“Diamo una casa a Valentino Zeichen”. E’ l’appello di amici, poeti, intellettuali e artisti: “Diamo una casa al più grande cantore della romanità”

zeichen_valentino_zeichen_roma_6_1Valentino Zeichen alle 7.30 di domenica 17 aprile 2016, è stato colpito da un ictus con emorragia cerebrale dopo essere uscito dalla casa nella quale vive, una baracca sulla Via Flaminia. Subito soccorso, il poeta ancora in grado di parlare, facendosi un’auto-diagnosi ha detto: “Sto avendo un ictus…” Trasportato d’urgenza all’Ospedale San Pietro di Roma è stato poi trasferito al San Camillo, dove tutt’ora si trova, in attesa di essere dimesso dal medico e trovare accoglienza, per la riabilitazione, al Santa Lucia, sull’Ardeatina. Le condizioni di salute di Valentino Zeichen sembrano migliorare, tanto che, riferisce la figlia Marta, Valentino avrebbe ricominciato ad articolare nitidamente alcune parole. Un buon segno, ma le sue condizioni fisiche restano gravi.

“La cosa più importante ora” – chiede la comunità degli artisti, amici poeti e intellettuali – “è che l’amministrazione comunale metta a disposizione del poeta Valentino Zeichen una dimora accogliente in grado di soddisfare le sue attuali esigenze.”

L’appello dunque, si rivolge a tutti i lettori di “Poesia, di Luigia Sorrentino”. Fate girare questo post. Continua a leggere

Un murale contro la violenza sulle donne

muralesdi Maria Dilucia

A Milano, in via Ciccotti, è stato creato il Murale “RIFIUTA LA VIOLENZA”, progetto fortemente voluto da Antonella Addea e Maria Dilucia dell’associazione Il Teatro delle Donne e Vanessa Senesi, Presidente Commissione Cultura con il Consiglio Zona 9, un simbolo contro la violenza sulle donne. Continua a leggere

Jean-Pierre Orban , “Vera”

vera_premio_libro_europeoANTEPRIMA

Esce oggi in Italia il romanzo “Vera”, di Jean-Pierre Orban (Gremese Editore, 2016) vincitore del Premio libro europeo 2015. La traduzione italiana è di Micol Bertolazzi.
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Il libro sarà presentato alla Feltrinelli di Via Appia, a Roma, l’11 Maggio 2016. Sarà presente l’autore e interverrà Erri De Luca.

“Quella sera a Parigi, o il giorno dopo, non so, tutti forziamo la verità, sì, tutti mentiamo, ho cominciato a scrivere.”

Conversazione con Jean-Pierre Orban
di Silvia Guzzi

«Collar the lot – Acciuffateli tutti », queste parole pronunciate da Winston Churchill sono in qualche modo il punto di partenza del suo racconto ai quali fanno eco gli inni mussoliniani che hanno inaugurato il mito degli “Italiani all’estero”. Il percorso della protagonista, Vera, figlia di immigrati italiani a Londra all’epoca della Seconda Guerra Mondiale e all’indomani di questa, è una lenta traversata alla ricerca di radici e di una identità.
Perché ha scelto quel periodo storico? In quale misura le è caro?

Il legame è innanzitutto familiare. I miei nonni sono emigrati negli anni venti in Belgio, dalla Romagna. Ho trascorso parte della mia infanzia in Africa e sono anche vissuto, in Belgio, nella periferia operaia di Liegi dove ho visto la vita della comunità italiana e i suoi comportamenti (e la volontà ad integrarsi, o addirittura assimilarsi al nuovo paese), le sue lingue, la sua “missione” cattolica gestita da preti e religiose venuti direttamente dall’Italia. In Africa vedevo i missionari belgi evangelizzare gli Africani, in Belgio vedevo i “missionari” italiani sostenere la fede “italiana” degli immigrati. Continua a leggere

Intervista a Franco Buffoni, “Avrei fatto la fine di Turing”

Franco BuffoniIntervista di Luigia Sorrentino a Franco Buffoni (Nella foto di Dino Ignani)

“Avrei fatto la fine di Turing” (Donzelli, 2015) arriva poco dopo l’uscita di “Jucci” (Mondadori, 2014) vincitore prima del Premio Poesia città di Fiumicino, del  Premio Viareggio-Repaci per la Poesia e poi del Premio Castello di Villalta per la Poesia nel 2015.  La narrazione di Franco Buffoni si concentra sull’elemento della genitorialità vissuta con estrema difficoltà dal punto di vista famigliare e sociale.  In questo libro il lettore si troverà di fronte a una condizione umana privata che aggancia contemporaneità e memoria diventando testimonianza.

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Angèle Paoli, “Les Feuillets de la Minotaure”

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Intervista a Angèle Paoli
di Luigia Sorrentino

(“Ritratti di Poesia 2016
 Tempio di Adriano
Roma, 5 febbraio 2016)

Les Feuillets de la Minotaure è un testo poetico dalla struttura aperta che vive anche in un passato mitico e mediterraneo e allo stesso tempo è intensamente attuale attraverso la voce di Minoa che confessa le sue incertezze, i suoi dubbi, le sue perplessità nei confronti della vita e dell’amore. Ma l’opera di Angèle Paoli, è anche una riflessione sulla scrittura stessa. Per esplorare il mondo interiore sul quale essa si fonda e sul quale si apre il dibattito poetico, la narratrice sceglie diversi modi di scrittura e toni differenti.
L’insieme epistolare è intercalato da brevi poemi il cui timbro è saggiamente erotico e interrotto da un epistolario breve ricco di “un sentimento d’amore” che rimanda alle tematiche del Diciottesimo secolo. La seconda parte del libro, “Giorni e notti di Minoa” è composta di elementi onirici poetici combinati alla prosa. La terza parte, intitolata “Piccole fantasie di Minoa”, si compone di brevi testi poetici che hanno la funzione di un intermezzo ludico, ironico. Il Canto finale, “Brame di Minoa”, conclude mirabilmente un’opera fortemente lirica, intensa e polifonica che ci spinge a una riflessione profonda sulla condizione umana attraverso le molteplici modalità di espressione messe in campo dall’autrice.

Angèle Paoli nel titolo del suo libro “Les Feuillets de la Minotaure” “ (“I foglietti della Minotaura”), lei dà un’identità femminile al Minotauro.
Perché questo personaggio mitologico e mostruoso che sappiamo, si innamora della bella Arianna e viene ucciso da Teseo, diventa un personaggio femminile in questo suo libro?

“Il Minotauro è un personaggio estremamente affascinante e a cui mi sento molto vicina. Prima di tutto, per il luogo in cui vivo, in questa isola così singolare del Mediterraneo. Chi parla del Mediterraneo, parla anche dei suoi miti, delle sue antiche radici mitologiche. Il paradosso è che la Corsica non è Creta e che la mitologia lì non è molto presente. Oppure capita anche che si riesca ad avvertire questa presenza come è accaduto a me, non attraverso delle storie, ma grazie alla durezza della natura che mi circonda. Dunque questo mondo mitologico io l’ho inventato e creato da zero, perché è mio e fa parte di me. Continua a leggere