Jolanda Insana, “Frammenti di un oratorio”

Jolanda Insana, credits ph Dino Ignani

.

accurrìti accurrìti gente
me figghia me figghia
portate una scala
me figghia
’na scala ’na scala
pigghiate me figghia
accurrìti accurrìti
u focu u focu
sa mancia
viva
a fini du munnu
a fini da so vita
viniti curriti
’na scala
tièniti tièniti
figlia

***

scanto
scanto grande
e mascelle serrate
narici aperte per assecondare il respiro
strette le chiappe per darsi un contegno
molli le gambe nel sobbollimento
di terra e mare
e gli occhi aggrottati
nel boato
finita
è finita la vita
ma riprende a fiatare
disserra la bocca
si tocca la testa
con due dita si carezza le guance e trema
non sa cosa c’è dietro la porta
di lì è passata la morte

***

impazzirono
e avevano sete
e non avevano acqua
e nudi correvano
alle finestre senza vetri
al balcone franato
con gli occhi insanguinati
in pianto Continua a leggere

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Tre poesie di Abigail Ardelle Zammit

Abigail Ardelle Zammit

Sculpting the Girl with a Bee Dress *

One is not born, but rather becomes, a woman
–Simone de Beauvoir

Before her nipples blush
into stone buds,
he casts bees in wax
so her eyes are abuzz
with wings in flight,
her larval tongue
steaming pink and red.

Next, he hems her ovaries
into honeycombs,
graces her hands into
a hymn of flowers,
pins her forehead
inside a halo of sky.

He’d let her slumber
in honey and song
expecting no battle cry
in B sharp, nor the frenzy
of the swarm, the insect fury
that might kill him.

*Ispirato da Maggy Taylor, ‘Girl with a Bee Dress’

Pubblicato per la prima volta in ‘Bracken Magazine’
https://www.brackenmagazine.com/issue-vii/zammit-sculpting-the-girl-with-a-bee-dress

Scolpire la ragazza col vestito di api

Donna non si nasce, si diventa
Simone de Beauvoir

Prima che i capezzoli avvampino
in fioriture di pietra,
lui getta le api nella cera,
così gli occhi di lei sono
un pullulare di ali in volo,
la sua lingua di larva
un’effusione di rosa e di rossi.

Ripartisce
le ovaie in favi,
raffina le mani
in un inno di fiori,
appunta la fronte a
un alone di cielo.

La lascerebbe assopire
in miele e canto,
non si aspetta grida di guerra
in Si diesis, o la frenesia
dello sciame, la furia dell’insetto
che lo potrebbe uccidere. Continua a leggere

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Leopardi nella letteratura italiana contemporanea

RECENSIONE DI ALBERTO FRACCACRETA

 

Rappresentare la tortuosa personalità di Giacomo Leopardi non è cosa agevole ma può rivelarsi anche un’irrinunciabile tentazione. Esiste infatti un’intera letteratura — ovviamente contemporanea — che si è occupata di tratteggiare i vortici psicologici del conte recanatese, quasi fosse l’emblema di un percorso esistenziale che in un certo senso ci rappresenta. Per la precisione: quattro romanzi (Io venìa pien d’angoscia a rimirarti di Michele Mari, Il bruno dei crepuscoli di Giampaolo Rugarli, L’Ospite della Vita di Vladimiro Bottone, Il signor figlio di Alessandro Zaccuri), sei racconti (Leggenda Argentea di Giacomo Leopardi poeta e martire di Giovanni Papini, All’insegna dello Starita grande di Alberto Savinio, Le polpette al pomodoro di Umberto Saba, Capo Recanati di Giovanni Mosca, Dialogo di un poeta e di un medico di Primo Levi, Sogno di Giacomo Leopardi, poeta e lunatico di Antonio Tabucchi), cinque pièces (Questo matrimonio si deve fare! di Vitaliano Brancati, Ad Angelo, mai di Achille Campanile, Partitura di Enzo Moscato, Giacomo, il prepotente di Giuseppe Manfridi, L’infinito di Tiziano Scarpa), due testi per bambini (Giacomo Leopardo di Roberto Pavanello, Giacomo il signor bambino di Paolo Di Paolo).

