Alida Airaghi, “Omaggi”

DAL RISVOLTO DI COPERTINA

Questo di Alida Airaghi è un libro profondamente autobiografico ma in maniera distanziata da un «gioco»: scrivere le varie sezioni «alla maniera di» tutti i piú grandi poeti italiani del Novecento, da Gozzano a Saba, da Ungaretti a Montale, da Caproni a Luzi, da Zanzotto a Pasolini e altri ancora. Una forma di confessione privata travestita da esercizio tecnico, che dimostra il grande orecchio poetico dell’autrice e le permette di proiettare i nodi piú privati della propria vicenda esistenziale, che siano il rapporto col padre o la morte del marito, in un quadro piú ampio e decantato di storia letteraria. Naturalmente per ognuno di questi nodi l’Airaghi sceglie un poeta di riferimento consentaneo e vicino a quel tipo di situazione. Omaggi, dunque, ai grandi autori della poesia italiana del Novecento, ma anche l’assimilazione profonda di diversi linguaggi poetici che diventano esperienza personale e mezzo espressivo della vita interiore.
Completa il volume una raccolta indipendente dagli «omaggi», intitolata Il viaggio, nella quale l’autrice racconta una sua breve vacanza invernale a Zurigo, città dove anni prima aveva vissuto una fase fondamentale della sua vita. Dunque ancora una volta la prevalenza del tema autobiografico, declinato in questo caso senza apparenti attraversamenti intertestuali. Continua a leggere

Dopo 50 anni pubblicato l’epistolario fra Giuseppe Ungaretti e Bruna Bianco

Estate 1966. Per una serie di conferenze Giuseppe Ungaretti è in Brasile, una terra in cui ha abitato a lungo e a cui è particolarmente legato. Vestita di rosso, alla fine di un incontro pubblico gli si avvicina la giovane Bruna Bianco, che gli consegna alcune sue poesie: prende avvio così una relazione che – data la distanza – si esprimerà attraverso un fittissimo scambio epistolare. Le quasi 400 lettere che qui si presentano, gelosamente custodite per cinquant’anni dalla destinataria, raccontano la cronaca quotidiana di un amore impetuoso e travolgente, che riaccende nel poeta il desiderio di cantare e dà inizio a una nuova stagione creativa. Continua a leggere

Giancarlo Pontiggia, “Il moto delle cose”

Giancarlo Pontiggia / Credits ph. Dino Ignani

Dalla quarta di copertina

È una poesia di pensiero, quella di Giancarlo Pontiggia, alimentata peraltro, sempre, da un’immaginazione fervida eppure controllata, frutto di una sapienza felicemente in equilibrio con un estro inquieto, nel corpo di una scrittura che è testimonianza di un esercizio della mente, di un percorso che passo dopo passo viene a tessere i momenti di un’avventura dell’esistere. E dunque di una vicenda, quanto mai articolata e insistita tra lo «stridìo rigoglioso delle cose» e «l’unghia del tempo». Un tempo «che non consola», nella sua «linea infinita», quella che ci precede e seguirà, quando il nostro ansioso esserci cadrà, come è suo destino, nel vuoto. Continua a leggere

Loretto Rafanelli, “L’indice delle distanze”

Nello scaffale

Nota di lettura di Irene Mezzaluna

Loretto Rafanelli in questo libro ci mette di fronte alla grande frattura.
Quella che divide ogni essere umano tra il limite ontologico di essere finito e il desiderio sempre acceso della felicità. Termini come voragine, crepa, gola servono ad indicare quel «immenso sprofondare» di cui parlava già Leopardi nei Canti e nelle Operette morali.
E Rafanelli sta su questo tema rendendo un insieme di residui oggettuali che formano l’area semantica del concetto di limite come bordo che definisce e nel contempo stritola l’uomo.
Filo, perimetro, rotaia, soglia, recinto, segno, muraglia, margine, mappa, reticolato sono tutti elementi di necessità – a dirla con Montale – di costrizione ineludibile che circoscrivono l’essere umano nell’elemento più reale e vivo, la sua sostanziale impotenza. Continua a leggere