Chandra Livia Candiani, “La domanda della sete”

Chandra Livia Candiani

Tenere tra le braccia
la voce del mondo
ospitare i suoni ammucchiati
senza chiedere senso
cullare lingue e pelli
ossa di diverse misure
parole fredde e calde
urli e bisbigli
una fioritura spinosa
e corrodere le frontiere
e fare uno strepito sorridente:
sì vieni, ben arrivato
nel mio sbando
c’è sempre posto per te.

*

Un dolore antico senso
frontiere con la gioia
nato prima di me
mi fessura scrive sulla pelle
i nomi privati di ogni animale
le costellazioni i mari
i vegetali. Mi chiamo
e sono essere tra gli esseri
cipresso medusa corteccia
sasso e ogni spavento
di squame e penne ogni urlo
che abbraccia il vuoto
e fa spazio.

*

Senti che silenzio ti regalo
perché tu abbia vuoto
e frescura e scavo lento
per le tue millenarie graffiature
per il tuo non registrare con la mente
ma tenere in appoggio funambolo sul cuore
la fatica della pressione altrui,
dei multipli imperativi
che sfrecciano e chiedono
e pretendono. Senti come sto
quieta e senza sonoro
appoggiata al bel niente
e dopo, quando torni contento
e già pronta la saltabeccante energia
la zampata che t’invita
alla tua radice d’infanzia.

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Il massacro delle madri in Afghanistan

Shukria Rezaei

COMMENTO DI LUIGIA SORRENTINO

Il 12 maggio scorso in Afghanistan all’ospedale di Kabul, c’è stato un orribile attentato terroristico. Uomini armati hanno fatto irruzione nel reparto maternità con lo scopo di uccidere madri e neonati.
La maggior parte delle donne prese di mira dai terroristi erano donne afgane sciite di etnia Hazara, la stessa della giovane poeta Shukria Rezaei. La famiglia di Shukria a lungo perseguitata dai Taleban in Afghanistan,  da sette anni si è rifugiata a Oxford, in Gran Bretagna.  Shukria  aveva dodici anni quando è stata costretta a lasciare il suo paese natale, ora ne ha ventuno e frequenta l’università.  Ha cominciato a scrivere poesie dopo aver frequentato a Oxford un laboratorio di scrittura creativa diretto dalla poeta Kate Clanchy.
Shukria ha scritto una poesia per non dimenticare la strage delle madri e dei neonati che si è consumata il 12 maggio 2020 in Afghanistan.

Grazie Shukria. Continua a leggere

Jericho Brown, Premio Pulitzer 2020

Jericho Brown, ritratto a Civitella Ranieri

di Alberto Fraccacreta

Il Premio Pulitzer 2020 per la poesia quest’anno va all’autore afroamericano Jericho Brown, classe 1976, originario del Louisiana, per la silloge The Tradition (Copper Canyon Press 2019), terzo lavoro dopo Please (New Issues Poetry & Prose 2009) e The New Testament (Copper Canyon Press 2014).

La motivazione presentata dagli accademici della Columbia University è la seguente: «Una raccolta di testi magistrali che uniscono delicatezza a urgenza storica nella loro amorevole evocazione di corpi vulnerabili all’ostilità e alla violenza».

The Tradition è infatti un libro che tenta di scovare la bellezza nonostante la velenosità del male, illustrato da Brown nei suoi aspetti più minuti, privi di autocompiacimento e seccamente scolpiti sulla pagina: una poesia civile, senza rinunciare per questo a lancinanti quanto astuti slanci emotivi (è stato definito «poeta dell’eros»), legata all’assurda assuefazione della nostra epoca al terrore tra omicidi, sparatorie, soprusi e abusi. Continua a leggere

Addio a Zaha Adid, la regina dell’architettura

zaha_hadid_luigia_sorrentino“Siamo stati fortunati ad avere a Roma la grande Zaha Hadid, la donna che ha cambiato il volto e il futuro di molte città.”
Luigia Sorrentino

Nell’immagine di Fabrizio Fantoni, la grande First Lady dell’architettura contemporanea, il giorno dell’inaugurazione del MAXXI, il 28 maggio 2010. Continua a leggere