La Collana gialla, un nuovo sodalizio : Pordenonelegge e Samuele Editore

Gian Mario Villalta, Valentina Gasparet, Alberto Garlini, Curatori di Pordenonelegge – immagine adnKronos

Ritornano a settembre gli appuntamenti con le novità editoriale di pordenonelegge: la collana Gialla e la collana Gialla Oro, rinnovate in tutto, grazie alla nuova collaborazione con Samuele Editore.

Le Collane Gialla e Gialla Oro, progetto editoriale di pordenonelegge e Lietocolle che negli anni si è consolidato ottenendo attenzione e consenso, rilancia con profonda convinzione la propria idea di cultura e poesia all’interno della nuova collaborazione con Samuele Editore. Il progetto della Gialla ha per anni accolto voci di autori già conosciuti da chi segue la vicenda attuale della poesia, considerandoli testimoni del panorama nazionale. Il progetto della Gialla Oro ha invece proposto opere di autori che avevano già trovato riconoscimento e che in questa Collana hanno confermato il loro desiderio di dialogo e condivisione.

Un’amplificazione della vocazione coltivata da pordenonelegge nel corso di numerosi anni: il dialogo, l’incontro, la ricerca di quella condivisione come vero luogo della parola e vera distanza, che sempre di nuovo si azzera e si ricompone, tra il poeta e il lettore. Condividendo il progetto pordenonelegge e Samuele Editore aprono una nuova stagione, fiduciosi nell’energia di un nuovo inizio. Un nuovo dialogo, un nuovo fare, nella
traccia di un percorso assodato che si incammina verso una nuova avventura in poesia. Continua a leggere

Jacopo Curi vince il Premio giuria di qualità del concorso #assagidiversi

Jacopo Curi /credits ph Giandomenico Papa

Notte preistorica, superficie stagnante.
Un nodo si scioglie, il semaforo lampeggia
la terra completa un giro. Quanto pesa
adesso un pensiero, quanto fa rumore
un rumore improvviso.

Non sapevamo che avremmo dimenticato
che tutto sarebbe divenuto inaccessibile.
Almeno si può scegliere di non rimuovere
i contorni di una somiglianza, le frenate
del sangue: quando da piccoli giocavamo
a nascondino accucciati dietro un muretto,
quando c’eravamo nello stesso luogo
puntuali ogni mattina, quando dicevi
mai e per sempre ciò che non è stato.

Nessun ricordo sostiene la nitidezza
di una vista di tetti rossi, realmente rossi
di colline verdi, realmente verdi
ma c’è un più occulto vedere
di cui soli si è i testimoni:
l’aver visto, il voler vedere ancora.

(Inedito)

NOTA DI MATTEO BIANCHI

Talvolta, mentre camminiamo per la strada e lasciamo che i pensieri fluiscano insieme a chi abbiamo intorno, ci sembra quasi di riconoscere chi incrociamo, come se tutti avessero in fondo qualche tratto in comune con chi abbiamo vissuto in passato, come se l’innocenza dell’infanzia ci legittimasse per un istante a dire «mai e per sempre ciò che non è stato». Che si tratti di tempo sopra altro tempo, di strati di pelle, di lineamenti a noi cari che si siano sovrapposti ad altri lineamenti – ribadiva Cortázar – o alle «frenate del sangue» che ci accomunano irrimediabilmente, poco importa. Nessun ricordo vale un minuto del presente, né può eguagliarne la nitidezza in nessun modo, ma senza l’intensità del significante, senza il peso del corpo, non riusciremmo a trattenere la profondità del significato.

Le strofe alte e notturne di Jacopo Curi si sono aggiudicate il Premio della giuria di qualità al concorso #assaggidiversi, in occasione della quinta edizione del Festival “Piombino in Arte”. Premio che Michele Paoletti, presidente dell’associazione “Assaggialibri”, consegnerà al poeta marchigiano stasera, venerdì 23 luglio, alle 21, sul palco dei giardini ex Pro Patria.

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Emanuele Trevi vince il Premio Strega

Emanuele Trevi vincitore del Premio Strega 2021.

NOTA  DI LUIGIA SORRENTINO

Con il romanzo “Due vite” Neri Pozza Editore Emanuele Trevi nato nel 1964, vince l’edizione 2021 del Premio Strega e per la prima volta nella storia del premio lascia sul sagrato del Ninfeo di Villa Giulia le grandi major dell’editoria italiana.

