Henry Reed (1914-1986)

Henry Reed

A CURA DI GIORGIA SENSI

Benché sia stato scrittore e poeta prolifico, Henry Reed è conosciuto dalla maggior parte dei lettori per un’unica poesia, “Naming of Parts”. Come poesia di guerra, è forse la più antologizzata nel Regno Unito.

Reed in realtà la vera guerra non la vide. Fu arruolato nel 1941 ma non partecipò mai a un combattimento, anzi nemmeno lasciò l’Inghilterra. Lavorò alla decifrazione dei messaggi in codice, prima italiani e poi giapponesi.

Nei pochi mesi in cui servì l’esercito, poté seguire un corso di base all’uso delle armi che consisteva in lunghi e noiosi addestramenti.

Per divertire i compagni, faceva delle imitazioni comiche del sergente istruttore, e dopo un po’ si rese conto che il linguaggio che questi usava, tratto da un manuale dell’esercito, rivelava una trama ritmica che poteva essere la base di una poesia.

In “Naming of Parts” si alternano due voci, quella dell’istruttore, nella prima parte di ogni stanza, che parla con frasi semplificate e meccaniche, seguita, in un flusso senza interruzioni, da quella della giovane recluta annoiata, sognante, lirica.

Ne risulta una spiritosa parodia dell’esercito e della sua scarsità di attrezzature, e un tono di arguto e “understated” antimilitarismo.

 

NAMING OF PARTS  

 

Today we have naming of parts. Yesterday,
We had daily cleaning. And tomorrow morning,
We shall have what to do after firing. But today,
Today we have naming of parts. Japonica
Glistens like coral in all the neighboring gardens,
And today we have naming of parts.

 

This is the lower sling swivel. And this
Is the upper sling swivel, whose use you will see,
When you are given your slings. And this is the piling swivel,
Which in your case you have not got. The branches
Hold in the gardens their silent, eloquent gestures,
Which in our case we have not got.

 

This is the safety-catch, which is always released
With an easy flick of the thumb. And please do not let me
See anyone using his finger. You can do it quite easy
If you have any strength in your thumb. The blossoms
Are fragile and motionless, never letting anyone see
Any of them using their finger.

 

And this you can see is the bolt. The purpose of this
Is to open the breech, as you see. We can slide it
Rapidly backwards and forwards: we call this
Easing the spring. And rapidly backwards and forwards
The early bees are assaulting and fumbling the flowers:
They call it easing the Spring.

 

They call it easing the Spring: it is perfectly easy
If you have any strength in your thumb: like the bolt,
And the breech, the cocking-piece, and the point of balance,
Which in our case we have not got; and the almond blossom
Silent in all of the gardens and the bees going backwards and forwards,
For today we have the naming of parts.

 

IL NOME DEI COMPONENTI

 

Oggi abbiamo il nome dei componenti. Ieri,
Abbiamo avuto la pulizia quotidiana. E domattina,
Avremo cosa fare dopo lo sparo. Ma oggi,
Oggi abbiamo il nome dei componenti. La japonica
Riluce come corallo nei giardini adiacenti,
E oggi abbiamo il nome dei componenti.

 

Questo è l’anello inferiore per la cinghia. E questo,
È l’anello superiore per la cinghia, ne capirete l’uso,
Quando avrete la cinghia. E questo è il gancio per la rastrelliera,
Che nel vostro caso non avete. I rami
Nei giardini mantengono pose silenziose ed eloquenti,
Che nel nostro caso non abbiamo.

 

Questa è la sicura, si rilascia
Con un semplice scatto del pollice. Che non vi veda
Mai usare un altro dito. E’ un gesto facile
E richiede solo un minimo sforzo del pollice. I boccioli
Sono fragili e immobili, e stanno bene attenti
A non farsi vedere a usare un altro dito.

 

E questo che potete vedere è l’otturatore. Serve
Ad aprire la culatta, come vedete. Lo possiamo far scorrere
Rapidamente avanti e indietro: lo chiamiamo
Innescare. E rapide avanti e indietro
le prime api assalgono e frugano i fiori:
Lo chiamano innescare la primavera.

 

Lo chiamano innescare: è facilissimo e richiede
Solo un minimo sforzo del pollice: come l’otturatore,
E la culatta, il tiretto, e il punto di bilanciamento,
Che nel nostro caso non abbiamo; e il mandorlo fiorisce
In silenzio nei giardini e le api s’affannano avanti e indietro impazienti,
Perché oggi abbiamo il nome dei componenti.

 

da A Map of Verona, J. Cape, 1946 – traduzione di Carla Buranello Continua a leggere

Una poesia di Fabio Pusterla

Fabio Pusterla

(Inedito, 2020)

Parola navicella parola libertà
la velavento solca il linguamare
forzando norme ordine bufere
solo tragitto desiderio del vero
la falceluna allumina le tenebre
nel viaggio arrischiato di arsura
quando nessuna rotta stella dà
fiducia ai naviganti in cupocielo
onda che rinvia onda dura nera
davanti insulsi lidi mete incerte
verità che s’accende tremalume
in notti lunghe e incubi d’attesa
breve chiarore in levità dell’aria
annuncia giorno sole lucepiuma
l’altissima forse speranza che va.

