Alperoli/ Bertoni/ Rentocchini, “Come cani alla catena”

dall’introduzione di Marco Santagata

Rieccoli, eccoli di nuovo qui i tre poeti di Recordare. E però, quanto mutati da quelli! Per sei anni – tanti ne sono passati da quella raccolta – ciascuno dei tre ha seguito la sua stella lungo una rotta che non solo lo allontanava dal porto di partenza ma che anche lo divideva sempre più da quella degli altri due. E così, adesso, il loro ritrovarsi in uno stesso porto a tutta prima ha un po’ l’aria di un appuntamento al quale si è voluto mantenere fede, diciamo, un debito pagato all’amicizia, un modo per non perdersi di vista. Tuttavia si sa che le prime impressioni sono quasi sempre ingannevoli. Continua a leggere

Stefano Raimondi, “Il cane di Giacometti”

Stefano Raimondi

 

ESTRATTI

Non ci sono pietà che tengano, né colpi furibondi
che risparmiano. Non ci sono luoghi dove vedersi
interi, senza vertebre, né femori che sappiamo
spiegarci, raccontarci. Lasciami tutto su questo
tavolo di marmo. Fallo come se ogni cosa restasse
senza contrabbando, né furia, come se fossero
queste, le sole parole tolte dalla fame. Lasciami tutto
qui vicino, tu che non hai più lo stesso profilo, che
innesti e togli i vuoti nella casa: quelli che fanno
stare dove non c’è che questo respirarci vicini come
tane.
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L’ottavo giorno della settimana

Scheda nulla il tuo volto che sfuma,
un dolore da soma
fuso con la schiena, fatto carne
nella carne, figlio che cambia la scapola
cambia il passo, la zoppìa
che precede il freddo,
un antico segno, un proverbio per il maltempo;
così il tuo mancare all’orecchio
al collo
alla bocca
chiama l’autunno della foglia;
svestendomi ne ritrovo una
la raccolgo,
anche per oggi ti ripongo
non mi oppongo a questa sintesi,
alla sbilancia di istanti distanti.

Daniela Andreis Continua a leggere

Baldo Meo, “Conservazione della specie”

Dalla Prefazione di Maurizio Cucchi

Baldo Meo è un poeta colto e sensibile, che ha già avuto esiti interessanti, forse non ancora valutati come avrebbero meritato. Questo si deve anche alla sua nobile discrezione, alla sua volontà di esserci senza autopromuoversi per apparire. Questa discrezione dell’uomo è anche nei suoi testi, nel suo stile di scrittura, così lontano dalla ricerca di effetti speciali e così saggiamente ancorato a un’idea di poesia che possa essere forza onesta del pensiero nel cuore di una parola pacata e il più possibile corrispondente alla verità personale e poetica dell’autore. Continua a leggere

Anna Maria Farabbi, “La casa degli scemi”

Anna Maria Farabbi

Nota dell’autrice

 

Ho scritto questo canto da recuperante.

Non come facevano gli uomini dopo la seconda guerra mondiale, sui monti dove si era tragicamente combattuto, per rivendere poi i pezzi trovati disinnescando le bombe, consapevoli di poter saltare in aria. Mi interessa il recupero come pratica esistenziale, sociale, ecologica, spirituale, politica. La mia origine culturale e il mio canto vivono due eredità: quella dei contadini di montagna e dei nomadi. In entrambe, agisce in permanenza la necessità del recupero.

Recuperare è atto anticonsumistico di responsabilità: propone assoluta attenzione alla materia, alla creatura, alla cura, alla relazione, alla memoria, seminandola nel futuro. È un verbo coniugato al femminile. Continua a leggere