Il romanzo è il racconto di un’amicizia – tema centrale in molti libri di Trevi – fra tre giovani scrittori: Emanuele Trevi,  Pia Pera (1956-2016) e Rocco Carbone (1962-2008). Il titolo  mette in luce la vita dei due scrittori italiani scomparsi prematuramente, ma anche – lo dichiara lo stesso Trevi, il romanzo racconta la storia delle nostre due vite, “entrambe  destinate a finire: la prima è la vita fisica, fatta di sangue e respiro, la seconda è quella che si svolge nella mente di chi ci ha voluto bene”.

In Due vite Emanuele Trevi si immerge nelle due opposte personalità: quella di Rocco Carbone, per natura incline a infliggere colpi piuttosto che a riceverli, e quella di Pia Pera, persona sensibile, che negli anni della malattia si trasforma in un’eroina che si prepara alla morte.

Emanuele Trevi sta nel mezzo, nel  racconto delle due vite c’è lo scrittore, la sua commovente consapevolezza che gli amici sono anche rappresentazioni delle epoche della nostra vita,  vita “che attraversiamo come navigando in un arcipelago dove arriviamo a doppiare promontori che ci sembrano lontanissimi, rimanendo sempre più soli“.

“Dedico il Premio a mia madre che è mancata durante questo periodo infernale della storia umana che si sarebbe divertita a vedermi in televisione. E poi a un amico, Lorenzo Capellini che è in un momento di difficoltà e mi è stato vicino fino a qualche giorno fa, nel pieno di questa avventura” ha detto Emanuele Trevi. Continua a leggere

La poetessa uruguaiana Ida Vitale

Ida Vitale

OBLIGACIONES DIARIAS

Acuérdate del pan,
no olvides aquella cera oscura
que hay que tender en las maderas,
ni la canela guarneciente,
ni otras especias necesarias.
Corre, corrige, vela,
verifi ca cada rito doméstico.
Atenida a la sal, a la miel,
a la harina, al vino inútil,
pisa sin más la inclinación ociosa,
la ardiente grita de tu cuerpo.
Pasa, por esta misma aguja enhebradora,
tarde tras tarde,
entre una tela y otra,
el agridulce sueño,
las porciones de cielo destrozado.
Y que siempre entre manos un ovillo
interminablemente se devane
como en las vueltas de otro laberinto.
Pero no pienses,
no procures,
teje.
De poco vale hacer memoria,
buscar favor entre los mitos.
Ariadna eres sin rescate
y sin constelación que te corone

IMPEGNI D’OGNI GIORNO

Ricordati del pane,
non ti scordare quella cera bruna
che si deve spalmare sopra il legno,
né la cannella per guarnire,
né le altre spezie necessarie.
Corri, aggiusta, veglia,
verifi ca ogni rito della casa.
D’accordo con il sale, il miele,
con la farina, il vino inutile,
cedi senz’altro al tuo talento ozioso,
allo strepito ardente del tuo corpo.
Passa, per questo stesso ago da cucire,
una sera via l’altra,
tra l’una e l’altra tela,
il tuo agrodolce sogno,
le porzioni di cielo danneggiato.
E sempre in mano tua un gomitolo
senza mai smettere si avvolga
come nei giri d’altro labirinto.
Ma non pensare,
non sforzarti,
tessi.
A poco vale ricordare,
cercare appoggio dentro i miti.
Arianna tu non hai riscatto
né una costellazione per corona.

TODO ES VÍSPERA

Todo es víspera.
Todo sueña un renuevo
y mueve el corazón a defenderse
de los derrumbaderos.
Cada uno en su noche
esperanzado pide
el despertar, el aire,
una luz seminaria,
algo donde no muera.
Algo inviolado, exacto, fehaciente,
para afrentar la sombra,
un puro manantial,
raíz de agua, algo
como esa jarra tuya, Isabel,
donde acaso
hay claridad humana,
amor con su poder resplandeciente,
más misterioso que la sombra misma.