Fabio Pusterla

 

Nota dell’autore

Questa poesia ha rischiato più volte di finire nel cestino, ed è stata (forse) definitivamente riabilitata quasi per caso, mentre cercavo un testo adatto per rivolgere un augurio a pochi amici. L’origine di questo testo ha a che vedere con un tema sui cui sto lavorando da alcuni anni, il tema delle gabbie. Attorno a questa immagine sono nate parecchie poesie, dentro le quali le gabbie svolgono principalmente una funzione tematica o simbolica. Ma ad un certo punto avevo pensato di tentare anche un’altra via, e di costruire una gabbia formale, dandomi delle regole strette da rispettare; credo di rammentare un vago progetto di gabbie multiple, con forme diverse, come si possono vedere in quelle vaste prigioni che sono i giardini zoologici. Immaginavo di costruire voliere, terrari, recinti di parole, quadrati, rotondi, rettangolari o romboidali. Poi, quel progetto troppo teorico e troppo ambizioso è più o meno scomparso nel nulla; ma dalle sue ceneri deve essere nata questa poesia, originata, come capita a volte, da un grumo di parole formatosi più o meno da solo nella mente: parola navicella parola libertà. Il resto si può immaginare; ma se ora guardo il filo interno di questo mesostico, la traccia traballante che lo attraversa in diagonale, non vedo tanto l’imperfezione geometrica; piuttosto penso al tracciato sinuoso di una nave rompighiaccio, o a una cicatrice che non sa scomparire del tutto. È una navicella incerta questa, ma non del tutto abbandonata ai venti e alle correnti; non un bateau ivre, piuttosto un guscio di noce che insiste.

Lugano, dicembre 2020

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Una poesia inedita di Luigia Sorrentino

Luigia Sorrentino / credits ph. Angelo Nitti                            

 

 

Per Antonio Grasso

 

cadevi sempre nei miei occhi
sulla strada

eri capace di fissare
il fuoco per ore
come una belva uscita dalla tana

la parola umida aleggiava nell’aria
di dicembre

l’ardere muto tutto chiuso
nella fornace pettorale

facemmo un patto quella sera

io sarò la tua ombra
tu l’animale di furia
divampato
in un cuore solo

[luigia sorrentino]

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Angela Leighton, “A Lighthouse”

Angela Leighton

La poetessa e studiosa inglese Angela Leighton ha scritto una poesia per commemorare Anne Stevenson, che ci ha lasciato il 14 settembre di quest’anno. È stata pubblicata su TLS, The Times Literary Supplement, del 16 ottobre.

Amica di Anne da molti anni, Angela ha voluto ricordare con i suoi versi alcuni aspetti del suo carattere ben noti a lei e ai suoi lettori, quali l’impegno serio e costante nella poesia, durato una vita, e il sense of humour che la portava a fare un uso giocoso del linguaggio e le permetteva di affrontare con spirito lieve anche i momenti per lei più dolorosi.

Anne Stevenson

Anne Stevenson aveva da poco pubblicato quello che lei stessa prevedeva sarebbe stato il suo ultimo libro, dal titolo profetico, Completing the Circle (che ha voluto dedicare alla sua traduttrice italiana).

Il titolo è tratto dalle Elegie Duinesi di Rilke e, come lei stessa dice, esprime il lungamente meditato convincimento che “la morte è il giusto e naturale completamento del cerchio che accettiamo e riconosciamo essere la vita”.

Questa consapevolezza serena riecheggia fin dalle prime parole della poesia di Angela Leighton, in cui l’amica ricorda una frase scherzosa di Anne a commento dei suoi disturbi cardiaci : “Ariel flutters” . È un gioco di parole, purtroppo intraducibile, basato sull’assonanza tra il nome di Ariel, lo spirito dell’aria, uno dei personaggi della commedia La tempesta di William Shakespeare, e “atrial flutter”, il termine medico che indica la fibrillazione atriale, un’aritmia cardiaca che i pazienti avvertono come uno sfarfallio del cuore. Ha voluto lasciarci con un sorriso. Continua a leggere

Enrico Fraccacreta, “I cigni neri”

Dalla spiaggia scura del lago
i cigni neri prendono il largo,
così eleganti i cigni neri
con quei becchi rossi scintillanti
attendono la corsa dei ragazzi
a volte confusi nella mente.
Si stringono le mani emozionati,
li portano alla gara sulla riva
con gli occhi alla bandiera del maestro
lo sparo e il pugno in cielo dell’autista.
Mario che salta in prima fila
perde tempo guardandosi le gambe
Fuggianill di lato passa avanti
stringe i denti sul colosso di Rodi
Filippo cambia marcia e corre dalla madre
spinge Federico II uscito dal castello
che si volta e cerca Graziellina,
non ancora partita
convinta di doversi ancora sposare
s’aggiusta i capelli sulle onde
sbatte le ciglia nell’aria imprigionata,
l’applauso partito dalle nuvole
che alza in volo i cigni neri
navigatori del sortilegio,
nel filo d’orizzonte quando scocca
la campana dell’ultimo giro
sul filo del traguardo stanno urlando
i cigni liberati dalle piume.

*

A lezione di botanica ci fa un cenno la mimosa,
gli ultimi ciclamini addirittura si presentano
quasi volessero esserci ancora,
dopo la pioggia la primavera spinge
le erbe crescono sotto i nostri occhi,
le corolle si spalancano quando ci chiniamo a studiarle
anche il bosco è vanitoso.

Anna è seduta sotto un gelso bianco
con l’indice della mano fa cerchi sulla torba
forse ricorda qualcuno,
per la prima volta la sento parlare
mormora che un’atmosfera
si annuncia con il profumo del vento leggero,
di solito pesca la giovinezza della menta
prima di diventare un incantesimo,
lei è sorella degli stati d’animo
insieme corrono, s’inseguono a vicenda
giocando nel paesaggio,
poi si accordano per cercare l’ultima sorella
quella ribelle che sparisce e fatichi a ritrovarla
perché si nasconde, potrebbe essere ovunque
anche qui, mimetizzata nel verde delle piante
la speranza. Continua a leggere