Poesia Festival, anteprima con Antonio Riccardi e Gian Mario Villalta

Gian Mario Villalta

Alle ore 21.00 presso il MUSA – Museo della Salumeria a Castelnuovo Rangone (via Zanasi 24) ha luogo una serata con i poeti Antonio Riccardi 
e Gian Mario Villalta che leggono le loro poesie e dialogano con Alberto Bertoni e Roberto Galaverni accompagnati da interventi musicali del duo composto da Gianni Fassetta (fisarmonica)
e Yuri Ciccarese (flauto). Due poeti che sono anche intellettuali, editori, organizzatori. Tra i più attivi e riconosciuti nel panorama italiano, illustreranno il loro lavoro sulla parola, quella che scava in profondità, nelle viscere della storia e della natura, dei luoghi abitati dall’io, mentre si rivolge all’esterno, verso il pubblico, senza barriere. Continua a leggere

Mariella Mehr, nata sghemba

Mariella Mehr / Credits ph Dino Ignani

Nichts,
kein Ort.
Es lärmt noch immer
Das Unheil im Kopf,
und auf der Himmelskarte
bin ich nicht vorhanden.

Niemals war Frühling
Flüstern die Aschenstimmen,
auf der Sprachwaage
sei ich ein Wort ohne Gewicht
und beschneide die Zeit
mit bewaffneten Augen.

Zukunft?
Sie spricht mich nicht los,
mich Schiefgeborene,
Komm, sag sie,
der Tod ist eine Wimper
am Lid des Lichts.

***

Niente,
nessun luogo.
C’è ancora rumore
Di sventura nella testa,
e sulla mappa del cielo
io non sono presente.

Mai è stata primavera,
sussurrano le voci di cenere,
sulla bilancia del linguaggio
sono una parola senza peso
e trafiggo il tempo
con occhi armati.

Futuro?
Non assolve
Me, nata sghemba.
Vieni, dice,
la morte è un ciglio
sulla palpebra della luce. Continua a leggere

Leonardo Sinisgalli, da “Vidi le muse”

Leonardo Sinisgalli

L’aurora appena
E’ uscita dai forni.
Nasce allora dal sonno
Al primo vento
Il lamento delle spighe.
Non più vigile la grazia
Ti cade dalla mano
Falce d’oro. Al suolo
Il seno ti accalora.
La testa in luce prende altura.
Grave ora è la terra
Al sole, forte il sesso.

*

Muore il ragazzo un poco
Ogni giorno per giuoco.
Per giuoco morde invano
Il cavo della mano.
Trascorre le vacanze ebbro
Tra i maceri cespi di papaveri
Steso sul letto per noia
E diletto a guardare le travi.
Ma lo stornano ombre
Solitarie nel cielo della stanza,
Labili ombre passeggere
Sul soffitto. È l’ariete
Che batte ostinato le corna
A capofitto nella quiete. Continua a leggere

Carlo Betocchi, scrivere su un lembo di giornale

Carlo Betocchi

Carlo Betocchi (Dal definitivo istante. Poesie scelte e inediti, BUR, Milano, 1999)

Il cuore a volte è un grumo secco, a volte
si scioglie ed inerbisce come zolla
dopo l’inverno: grazia o fortuna,
ossia virtù, il cielo è uguale per tutti;
tutti vi abbiamo un seme che butta
o non butta, a seconda della dolce
pazienza con cui si attende: o furia
con cui si vuole. Non si sa dove siano
i limiti del fausto o dell’infausto,
del vero o del falso, del giusto
o dell’ingiusto; dell’infinitamente
innocente: seppure esistano li vigila
una grazia sacrosanta. Stamani, così
verzicando, sono stato sorpreso
da questi pensieri. Mi sono riparato
dal vento in un portone, a scriverli
su un lembo di giornale. Continua a leggere