Poesia, di Luigia Sorrentino

Il primo blog di poesia della Rai

Silvia Bre

Silvia Bre / credits ph. Dino Ignani

di Eleonora Rimolo

In perenne tensione tra l’osservazione dell’oggetto e la scoperta della sua fragilità, la poesia di Silvia Bre esplora con circospezione quel rapporto sottile e precario tra il “sapere” e “l’essere”: un legame moribondo basato su “la forma / che si forma ciecamente / nel suo dire di sé / per vocazione.” Il dualismo, secondo il poeta, è il sistema fondante della nostra contraddittoria esistenza e ci pone sempre di fronte ad una scelta impossibile tra un prima e un dopo, da noi indipendenti: “un viale avevo / di sterminate rose / da guardare la sera” mentre “guarda adesso / com’è tutto raccolto in un mirino”. Perdere l’orientamento, la strada, lasciare il “mondo delle cose” non è tuttavia sintomo di smarrimento: è, invece, possibilità di raggiungere uno spazio nuovo, tutto interiore, dove i versi ramificano e “il cielo” si stende “sulle dita”, regalandoci una nuova ipotesi di felicità. Continua a leggere

Omaggio a Giulia Napoleone

Giulia Napoleone. Credits ph Dino Ignani

C O M U N I C A T O    S T A M P A

Omaggio a Giulia Napoleone
Quattro mostre, in occasione dell’antologica “Dialoghi”
promossa dall’ Istituto centrale per la grafica di Roma

A partire da mercoledì 20 settembre 2017, il circuito ACAMM (Aliano, Castronuovo Sant’ Andrea, Moliterno e Montemurro) rende omaggio a Giulia Napoleone, pittrice e grafica italiana di origini abruzzesi ma profondamente legata alla Lucania, esponendo, in contemporanea nei presidi culturali del quadrilatero, un gruppo di opere realizzate dall’artista nell’arco della sua carriera.

L ‘occasione viene offerta dalla mostra “Dialoghi” che l’Istituto centrale per la grafica di Roma le dedica, dal 15 settembre al 12 novembre 2017, attraverso un’interessante esposizione di 36 libri-opera, composti da disegni, per lo più inediti, realizzati dall’artista a partire dal 1963, anno della prima mostra alla Galleria Numero di Firenze. Il ’63 è anche l’anno in cui Giulia Napoleone realizza i primi disegni a inchiostro di china ed esegue le prime incisioni; è la nascita del suo linguaggio formale, dei paesaggi interiori, dei paesaggi “di puntini”, come li definisce lei stessa, di quella ricerca sulla complessità semantica che domina la scena intellettuale e artistica degli anni Sessanta, in cui l’artista opera con la sua personalissima lettura del reale mediata dalla poesia. “La poesia è come un paesaggio – scrive Giulia Napoleone – tutta la comprensione delle cose avviene attraverso la poesia, a tutto corrisponde un verso. La mia lettura è una lettura lenta e tormentata, un processo di assimilazione difficoltoso”. Un dialogo continuo e costante tra poesia e arte visiva caratterizza dunque il suo lavoro, ed ha ispirato la sua scelta per il titolo della mostra, “Dialoghi”.

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Patrizia Valduga

Patrizia Valduga credits ph Dino Ignani

di Fabrizio Fantoni

Voce tra le più rilevanti della poesia del secondo novecento, Patrizia Valduga si è caratterizzata, sin dal suo esordio poetico, per la ripresa di generi metrici tradizionali quali il sonetto, l’ottava e la terzina dantesca. Una scelta questa che lungi dall’essere frutto di classicismo o peggio di citazionismo trae origine dalla necessità, avvertita dall’autrice, di porre un argine ad un’inarrestabile energia vitale che nei versi trova concreta espressione in un Eros irrefrenabile e dilagante inteso, come scrive Recalcati, in un “erratico, eccentrico, incostante oltrepassamento di qualunque soddisfazione possibile».
Tale modalità stilistica, riprodotta anche nelle raccolte successive, trova piena compiutezza nel libro “Requiem” (1994) che può essere considerato, a pieno titolo, come il risultato più rilevante della sua produzione poetica. Qui il dolore, evocato tramite la reale esperienza della morte del padre, diviene oggetto di un canto in cui contenuto e forma metrica non sono più presupposto l’uno dell’altro ma divengono un tutt’uno, si fondono dando vita, come scrive Luigi Baldacci, ad una “cronistoria di un’agonia e di un’angoscia, del padre e della figlia: una morte riguardata dalle ultime trincee della vita” in cui “niente è lasciato alla sfera della metafisica, tutto si riporta all’immanenza, al concreto”. Sono versi di forte impatto emotivo che ci parlano della lontananza che si crea tra persone legate da vincoli di sangue e di una figlia che, nel dolore, vede dischiudersi davanti a se la vita del padre colta in tutta la sua intensità proprio nel momento del suo perdersi. Continua a leggere

Giancarlo Pontiggia, “Il moto delle cose”

Giancarlo Pontiggia / Credits ph. Dino Ignani

Dalla quarta di copertina

È una poesia di pensiero, quella di Giancarlo Pontiggia, alimentata peraltro, sempre, da un’immaginazione fervida eppure controllata, frutto di una sapienza felicemente in equilibrio con un estro inquieto, nel corpo di una scrittura che è testimonianza di un esercizio della mente, di un percorso che passo dopo passo viene a tessere i momenti di un’avventura dell’esistere. E dunque di una vicenda, quanto mai articolata e insistita tra lo «stridìo rigoglioso delle cose» e «l’unghia del tempo». Un tempo «che non consola», nella sua «linea infinita», quella che ci precede e seguirà, quando il nostro ansioso esserci cadrà, come è suo destino, nel vuoto. Continua a leggere

Mario Benedetti, “Tutte le poesie”

Foto di copertina di Dino Ignani

A cura di Stefano Dal Bianco, Antonio Riccardi e Gian Mario Villalta

Mario Benedetti è uno dei poeti più intensi e originali della nostra letteratura. Sin dalle prime prove, tra la fine degli anni Settanta e i primi Ottanta, la sua scrittura in versi è cresciuta seguendo una tenace fedeltà alle cose, soprattutto le più comuni e dimesse: quelle che entrano a far parte dell’esperienza di un individuo nel tempo che gli è dato in sorte, accumulata giorno dopo giorno, anno dopo anno. E proprio nella parola esperienza si trova la chiave del percorso del poeta, che pone due problemi essenziali: come si possa rappresentare nella scrittura in modo autentico il vissuto di un individuo, senza trasfigurarlo in pose eroiche, istrioniche, profetiche, o attribuire loro una vaticinante investitura civile; e come la poesia possa farsi spazio etico di conoscenza e di insegnamento attraverso la rappresentazione dell’esistenza stessa.

Questo volume raccoglie per la prima volta l’intera opera poetica di Mario Benedetti, da Umana gloria (2004) a Pitture nere su carta (2008), Tersa morte (2013) e Questo inizio di noi, inedito in volume (2015). Continua a leggere