Silvano Trevisani

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Silvano Trevisani

La veglia

Illuminavi d’insonnia
la scabra disciplina
del non detto, pensieri di morte
o di vita senza ritorno, se vuoi,
agitavano appunti
sul desk intermittente.
Rileggerli calmava, per un po’,
la veglia, livida
di stand by
e placava il ronzio della ventola.
Si può arrivare a non sentire
la solitudine assalirti
guarnita dei tuoi stessi
segreti sussulti?
Cosa sognavamo, da soli,
prima di correre ai ripari?
Allora, io ti aspetto,
dormendo fiori colorati,
e forse al mattino
ci rimetteremo a scrivere
sogni che nessuno mai farà. Continua a leggere

Antonio Pibiri

antonio_pibiri_bnIris

Raccolti a coda i capelli di sua figlia
e scintillati lungo la nuca
tagliano in due la schiena:
una spada carolingia mulinata
in minime oscillazioni –
bestie dal nero sangue
e parole d’armi ne hanno paura.
La annusano, ma hanno paura –
Piccola giovanna d’arco, e per la via
senza voltarsi dice tra sé – “Sono solo
una bambina…”
Così, continua i tuoi grandi occhi
sporgerli
                      sui granai

 

da: Chiaro di terra, (L’arcolaio, 2016)

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Luciana Moretto

schermata-2016-12-17-alle-11-20-02Ho scelto “Tutto ciò che resta” di Luciana Moretto dalla raccolta “La memoria non ha palpebre” . Questa poesia è del 2012 e non è tratta dall’ultimo libro di versi di Luciana, ma mi è sembrata più di altre significativa per riassumere la voce di questa poetessa che ha all’attivo diversi libri di poesie. Una sola poesia, dunque, perché qui Luciana mette particolarmente in evidenza un dono: la tenerezza nel dirsi addio, la gioia di un’esperienza umana irripetibile anche nella separazione.

(di Luigia Sorrentino)

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Sebastiano Aglieco

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Sebastiano Aglieco (credits/Viviana Nicodemo)

Il dolore delle rondini

Senti che non c’è più respiro
tutto avanza nel respiro
tutto ci acceca nel poco tempo
in ciò che sarà splendente
nella fragile luce del mattino.

Baciami, abbracciami prima del livore
prima ancora che non so
abbracciami con le parole che non ci
saranno, portate dal dolore delle rondini:
Noi verremo ancora qui
nella casa che hai custodito per noi sotto la grondaia
per noi, solo per noi. Continua a leggere

Emidio Montini

emidio-montiniEntrare nella macchia e non uscirne più. Cosa
fatta a vent’anni, vicini ancora i camini: la
taverna a due passi. Poi il sentiero si perde, e
dopo un volo subitaneo d’anni, duramente
irrompe coscienza d’autunno…
Entrare nella macchia e non uscirne più.
Accade s’avveri: dormire in mezzo al fogliame,
colloquiare coi ricci, fuggire i passi uditi a
notte al confine: troppo oltre condotto il pudore
d’una vita vissuta via dallo sciame…
Entrare nella macchia e non uscirne più.
Reciso ogni patto, dimenticato il contratto. Il
mondo visto dal folto è più atroce, la commedia
più vera: solo giunge d’un tratto pietà, e i Troni
non fanno più paura…

Da: Cronache dalla macchia Gigamesh Edizioni, 2015

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