli Grimm.
“Un nucleo di realismo fiducioso sta al cuore di questi testi dove l’irreale e il fantastico accadono, ed è una mistura potente”, scrive l’autrice.
Da questa mistura deriva una rilettura adulta che si fa scandaglio del vissuto e produce due forme di riscrittura: in prosa, dove si adotta un nuovo e diverso punto di vista, e in versi, dove la voce parla invece da un tempo posto dopo il lieto fine, da un’età che ha superato la soglia della possibile trasformazione.
Fiabe e ballate esprimono le due polarità del coraggio e del disincanto, in un alternarsi di prospettive che è la nota di fondo con cui entrambe si propongono al lettore come chiave per rivisitare la propria vicenda interiore.
Di corredo e in dialogo con i testi dodici disegni di Stefano Levi Della Torre.

Adele Desideri, “La figlia della memoria”

adeleDalla nota di Franco Loi

L’infanzia e l’adolescenza, risorgenti in noi durante l’intera vita come un sogno, sono la radice stessa dell’esistere. Spesso non si sa dove e come si siano nascoste, se mai ci siano state. Spesso ci richiamano, in un alternarsi di luce e buio significativi. È il tempo in cui intuiamo e pratichiamo l’essenza stessa di ogni cosa e ci nutriamo della gioia e dei più profondi dolori. È anche il tempo in cui ci si guarda e si riflette: ogni istante diventa uno specchio – nei rapporti con la natura, con le persone, col nostro corpo. Non c’è nessuno a cui riferire le nostre emozioni, le esperienze. Sentiamo che non saremo capiti. Abbiamo una precoce sensazione dell’inadeguatezza degli adulti, soprattutto nelle nostre esperienze più profonde. Scrive infatti Adele: «Come avrei potuto spiegare a mamma (…) che il mio corpo era diventato “i miei corpi”: uno sopra, come una nuvola, e uno sotto, immobilizzato?». È quello anche il tempo in cui si vedono i fantasmi, si sentono le voci, si prevede il domani. Continua a leggere