Giuliano Ladolfi, “Attestato”

 

cop (1)Dal risvolto di copertina

La raccolta di Giuliano Ladolfi decifra il travaglio della contemporaneità mediante la specola della parola, smarrita in un divorzio con la realtà, iniziato a fine Ottocento e sofferto nel Novecento nelle conseguenze provocate dalle ideologie, che hanno trasferito il baratro dal settore artistico a quello politico.

La prima parte è dedicata alla fine della società contadina: l’io narrante avverte la difficoltà di lasciare il mondo degli avi, per superare il torrente, la barriera del paese-universo. La città, l’ambiente in cui vive l’interlocutore, si trova già immersa nei nuovi valori: le lotte politiche, i viaggi, la carriera, la tecnologia.

Nella seconda parte l’autore vuole esplorare la città. Il dialogo diventa più serrato ed entra un figlio di vent’anni che vive nella società globalizzata. Continua a leggere

Fausto Gianfreda “Parzival, il puro folle e il Graal”

 

parzival_coverINTRODUZIONE
di Fausto Gianfreda

“[…] noi cristiani insistiamo nella proposta di riconoscere l’altro, di sanare le ferite […]”.

Papa Francesco

 La mia meditazione sulla storia dell’ingenuo folle del Graal data ormai da quasi trent’anni. Si è nutrita di letture sempre più accurate, ogni volta inducendo a frequentazione più seria delle fonti. Ogni nuova interpretazione della storia mi rimandava, infatti, alla necessità di tornare ai racconti originari: primo fra tutti – in ordine cronologico ed assiologico insieme – il Perceval di Chrétien de Troyes.

La meditazione continua tuttora. Ne è prova questo ultimo tentativo di dire il mio sempre più grande interesse: attraverso una riesposizione in versi della storia. Penso che l’assimilazione diventi matura solo quando si avverte il bisogno di narrare ad altri il contenuto con parole proprie. Allora la storia ci è entrata dentro: quando colori e suoni del dire sono tessuto che noi stessi provvediamo alla tradizione della trasmissione. Continua a leggere

Ivano Cogo, “Canzoniere del dono”

Ivano-Cogo-Canzoniere-del-dono-copertina-piatta-195x280Nota di Nadia Agustoni

“Rappezzo risposte” così Ivano Cogo sembra proporsi, con tono di sconforto, nella poesia che apre la sua nuova raccolta “Canzoniere del dono”, (LietoColle 2014). Lo sconforto è solo apparente, il groviglio della vita non impedisce il canto, la voce è sicura, attenta a cogliere il molteplice per fare di ogni evento, sia pure minimo, un’occasione non solo di poesia, ma di profonda, sapiente intelligenza, nonché condivisione. Non a caso alla fine Cogo ringrazia diverse persone dicendoci che sono le stesse presenti in questi suoi versi; gente comune il cui segno è lo spartiacque tra l’essere partecipi e il mancare. Si comprende allora la spinta positiva di questi testi e anche il pensiero dell’autore che si muove sul fare concreto, lontano da ogni decadenza o da assurdi giochi esistenziali.  

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Sulla poesia di Michael Schmidt

 

michael-schmidt

Dio e il giardino come fatti incarnati

di Chiara De Luca

“Chi gettò la radice d’ogni cosa tanto a fondo / che nulla vola via di quel che nominiamo? / Perché possiamo ridere e poi subito piangere / e dare un nome al ridere e alle lacrime? / Qual è la malattia che ci oscura gli occhi? / – Siamo umani perché siamo soli: // tocchiamo e parliamo, ma il silenzio segue / le parole come un’ombra, la mano si ritrae.” Continua a leggere

Michele Hide, “Il baule di Zollikön”

michele_hideE’ uscita con Stampa 2009, l’opera prima di Michele Hide, Il baule di Zollikön, “un esordio assolutoscrive Maurizio Cucchi nella prefazione, “per la maturità espressiva e per l’energia dl linguaggio che attraversa e sostiene una serie di testi che vengono a costituire per più che una prova o una plaquette, ma un vero e proprio libro, la cui fisionomia risulta già molto netta. […]

Michel Hide introduce nei suoi testi paesaggi, personaggi, residui mnestici, che si sono accumulati nel tempo in un vasto depsito forse ancora in gran parte da visitare. Come quel baule del quartiere di Zurigo, appunto Zollikön, con il quale il poeta intitola il suo primo libro. […]
Da un testo all’altro, inoltre, Hide, riesce a muoversi attraverso ritmi e forme diverse, sperimentando, volta a volta, i toni e i registri che più si addicono a ogni specifica situazione, passando così dal verso breve e scandito, a quello più ampio e materico fino a veri e propri brevi passaggi in prosa. Ed è anche in queste capacità di variazione stilistica è un altro segno positivo di una maturità già sorprendentemente acquisita con l’esordio.” Continua a leggere