Questa vasta riproposizione di Leopardi in tutte le salse è stata censita e studiata da Marco Dondero, professore di Letteratura italiana all’Università di Macerata, il quale ha anche interpretato il self-writing del Leopardi scenico nei Canti (con particolare attenzione per Il primo amore, Sopra il monumento di Dante, Al conte Carlo Pepoli, Scherzo, Il risorgimento, A Silvia, Le ricordanze, Palinodia al marchese Gino Capponi). «Nella Parte prima — scrive Dondero — esamino l’autorappresentazione di Leopardi in qualità di “personaggio-poeta”, cioè analizzo i passi dei Canti (e di alcune altre opere) in cui Leopardi raffigura sé stesso come scrittore, o più in generale si riferisce alla propria attività di letterato […]. Nella Parte seconda, più ampia, studio invece la presenza del “Leopardi personaggio” nella letteratura italiana del Novecento e del Duemila, soffermandomi su quelle opere squisitamente creative in cui il poeta è rappresentato come una figura puramente di finzione, slegata dalle reali contingenze storiche». Continua a leggere

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Alessandro Agostinelli, “L’ospite perfetta”

Alessandro Agostinelli

RECENSIONE DI MATTEO BIANCHI

Divertirsi sopra un testo, permettersi di non riflettere su ogni sua singola parola, è la sfida lanciata dall’ultima fatica in versi di Alessandro Agostinelli, L’ospite perfetta. Sonetti italiani, una raccolta finemente parodica, edita dalla Samuele Editore.

Si tratta di una fatica alternativa e anticonformista, che non intende mettere alla berlina lo stile dei poeti chiamati in causa piegandolo a una realtà bassa e degradata, bensì ottenere l’effetto opposto in chi legge; ossia esaltare le nostre radici liriche riesumandole e impugnandole per restituire dignità letteraria a un periodo storico controverso. Se non addirittura assurdo e sconfortante come i mesi di confinamento ai quali ci ha costretto la pandemia, senza trascurare il congelamento dell’empatia e di qualsivoglia sentimento di immedesimazione gli uni riguardo gli altri.

Non a caso, l’autore sceglie di emulare un genere che per definizione scaturì fuori dalle corti, in disaccordo con i luoghi comuni del potere, negando la visione e la versione “ufficiale” del mondo nonché rivalendosi del suo significato ideologico per dare voce a dissensi e dissapori.

Similmente si rivolse a Cecco Angiolieri, alla sua tempra sfrontata e demistificante, anche Fabrizio De André, ma non tralasciando mai la concezione culturale dentro la quale il poeta duecentesco si esprimeva. Prendendo il largo dal celebre sonetto S’i’ fosse foco…, Agostinelli passa in rassegna Cavalcanti, Petrarca, Ariosto, Alfieri, Foscolo, Leopardi e Gozzano.

Il suo atteggiamento è sentimentale per la tradizione e annuncia un presente in cancrena, un corpo sociale in disfacimento: «Vaghe mascherine io vo’ cercando / Che tornar a buon uso esse sanno / Come quel che ‘ndossava babbo mio / Non sul giardino ma ‘n acciaieria, / Dove le stelle son gli scintillii / Della colata a caldo all’altoforno», entrando ne Le Ricordanze.

Infatti, grazie al distacco critico che lo allontana secoli e secoli dalle penne amate, l’autore tende a riprodurre i medesimi toni emotivi che hanno reso indimenticabili quei versi, dimostrando così la difficoltà di elaborare con sguardo attuale la poetica degli spiritelli di Cavalcanti. Continua a leggere

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La grande sfida della poesia giapponese

Giulio Einaudi Editori pubblica l’ antologia Poeti Giapponesi (con testo a fronte), a cura di Maria Teresa Orsi e Alessandro Clementi degli Albizzi.

I curatori inseriscono nel corposo libro, i testi poetici di ventidue autori e autrici scelti fra le generazioni che si sono susseguite a partire dai nati negli anni Venti, come Ishimure Michiko, fino a Fuzuki Yumi, nata nel 1991.

Si tratta della più ampia panoramica della poesia giapponese contemporanea in Italia.

I temi affrontati da ogni singolo poeta, sono vari, da quelli politici (soprattutto nell’immediato dopoguerra e nel 1968 e dintorni) a quelli mistico-naturalistici, a quelli del disagio esistenziale.

Diversissime le tendenze stilistiche in una feconda dialettica fra influenze letterarie occidentali e legami più o meno stretti con la tradizione classica giapponese; unico tratto formale in comune: il verso libero. Continua a leggere

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