Luigi Ballerini, “Poesie, 1972-2015”

luigi_balleriniDa eccetera. E, la raccolta d’esordio (1972), fino a Se il tempo è matto (2010), questo volume – curato da Beppe Cavatorta – racchiude l’intera opera di Luigi Ballerini finora pubblicata: le raccolte Che figurato muore (1988), Che oror l’orient (1991), Il terzo gode (1994), Stracci shakespeariani (1996), Uno monta la luna (2001) e il poemetto Cefalonia (2005). Si dà così conto di un universo poetico che ha nel linguaggio uno dei suoi centri nevralgici: lungo quarant’anni di poesia Ballerini si è dimostrato fedele a un progetto di ricerca che comporta sempre nuove partenze; un perpetuo viaggiare tra tempeste e bonacce ben sapendo di non poter mai approdare a un porto sicuro. Una sfida, necessaria alla sussistenza stessa della poesia, che da una prima fase di “apprendistato”, nella quale Ballerini ha iniziato a costruire il proprio armamentario imparando dalla lezione gaddiana a desclerotizzare la parola, è passata per una breve ma fondamentale fase “oracolare” fondata sull’intuizione che le vibrazioni della lingua permettono di accedere a una conoscenza nuova, per giungere infine a una fase “ragionante”, caratterizzata da un dettato discorsivo in cui la quotidianità, le responsabilità della consapevolezza, i tradimenti della storia parlano con la voce di una stravolta saggezza popolare. Una fase che, come dimostra il nucleo di recentissimi testi che chiudono la sezione “Poesie extravaganti“, prosegue ancora oggi in un’inalterata necessità di sperimentare e di esplorare sempre nuove possibilità del linguaggio poetico.

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Cinzia Marulli, “Percorsi”

cinzia_marulli_2Cinzia Marulli o la sfericità dell’essere

C’è leggerezza nelle poesie di Cinzia Marulli, non quella delle parole, ma del vento, delle nuvole, della nebbia. Ciò apre il cammino alla chiarezza. Al biancore. Sgretola l’oscurità, la rinchiude nell’ombra. Invita al viaggio. Ci mette in cammino sul sentiero. E riabilita, non la strada percorsa, ma, dopo di essa, il ritorno. Mi viene da pensare al poeta Piere Joris quando scrive “se ritorni, riporta il cammino con te”. Questo è un libro del ritorno, dunque, del ritorno eterno, Ma verso dove? Verso che cosa? Verso chi?
La poesia, secondo definizione, quasi, pone delle domande. E, soprattutto, è circolare. Su qualsiasi punto della sua circonferenza, essa è unita a un centro che non abbandona mai, poiché dimenticarlo sarebbe come dimenticare se stessa, divenire sciame di parole nell’eclissi delle nuvole. Queste poesie, questi “Percorsi” sono come aquiloni. Volano, si avvicinano alle nuvole, ma nessuna mano le abbandona. Ed è così, la mano del poeta, distribuisce i fili dal centro dell’esistenza. Il labirinto è lì, ma Icaro è lontano. Il poeta ha appreso la lezione della cera. Continua a leggere

“La sumera”, di Valentino Zeichen. Il libro era in corsa al Premio Strega 2016

la-sumera-light-673x1024Tutto il carattere di Zeichen emerge da “La sumera”, Fazi Editore, 2016, l’ultimo libro pubblicato dal poeta, candidato al Premio Strega, ma poi escluso dalla selezione finale. Valentino Zeichen, un artista votato al “mestiere” di scrittore, un uomo dalla personalità, allegra, vitale, scanzonata e ironica.  Certo, averebbe fatto piacere a Valentino concorrere alla finale del Premio, e forse il libro lo meritava.

(Luigia Sorrentino)
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Vivian Lamarque, “Madre d’inverno”

madre_invernoVivian Lamarque possiede una rarissima dote: quella di rendere lievi e trasparenti i temi e gli strappi dell’emozione più complessi e profondi. E di comunicarne le tracce e gli esiti con la grazia sottile della sua impeccabile ‘petite musique’. Ne aveva dato prove nelle opere precedenti e lo conferma in questo nuovo libro, dove già dal titolo, “Madre d’inverno”, indica il percorso centrale di una raccolta che riesce comunque a svilupparsi in varie direzioni. L’idea e la figura materna, dunque, vissuta nel trauma originario – accettato con sapienza eppure inguaribile, nel paradosso e nel dolore – della sua doppia immagine, quella della madre biologica e quella della madre adottiva. In uno scenario aperto e sofferto, fitto di elementi di una concretissima realtà quotidiana, dove si intessono frammenti di dialogo e schegge di parlato, si passa da una iniziale sequenza ospedaliera a una serie di versi in cui si realizza una sorta di postumo colloquio con la figura materna. Continua a leggere

Gandolfo Cascio, ” Un’idea di letteratura nella «Commedia» “

 

Gandolfo Cascio, nella foto di Dino Ignani

Gandolfo Cascio, nella foto di Dino Ignani

di Roberto Talamo

In un libro sulla Divina Commedia, il valore dei numeri non può essere affidato al caso: Cascio affida ai sei capitoli del suo «volumetto» (così nell’Avvertenza al lettore) la sua «esperienza» di lettura del poema dantesco e il numero fa pensare alle Sei passeggiate nei boschi narrativi (la collana si chiama «Camminando con Dante» e, in copertina, Stazio, Virgilio e Dante deambulano nella bella illustrazione lineare di John Flaxman) e, ancora più, richiama i Six Memos for the Next Millennium, entrambi pensati per le sei lezioni delle Norton Lectures (e Charles Eliot Norton fu anche traduttore di Dante). Continua a leggere