Francesco Tomada, “Fallimento del sistema”

FRANCESCO TOMADA foto di Pierluigi Pintar

System Failure

Nei giorni peggiori di quarantena sembrava
che il rischio più grande fosse restare
senza la bombola per l’acqua gassata

intanto fuori la gente moriva

i nostri figli non sono più dei bambini
hanno vent’anni
potrebbero capire l’importanza delle cose
ma forse siamo noi
che dovevamo insegnargli altro

io volevo evitare gli errori di mio padre
nel costruire una famiglia che fosse mia
adesso anche loro
sanno da dove partire Continua a leggere

Forrest Gander, due poesie inedite

Forrest Gander, Pulitzer Prize 2019, ph. by Nina Subin

FORREST GANDER
TRADUZIONE DI LUCA GUERNERI

 


When the Sky Stops Being Blue

 

In isolation they began to notice * new intimacies appear

intensified by the inhuman * oratorios of spring
but it was still * hard to recognize events

as they happened * to explode instant by instant

before them, hard for anyone * to be a whole person

not dwelling on their mistakes * inside a reality filled

with the feeling of unreality * like an ocean filled with

withdrawal, and so (she said) * they would go traveling
across borders in their minds, * and although he agreed
he really just wanted to turn   * back time (he said) to where
the meaning was, and then * both saw in an unpetaling

gift of intuition, the meaning * was here. It was now.

 

Quando il cielo cessa d’essere blu

 

In isolamento presero a notare * l’apparire di nuove intimità

intensificate dagli inumani * oratori della primavera
eppure era ancora * difficile riconoscere gli eventi

mentre andavano * esplodendo istante dopo istante

davanti a loro, difficile per chiunque * essere tutti di un pezzo

non dimorare nei propri errori * dentro una realtà piena

di un senso di irrealtà * come un oceano pieno

di risacca, e dunque (disse lei) * avrebbero viaggiato
attraverso i confini delle loro menti * e benché lui fosse d’accordo,
in realtà avrebbe solo voluto rimettere indietro * il tempo (disse lui) là dove
stava il significato e fu allora * che tutti e due videro in uno sfiorente dono

d’intuizione che il significato * stava nel qui. E nell’ora.

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Giulia Napoleone, “Le fragilità dentro e fuori di me”

In questi mesi di pandemia io ho apparentemente fatto la stessa vita degli ultimi dieci anni, cioè dal mio rientro dalla Siria.

Niente di diverso. Chiusa tra casa, studio e giardino, ho vissuto tempi di completo isolamento, lavorando per molte ore, punto su punto, riga su riga, tra musica e poesia.

Ho alternato in questi anni lunghi periodi di isolamento e lavoro a viaggi anche frequenti, brevi o lunghi che fossero, sempre con accurate e precise preparazioni. Questo insieme mi ha consentito un giusto equilibrio di vita, di rapporti, partecipazioni, incontri con “l’altro da me”.

Il viaggio non è per me solo spostamento, non è lasciare un luogo per arrivare ad un altro.

Disegno di Giulia Napoleone

Per me viaggiare è una condizione, una necessità vitale che mi permette il raggiungimento di quell’equilibrio di cui sono alla costante ricerca.

Equilibrio tra geometria e natura, ordine e caos, realtà e sogno, concentrazione assoluta e mondo esterno.

Essere privata dalla possibilità di viaggiare, di questa risorsa essenziale mi ha quindi creato in questi mesi un grande disagio.

Ho continuato a lavorare, spesso al limite delle mie energie, ma quello che è profondamente cambiato è lo spirito con cui ho affrontato le mie giornate di lavoro. Giorni trascorsi con profonda tristezza per le notizie, le immagini, le incertezze, la perdita di tanti amici.

Disegno di Giulia Napoleone

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Carlo Bordini, “L’Italia è nei guai”

Carlo Bordini/ credits ph. Dino Ignani

Doomsday Clock e realismo
di Carlo Bordini

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Il Doomsday Clock (orologio dell’apocalisse) è l’iniziativa di un gruppo di scienziati dell’università di Chicago intesa a misurare metaforicamente il pericolo di un’ipotetica fine del mondo. Iniziata nel 1947, la lancetta che si avvicina alla mezzanotte dell’apocalisse è andata progredendo; all’inizio mancavano sette minuti; quest’anno, nel 2020, le lancette distano dalla simbolica mezzanotte 100 secondi, solo un minuto e quaranta.

Inizialmente gli scienziati intendevano come elemento principale di pericolo la guerra atomica; dal 2007 hanno cominciato a considerare altri elementi, come, ad esempio, i cambiamenti climatici.

Con questo atto metaforico gli scienziati vogliono ricordare all’umanità che la nostra civiltà è affetta da numerose malattie mortali che dovrebbero essere subito affrontate. Ma queste sono cose che ormai sanno tutti… Io le ho prese dal web (cosa facilissima) ma già le sapevo come le sanno tutti. E tutti sanno che l’umanità non fa quasi nulla per affrontare questi problemi.

Ho la sensazione che il covid-19 faccia parte di questa rovinosa corsa verso la distruzione. Dato che le malattie mortali dell’umanità sono molte, questa mi sembra essere una delle tante, e neanche la più tragica (pensiamo alla sovrappopolazione, ai cambiamenti del clima, alla presenza delle armi atomiche). Comunque io, poetino romano, non ho ricette interpretative o risolutive. Mi limito a constatare che siamo alla vigilia di una fortissima crisi economica, per esempio. Constato. Cerco di salvarmi personalmente.

So, da tempo, che il mio compito non è salvare il mondo, ma salvarmi nel mondo. E inoltre, accetto la catastrofe.

Potremmo chiederci: ma allora, a che serve fare il poetino romano? Non lo so. Francamente non lo so. Forse a credere in un’utopia. Come i bambini: chi vuol credere all’utopia metta il dito qua sotto. Continua a leggere

Una poesia di Milo De Angelis

NEMINI

Sali sul tram numero quattordici e sei destinato a scendere
in un tempo che hai misurato mille volte
ma non conosci veramente,
osservi in alto lo scorrere dei fili e in basso l’asfalto bagnato,
l’asfalto che riceve la pioggia e chiama dal profondo,
ci raccoglie in un respiro che non è di questa terra, e tu allora
guardi l’orologio, saluti il guidatore. Tutto è come sempre
ma non è di questa terra e con il palmo della mano
pulisci il vetro dal vapore, scruti gli spettri che corrono
sulle rotaie e quando sorridi a lei vestita di amaranto
che scende in fretta i due scalini, fai con la mano un gesto
che sembrava un saluto ma è un addio.

(da Linea intera, linea spezzata di prossima pubblicazione da Mondadori) Continua a leggere