Patty Indiano dice di aver amato la poesia fin da giovanissima: “la poesia è stata sempre per me il luogo della riflessione, della ricerca dell’autentico, della libertà da tutti i filtri che poniamo tra noi e la verità.” E la verità per Patty , quando si ha il coraggio di esprimerla, necessita di un linguaggio energico e senza fronzoli, senza metafore, anche duro… e, secondo lei, tanto più efficace quanto più spoglio e privo di retorica.
Partendo da questi presupposti, la poesia di Patty è giunta a una scrittura asciutta, quasi scarnificata, che lei stessa definisce ‘essenziale’. Patty ama in particolare la poesia femminile, soprattutto quella di Anne Sexton e di Sylvia Plath, che sono state per lei un importante punto di riferimento. Patty pur riconoscendo valore alla tradizione poetica, rifiuta gli stereotipi e le convenzioni stilistiche. I suoi nuclei tematici sono: la sessualità, la maternità, la solitudine, lo sdoppiamento e l’amore. Continua a leggere
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Davide Rondoni, ‘Avere addosso Baudelaire’
“Ancora lui, come uno che si mette in mezzo alla strada con le braccia spalancate. O che per quanto resti di lato, appoggiato al muro, ha uno sguardo metallico e di fuoco, che ti inchioda passando.
Ancora Baudelaire da leggere e rileggere, cioè tradurre. E soprattutto da avere addosso come un lupo, come ali di farfalla grandiosa e tremenda che si chiudono o che si aprono sul petto.
Da avere addosso come la peste o come un ‘bacio’ sogg. di ‘cosa vuole’. Un nemico che bacia e morde forsennato. E svela il tuo volto, lettore ‘fratello’, in questa lotta. Il tuo, più che il suo volto che resta velato nel prodigio di malinconia e di furia dei versi di questo libro dall’architettura profonda e incompiuta.
Molti versi portano via, rapimenti improvvisi ancora dopo centocinquantanni. E sono come il mare che ci viene a riprendere. E anche se non ci ricordavamo di lui, del mare, ecco che ci parla urlando e sussurrando in un uomo che girava con gesti un poco rigidi e che parevano misurati, ma erano cauti perchè vestiva abiti troppo logori, che potevano sdrucirsi.”
Con queste parole Davide Rondoni introduce un’opera letteraria di rara bellezza, che ha rivoluzionato la letteratura poetica mondiale: I fiori del male (euro 18,00) di Charles Baudelaire da lui interamente tradotta per la Salerno Editrice. Questa edizione (con testo originale a fronte) presenta un libro minuscolo, quello che in gergo si definisce ‘un tascabile’, da portare sempre con sè, come una piccola Bibbia o un Corano. Difficile misurarsi con un grande come Baudelaire, ma la nuova traduzione che ne fa Rondoni (che aveva già tradotto Baudelaire nel 1995 per la casa editrice Guaraldi) è al tempo stesso, inedita ed esemplare. Un coraggiosissimo gesto d’amore…
“Persino Giorgio Caproni” scrive Rondoni nella nota al libro “ch’ebbe la pazienza di leggermi tra i primi e la ventura di incoraggiarmi a scrivere poesie, di fronte al verso di Baudelaire indietreggiò. Lui che sapeva bene cosa sia la traduzione e quali rischi comporti, si riparò in parte dietro una versione in prosa, esponendosi ad una traduzione in versi solo per alcune parti, come mostra la bella recente di quel suo lavoro travagliato (Venezia, Marsilio, 2008). ”
L’opera. Un viaggio immaginario, tragico e commovente, nell’animo umano, tra slanci amorosi e cadute nella noia e nell’angoscia. Baudelaire trova infine nell’arte – in questi versi intensi e appassionati – la bellezza che, sola, salva dal degrado del mondo.
Davide Rondoni ha fondato e dirige il «Centro di poesia contemporanea» dell’Università di Bologna, è poeta e traduttore, direttore della rivista di poesia «clanDestino», editorialista dell’«Avvenire» e «Il Tempo». Tra le recenti pubblicazioni: Ballo lentamente con le tue ombre (Pescara 2009); Vorticosa dipinta (Torino 2006). Ha inoltre curato, insieme a Franco Loi, l’antologia di poesia italiana Il pensiero dominante. Poesia italiana 1970-2000 (Milano 2001).
Ingeborg Backmann e Paul Celan
Ognuno parla con la colpa dell’amore: è il titolo del convegno sulla profonda e tormentata relazione tra due dei più grandi poeti del Novecento, Ingeborg Bachmann e Paul Celan.
