Marco Corsi avvia un nuovo ciclo di incontri a Milano con i maggiori poeti italiani, quelli che hanno ricevuto maggior riconoscimento in Italia e all’estero. Si comincia da due nomi della poesia italiana: Maurizio Cucchi e Biancamaria Frabotta.
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Category Archives: poeti italiani
Patrizia Valduga, da “Requiem”
[Il cuore sanguina, si perde il cuore]
Il cuore sanguina, si perde il cuore
goccia a goccia, si piange interiormente,
goccia a goccia, così, senza rumore,
e lentamente, tanto lentamente,
si perde goccia a goccia tutto il cuore
e il pianto resta qui, dentro la mente,
non si piange dagli occhi il pianto vero
è invisibile, qui dentro il pensiero.
Valerio Magrelli, da “Ora Serrata Retinae”

POESIAFESTIVAL 2014
photo Serena Campanini-Elisabetta Baracchi
Preferisco venire dal silenzio
per parlare. Preparare la parola
con cura, perché arrivi alla sua sponda
scivolando sommessa come una barca,
mentre la scia del pensiero
ne disegna la curva.
La scrittura è una morte serena:
il mondo diventato luminoso si allarga
e brucia per sempre un suo angolo.
Io abito il mio cervello
come un tranquillo possidente delle sue terre.
Tutto il giorno il mio lavoro
è nel farle fruttare,
il mio frutto nel farle lavorare.
E prima di dormire
mi affaccio a guardarle
con il pudore dell’uomo
per la sua immagine.
Il mio cervello abita in me
come un tranquillo possidente delle sue terre.
La porta si chiude modulando
nei cardini il suono del corno.
È il canto della notte
l’armonia che giaceva
ignorata nel legno.
Chiunque passando provoca
la musica sepolta, ogni volta
riaffiora disuguale.
Forse un linguaggio ne governa
I termini e le misure, forse il caso.
Il discreto disegno
della ruggine e dell’acqua
narra la segreta epopea della soglia. Continua a leggere
La poetica del frammento di Piera Oppezzo

Piera Oppezzo
TRA LE ROVINE DELL’ESSERE
COMMENTO DI BIANCA SORRENTINO
Un’ansia insopprimibile scuote la vicenda esistenziale di Piera Oppezzo e ostinatamente pervade la parabola della sua ricerca letteraria, dagli anni della sperimentazione a quelli intorpiditi dal silenzio della solitudine. Il dettato disadorno, privo di orpelli, riconducibile a una sorta di poetica del frammento, rivela l’ascendenza dickinsoniana di un universo circoscrivibile ai confini di una stanza. Se la vita è un esercizio di disciplina continuamente minato dalla paura della paura, la scrittura è un compito da assumere con spirito di abnegazione. Benché saccheggiata, fragile, isolata, la poetessa riesce a cogliere l’istante in cui è in procinto di germogliare una ferma utopia – probabilmente la riflessione femminista sulla necessità di un’emancipazione autentica. Rinnovarsi, per quanto vanamente, equivale a sopravvivere, mentre l’amore si decompone e il muschio ricopre la memoria.
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Corrado Benigni, da “Tempo riflesso”
In un atomo tutto è già scritto,
prima di noi.
Solo il buio mette davvero a fuoco il cielo,
questo è l’indizio.
Tieni un margine bianco sul fondo della pagina,
annoda in una parola suoni e volti,
i dettagli destinati alla perdita.
Un nome è il fossile che lasciamo.
*
La fotografia è un testimone che non mente
porta impressa, sicura, la memoria,
come la superficie l’orografia di un paesaggio.
Siamo se non nel segno di chi scrive
o guarda.
Così ci specchiamo nei corpi non trasfigurati
di un’immagine, nella loro violacea penombra.
Ma cosa divide dal nostro il loro destino?
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