TUTTO È VIGILIA

Tutto è vigilia.
Tutto sogna un rinnovo
e muove il cuore a tenersi lontani
dai precipizi.
Nella sua notte ognuno
speranzoso chiede
il risveglio, l’aria,
una luce semenza,
qualcosa in cui non muoia.
Qualcosa d’intatto, esatto, affi dabile,
per aff rontare l’ombra,
una pura sorgiva,
vena d’acqua, qualcosa
come quella caraff a tua, Isabel,
dove forse
c’è chiarità umana,
amore e il suo potere risplendente,
più misterioso della stessa ombra. Continua a leggere

“Astolfo sulla luna”, omaggio a Ariosto


ALLA RICERCA DEL SENNO DI ORLANDO

Moni Ovadia legge Roberto Pazzi da Un giorno senza sera
Roberto Pazzi legge dall’Orlando furioso di Ludovico Ariosto

di Matteo Bianchi

Rileggere il passato per affrancarsi dal presente e non subire gli umori della mondanità. Il nostro patrimonio letterario lo testimonia nonostante il corso impietoso del tempo; perciò la ricerca del senno perduto, seguendo l’ippogrifo di Astolfo fin sulla luna, è diventata una questione urgente per Roberto Pazzi: ogni giorno assistiamo allo spettacolo dell’insensatezza attraverso la mistificazione linguistica di tante cose che non contano, ma che sono spacciate mediaticamente per indispensabili, così la ludopatia, l’ubriacatura per il pallone. Una sproporzione d’importanza che l’eroismo del piede ha rispetto a quello della mente e che nulla ha a che fare con il Goal di sabiana memoria.

Roberto Pazzi

Giovedì 24 giugno, dopo l’inaugurazione nel cortile del Castello Estense della mostra “Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori”, organizzata da Ferrara Arte, alle 21.30  Roberto Pazzi e Moni Ovadia dialogheranno in versi accompagnati dal suggestivo spettacolo di videomapping proiettato sulla torre di San Paolo con musiche di Arvo Pärt e Gesualdo da Venosa. Se il direttore del Teatro Comunale “Abbado” comincerà leggendo le poesie dello scrittore ferrarese tratte dall’antologia Un giorno senza sera (La nave di Teseo), Pazzi risponderà attingendo direttamente dall’Orlando furioso.

«Recitare dall’apice del cuore di Ferrara è un sogno che custodisco da anni, dal 31 luglio 1981 – esordisce Pazzi – quando Carmelo Bene interpretò Dante dalla Torre degli Asinelli per commemorare il primo anniversario della strage fascista alla stazione di Bologna. Il canto dantesco volò nell’aria calda di quell’estate e raggiunse più di centomila persone, che ascoltavano là sotto. Ferrara vanta uno dei maggiori poeti del mondo, Ludovico Ariosto, e portare la sua visione in cima alla nostra città mi è sembrato doveroso».

In una notte di plenilunio sarà emozionante ascoltare i passi del poema nel luogo dove fu concepito e letto a Ippolito d’Este, cui è dedicato, che ascoltati i primi canti pare avesse commentato: «Messer Lodovico, dove siete andato a trovare tante corbellerie?».

Al centro della lettura di Pazzi saranno le ottave sulla follia di Orlando (100-136) del canto XXIII, e quelle del volo di Astolfo sulla luna (ottave 70-91) del canto XXXIV.

«Rimane l’attualità eterna di queste pagine – aggiunge – che sanno sorridere di tante vanità umane, “dell’ozio lungo d’uomini ignoranti”, delle bugie degli amanti, della fama scambiata per la gloria, dell’insipienza umana alla costante ricerca di beni effimeri, che si mostrano ingannevoli, ma con un tono di infinita comprensione della dissennatezza, e che non giudica, ma compatisce. Abbiamo bisogno di autori nelle cui parole si riscopra ancora oggi la gioia dei sensi e il gioco del caso, che non divulghino solo una concezione trascendente della realtà».

Geni come Ariosto, Boccaccio, Mozart e Rossini sono tra i pochi che abbiano espresso nelle loro opere, nella letteratura o nella musica, la gioia di vivere libera dall’ombra della morte, persuasa che l’esistenza abbia in sé il suo valore e il suo limite. D’altronde, la scelta di un poeta rinascimentale nel momento di un sospirato ritorno alla normalità dopo le continue quarantene vuole anche essere un saluto alla vita che rinasce.

Moni Ovadia

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