Il 15 e il 16 giugno 2010, presso la Villa Sciarra-Wurts sul Gianicolo (via Calandrelli 25, Roma), sono previste due giornate di studio e discussione sull’intenso carteggio tra i due autori, appena pubblicato dalle edizioni nottetempo con il titolo Troviamo le parole. Lettere 1948-1973 (pagine 336, euro 25,00).
Promosso dall’Istituto Italiano di Studi Germanici e dall’Università Sapienza di Roma, in occasione della pubblicazione del libro, il convegno ospiterà gli interventi di traduttori, scrittori, germanisti, latinisti, curatori, filosofi ed editori: da Franco Serpa, latinista e musicologo, al filosofo Giorgio Agamben; dallo studioso Clemens Härle al germanista Franz Haas; da Ginevra Bompiani di nottetempo a Thomas Sparr di Suhrkamp Verlag.
Durante gli incontri si parlerà dell’intensa storia d’amore e d’amicizia che legò Ingeborg Bachmann e Paul Celan per quasi 25 anni, dal loro incontro a Vienna nel 1947 al tragico suicidio del poeta nella Senna nel 1970. Il legame tra i due fu senza dubbio uno dei capitoli più drammatici della storia della letteratura contemporanea, testimoniato icasticamente dal quel loro primo, folgorante incontro: lei era una diciottenne austriaca, “in fuga” dalle ingombranti colpe di una patria e un padre nazisti; lui un giovane ebreo, fuggito dalla Romania e scampato ai campi di concentramento, dove aveva appena perso tutta la famiglia.
Oltre al dibattito, il convegno sarà arricchito da una mostra fotografica e documentaria, a cura di Christine Koschel e Inge von Weidenbaum, con le fotografie di Garibaldi Schwarze.
Il programma
Martedì 15 giugno, ore 15.30
Francesco Maione (traduttore, Napoli)
Urs Faes (scrittore, Zurigo)
Clemens Härle (germanista, Università di Siena)
Franz Haas (germanista, Università di Milano)
Rita Svandrlik (germanista, Università di Firenze)
Camilla Miglio (germanista, Sapienza Università di Roma)
Inge von Weidenbaum (curatrice dell’opera di Ingeborg Bachmann, Roma)
Mercoledì 16 giugno 2010, ore 15.30
Ginevra Bompiani (nottetempo, Roma)
Giorgio Agamben (filiosofo, Roma)
Franco Serpa (latinista e musicologo, Roma)
Thomas Sparr (Suhrkamp Verlag, Berlino)
Marianne Ufer (germanista, Roma)
Ingeborg Bachmann e Paul Celan, due fra le più grandi figure letterarie e poetiche del ‘900, si sono scritti per 19 anni tra amore e dissapori, amicizia e incomprensione, silenzi e disperazione, sempre alla ricerca delle parole che li facessero incontrare. Quegli anni tormentati furono, per Celan, anche i più cupi: il poeta affondava lentamente nel suo dolore, chiuso in se stesso per l’incomprensione dei critici, l’infedeltà degli amici e per «hitleria, hitleria…», fino al tragico suicidio nella Senna. All’intenso carteggio tra la Bachmann e Celan, si uniscono, verso il 1960, le voci di Gisèle Lestrange, sposa di Paul, e Max Frisch, nuovo compagno di Ingeborg. Leggere queste lettere vuol dire assistere impotenti e abbagliati alla nuda vita di uomini e donne straordinari, autentici, straziati. Il lettore accederà con impudicizia ai loro pensieri ed emozioni segreti. Con meraviglia e, forse, con timorosa vergogna.
Ingeborg Bachmann (1926-1973) è autrice di romanzi, poesie e opere teatrali. Tra i suoi libri ricordiamo Malina, Il trentesimo anno e Invocazione all’Orsa Maggiore. Per nottetempo nel 2008 è uscito Lettere a Felician.
Paul Celan (1920-1970), figlio di genitori ebreo-rumeni morti in un lager nazista, e sopravvissuto lui stesso a un campo di lavoro, è un altissimo poeta di lingua tedesca e grande traduttore. Le sue opere sono raccolte in Poesie, Mondadori, 1998.
Il convegno Ingeborg Bachmann – Paul Celan. Ognuno parla con la colpa dell’amore è promosso dall’Istituto Italiano di Studi Germanici e dall’Università Sapienza di Roma, in collaborazione con Casa di Goethe, Forum Austriaco di Cultura, Istituto Svizzero di Roma ed Edizioni nottetempo.