Drawing, punti di vista

Chiara-Dellerba,-da-1-a-10-(3_)[1]Il disegno come disciplina trasversale dell’arte e forma artistica autonoma, attraverso differenti punti di vista, con il lavoro di tre giovani artisti: Chiara Dellerba, Charley Peters e Alessandro Roma in dialogo con Marzia Migliora. Il segno come metafora della coscienza, come linguaggio dell’inconscio, come libertà espressiva ed evocativa dove l’incisività si lega al fare.

Nel grande wall drawing di Chiara Dellerba il tratto caratteristico, fragile ma incisivo, emerge con forza. La ripetitività e la leggerezza di un elemento naturale diventano la costante di un lavoro che ingloba lo spazio, sovrapponendo ad esso il segno, in una continua tensione tra il coprire e lo scomparire. Artista sensibile, rielabora elementi della cultura mediterranea, ricca di tradizioni e ricordi personali, attraverso un segno grafico, a volte morbido e impalpabile, a volte marcato e deciso. La liquidità dell’elemento corporeo, presente nei suoi lavori più come entità evanescente che fisica, passa attraverso la rappresentazione simbolica delle mani che diventano una presenza dell’identità, tramite funzionale all’operazione creativa. Varie tecniche, dalla matita al carboncino, sono elaborate su raffinatissime carte giapponesi; la serie esposta comprende piccoli lavori che indagano la natura, tema prediletto nell’ultimo periodo. Una stratificazione di più elementi, dove becchi di rapaci, occhi di civetta, emergono attraverso squarci creati sulla bianca superficie. Continua a leggere

Storie e visioni

storieAppuntamento

La mostra Storie e visioni dell’Auditorium Parco ella Musica di Roma è l’ultimo appuntamento espositivo della rassegna La fotografia al femminile, quattro percorsi espositivi che, in modo diverso, affrontano il rapporto tra donna e fotografia. Prodotta dalla Fondazione Musica per Roma in collaborazione con Contrasto, Galleria z2o l Sara Zanin (Roma) e Forma Galleria (Milano), la mostra resterà aperta dal 29 novembre 2013 fino al 12 gennaio 2014. Continua a leggere

Luigia Sorrentino, Premio Gensini Poesia 2013

Appuntamento

E’ “Olimpia” di Luigia Sorrentino (Interlinea Edizioni, 2013) l’opera premiata dal Gensini Poesia Edizione 2013 del PhotoFestival “Attraverso le Pieghe del Tempo”, in collaborazione con il CoRiS – Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale – diretto da Mario Morcellini Professore Ordinario in Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi.

Le motivazioni del riconoscimento:

“Luigia Sorrentino è un punto di riferimento importante per la trasmissione dei valori della Poesia del nostro tempo. Da anni lavora con scrittori, poeti, e artisti di calibro internazionale per la divulgazione della Poesia, della Letteratura e dell’Arte contemporanea. Giornalista televisiva e radiofonica, è dotata di un indiscusso talento poetico confermato dall’opera di Poesia “Olimpia” (Interlinea, 2013) che, come scrive da Milo De Angelis nella prefazione, ‘tocca in profondità le grandi questioni dell’origine e della morte, dell’umano e del sacro, del nostro incontro con i millenni.’ Continua a leggere

Seamus Heaney, “Lì fui, io nel luogo e il luogo in me”

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A Seamus Heaney
di Luigia Sorrentino

Il 16 maggio 2013 ho incontrato a Roma per un’intervista televisiva per Rai News 24 il poeta Nordirlandese Seamus Heaney, uno dei più grandi del mondo, premio Nobel per la Letteratura nel 1995, in residenza  all’American Academy.  

Nell’intervista che vi ripropongo integralmente, Heaney racconta la sua storia di poeta: durante gli anni Sessanta ha lavorato come insegnante e poi come Lettore alla Queen’s University di Belfast.  Heaney ha specificato che i suoi primi tre libri di poesie sono stati scritti durante quel periodo. Sorpendentemente nell’intervista Heaney ha precisato che nonostante quei suoi primi tre libri, egli non si sentiva ancora poeta, anche se altri gli dicevano che lo era.

Nel 1972 Seamus Heaney lascia Belfast e si trasferisce con la famiglia a County Wicklow, nella Repubblica d’Irlanda. Nella video-intervista il poeta racconta del periodo della guerra e dei Troubles (i disordini) nell’Uslter, l’Irlanda del Nord. Citando il suo predecessore,  William Bulter Yeats, Heaney  ha detto che il “compito del poeta è quello di condensare in un unico pensiero realtà e giustizia“, anche se l’ha definito “un’istruzione impossibile da seguire”.

 
Heaney ha poi fatto riferimento a un altro suo grande predecessore, il poeta polacco Czesław Miłosz, che in una delle sue poesie si chiede: “Qual è il compito della poesia se non riesce a salvare una nazione o un popolo?”

Una risposta diametralmente opposta ma altrettanto convincente secondo Heaney la da’ il poeta russo Joseph Brodsky che diceva: “Se l’arte ci insegna qualcosa è che la condizione umana è privata“.

Secondo Heaney la poesia deve trovare la sua dimensione tra questi due opposti: il porsi costantemente la domanda “qual è il compito della poesia?” e al tempo stesso esprimere la propria condizione umana – privata

E ancora: Heaney nell’intervista ha detto che “la lingua che si parla nell’isola di Smeraldo, in Irlanda, è storia che si è solidificata. Innanzitutto è la storia di una lingua perduta, il gaelico, divenuto dal XVII secolo in poi, l’inglese, ma non solo… anche lo scozzese, con l’arrivo dei coloni presbiteriani sempre nel secolo XVII”.

Il villaggio nativo di Seamus Heaney, in Irlanda del Nord, si chiama Anahorish, (ndr. titolo di una sua poesia contenuta in District & Circle) che in lingua gaelica significa “luogo delle acque limpide”. Ed Heaney era proprio come il suo luogo d’origine, limpido, semplice, disponibile, generoso.

E quando, quasi alla fine dell’intervista, gli ho chiesto se temeva la morte, egli ha risposto: “Penso di non aver più paura della morte. Ritengo che la letteratura mi abbia aiutato. La mitologia mi ha aiutato“.


Seamus Heaney: A Tribute by Karl Kirchwey