Emanuele Severino, “Cose” e “tecnica”

Appuntamento

Sabato15 Settembre 2012 alle 18.00 al Festival di Filosofia di Modena, Carpi e Sassuolo, lezione magistrale di Emanuele Severino “Cose” e “tecnica” (Modena, Piazza Grande).

Emanuele Severino indica il senso autentico ed estremamente complesso che la tecnica possiede al di là delle diverse e contrapposte interpretazioni che ne vengono date dalla cultura occidentale. “La tecnica del nostro tempo è la forma più radicale della Téchne”  parola dell’antica lingua greca. Secondo Severino non è possibile comprendere il senso autentico della “tecnica” guidata dalla scienza moderna, se non si risale al più autentico pensiero dell’Occidente, la filosofia greca. E se insieme, non si è in grado di scorgere la profonda unità che lega la tecnica al pensiero filosofico degli ultimi due secoli. Continua a leggere

“Le cose”, Festival di Filosofia 2012

Da venerdì 14 a domenica 16 settembre 2012 a Modena, Carpi e Sassuolo quasi 200 appuntamenti fra lezioni magistrali, mostre, concerti, spettacoli e cene filosofiche.

Tra i protagonisti Bauman, Augé, Searle, Sennett, Latouche, la cinese Anne Cheng, Cacciari, Galimberti, Severino e Bodei.

Un concetto chiave della tradizione filosofica e una questione cruciale dell’esperienza contemporanea. È “cose” il tema dell’edizione 2012 che si svolge a Modena, Carpi e Sassuolo dal 14 al 16 settembre in 40 luoghi diversi delle tre città. Lezioni magistrali, mostre, spettacoli, letture, giochi per bambini e cene filosofiche. Gli appuntamenti sono quasi 200 e tutti gratuiti. Continua a leggere

Ancora una poesia di Anna Maria Carpi

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24 DICEMBRE, i quotidiani
danno spazio ai temi “spirituali”.
Nessuno dice no. Non si sa mai.Ne parlano due illustri
già sugli ottanta e oltre,
su quell’ultimo tratto della vita
così sbiadito da non poter più sbagliare.
In reciproca stima stabiliscono:
ci unisce il domandarci
chi siamo e dove andiamo, ci divide
Cristo.

Figlio di Dio per l’uno, ma per l’altro
solo creduto tale
e noi soltanto un infimo episodio
della materia in evoluzione:
ci estingueremo
e con noi ogni immagine,
Solo immani silenzi.
Cos’era il tutto? Nulla.
Senza senso.
E’ la notte dei tempi che ritorna.

Scuote la testa il primo:
la creazione è amore,
amore, amore e noi vi siamo immersi,
il dolore è finito e l’io placato,
noi tutti insieme come nevi eterne,
in un fulgore che non avrà fine.

Ma anche questo io non so se mi piace.

Pentiti, intima il commendatore
a Don Giovanni, per tre volte pentiti,
e lui “no”, grida, “no” e ancora “no”.

Solo in quell’uno che vuol far diverso
c’è un senso, una gioiosa
sanguinosa traccia di un dio.

A ME, PERCHE’ ? Di così poco emergo,
nulla è il mio nome,
e non so più neanche se m’importa.
Mandano poesia edita, inedita
e in umiltà mi chiedono un parere.
Umiltà?
Soltanto in qualche donna
(“mio tremante respiro, mio me stessa”).
Io mentire non voglio e se ho riserve
le avanzo gentilmente:
“forse sbaglio”, “mi pare”, “non mi badi”.
Ma i brontosauri ergono la cresta
verde rossa celeste,
mormorano un primordiale “io non vengo capito”.

Ma questi due di oggi fanno pena,
sono anziani insegnanti,
vive l’uno in Toscana, l’altro nel milanese.
Si fanno avanti:
opera prima l’uno, l’altro
è una vita
che scrive e stampa e non gli danno retta.
Quanto ci ho lavorato,
mi legga, dica:
non sono meglio io di tanti altri?

Non c’è domanda più disperata.
Ma in che sarei diversa io da loro?
Anche Zanzotto canta in Vocativo:
o miei mozzi trastulli,
pensieri in cui mi credo e vedo,
ingordo vocativo,
decebrato anelito.

Detenuti e poeti, trenta poesie che parlano d’amore

Trenta poesie che parlano di amore, affetto e speranza. Trenta componimenti scritti dagli alunni (detenuti e detenute) del laboratorio di poesia della Casa di Reclusione di Bollate (Milano), sono raccolte nell’antologia “Sono i miei occhi” (Ed. La Vita Felice, 80 pagine, 12 euro) che verrà presentata sabato 16 giugno 2012 a Milano, a Palazzo Marino. Il titolo è il primo verso di una poesia scritta da un ragazzo di nazionalità marocchina. Il laboratorio va avanti da sei anni. Il tema che emerge maggiormente nei versi dei detenuti è la mancanza di affettività, sia familiare che amorosa.

Alla presentazione interverranno alcuni degli autori delle poesie e il sindaco Giuliano Pisapia, che ha curato la presentazione del volume.

Il laboratorio di poesia si tiene ogni sabato dalle 9.30 alle 13:00 e gli iscritti sono una trentina, tra i 25 e i 64 anni, tra i quali cinque donne. Provengono da tutti i reparti e una decina hanno origini straniere. Continua a leggere

Anna Maria Carpi, Fukushima

Una poesia
a cura di Luigia Sorrentino

Anna Maria Carpi invia per questo blog una poesia dal titolo Fukushima, nata in una lunga attesa a Tegel, l’areoporto di Berlino, in una sera di marzo. L’aereo era in ritardo. Anna Maria Carpi non ha preso appunti, ha elaborato la poesia più tardi. “Noi eravamo al sicuro – mi scrive – ma la minaccia, rimossa, perdura, tranne che per quel tipo di odierno vincente”.

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