Rosa Riggio, “Il peso della neve”

il-peso-della-neve-367098Dal risvolto di copertina di Piero G. Arcangeli

Nulla è più presente dell’assenza del padre: nella forma del bianco che travolge a slavina. È pensum, il pensiero, che il lavoro poietico sottrae alla gravità, al rigore dell’identico: alleggerisce e rifrange. Il verso rimane in bilico sulla carta fra respiro e sgomento, fra il vapore della parola e il silenzio agghiacciante; fra la precarietà del segno e quella del sogno. Equilibrio prezioso, da rinnovare ogni volta.

Il peso della neve si legge ad arco: i singoli momenti/segmenti, fragmenti di un’unica domanda (Frage, nella lingua di Rilke) vanno a comporre come grani il rosario laico che Rosa recita per sé: visione senza condivisione. Poi viene l’ascolto, ritmo profondo e incalzante: l’ascolto di sé, della moltitudine in sé, in grazia del quale il domandare muta in rimando, prende colore, accetta il rischio della relazione, di incontrare – muovendo da sé – un sé estraneo: rivelare è perdere. E come si capovolge il tempo? Il tempo giusto sembrerebbe quello passato, se si potesse tenere insieme il non più con il mai stato. E non c’è verità di traverso che tenga: all’angolo, fra il tempo del Padre e quello dello Spirito, la figlia inventa una via di fuga: Notre-Dame è un battello. Continua a leggere

Alda Merini, “Furibonda cresce la notte”

 

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Il libro, con l’introduzione di Silvano Trevisani,  raccoglie poesie e lettere inedite di Alda Merini che risalgono agli anni Ottanta, periodo considerato tra i più creativi per la poetessa, in cui il rigore formale si coniuga in piena adesione ad una maturità espressiva già attraversata da esperienze gravi e dolorose, distillate nei componimenti fino a conseguire una significanza universale. Continua a leggere

Jean-Charles Vegliante, “Pensiero del niente”

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Dalla Prefazione di Maurizio Cucchi

Nel 2004 Giovanni Raboni traduceva per Einaudi un primo libro importante di Jean-Charles Vegliante “Nel lutto della luce” e definiva l’autore “un poeta che viene da una grande tradizione come quella francese, ma anche, contemporaneamente, da una Continua a leggere

Paolo Di Paolo, “Tempo senza scelte”

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Un uomo «sempre presente a se stesso, sempre domatore, che non s’arresta di fronte a nulla», capace di agire con coscienza e di non arrendersi alle allucinazioni collettive. A questo tipo morale si riferiva il «giovane prodigioso» Piero Gobetti, in lotta con il suo tempo. Per esplorare lo spazio della scelta, del dubbio etico, della costruzione di sé come individui, questo libro interroga storie di esseri umani di fronte a un bivio. Giovani temerari nella realtà e nel mito, figure della filosofia e della grande letteratura alle prese con decisioni radicali, estremiste, e soprattutto durevoli. Dagli interrogativi di Kierkegaard al «no» perentorio di un personaggio di Melville, da un Benjamin pressato dall’orologio della Storia a un Calvino in cerca di una strada coerente, il corpo a corpo con la propria identità appare senza uscita. E oggi? L’identità «allargata» e «aggiornabile» si traduce in un desiderio di vivere su piú fronti insieme, perché scegliere davvero comporterebbe rischi e rinunce. Ma forse in ogni tempo c’è una via piú difficile e impervia, per arrivare a essere, come voleva Gobetti, «sé stessi dappertutto».

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Paolo Di Paolo (1983) è autore dei romanzi Dove eravate tutti (2011, Premio Mondello), Mandami tanta vita (2013, finalista al Premio Strega, vincitore del Premio Salerno Libro d’Europa e del Premio Fiesole) e Una storia quasi solo d’amore (2016). Per Einaudi ha pubblicato Tempo senza scelte (Vele, 2016).