Francesco, “Cantico delle creature”

CHIARA_FRANCESCO

Immagine tratta dal film di Liliana Cavani “Francesco” (2014).
Sara Serraiocco è Chiara,  Mateusz Kosciukiewicz è Francesco.

LUIGIA SORRENTINO LEGGE IL “CANTICO DELLE CREATURE” di Francesco

 

San Damiano, Assisi
di Luigia Sorrentino

Ci si arriva a piedi percorrendo una strada sterrata, defilata dal flusso abituale dei turisti. Come rispondendo a una voce che ci chiama, si raggiunge un luogo povero e essenziale. E’ qui che nel 1211 Francesco condusse Chiara, una ragazza appena diciottenne “cresciuta sotto la sua ombra come una sua piccola pianta” – lo dice Chiara nei suoi scritti -.
Continua a leggere

Gianni Mussini, “Rime cristiane”

Mussini, Rime cristiane 180Rime cristiane. Apri, sfogli, e incontri raramente il nome di Dio o di Gesù Cristo. Leggi sistematicamente, e ti accorgi che tutto qui è vissuto ideologicamente, eticamente, e soprattutto sentimentalmente nella più schietta visione e interpretazione del cristianesimo. Tutto invero è sostenuto in queste pagine anche da una bravura tecnica che si esplica e sbizzarrisce su ogni tonalità.

L’AUTORE

Nato a Vigevano nel 1951, Gianni Mussini è stato alunno del Collegio Borromeo di Pavia, per laurearsi in Lettere presso quella università, dove ha avuto maestri, tra gli altri, Dante Isella, Maria Corti, Cesare Segre. Tesi su Clemente Rebora con Franco Gavazzeni, destinatario di una delle liriche di questa raccolta. Continua a leggere

Voce giunta con le folaghe

montaleEugenio Montale scrive “Voce giunta con le folaghe” nel 1947. La poesia fa parte della raccolta “La bufera e altro” pubblicata nel 1956 con l’editore Neri Pozza e con Mondadori, l’anno successivo. 
I luoghi di “Voce giunta con le folaghe” sono le Cinque Terre. Il poeta si reca sulla tomba del padre, nel cimitero di Monterosso.
Nella poesia “circolare”, la voce di Montale ritrova e si congiunge a quella del padre, che voce non ha più, ma che si trasforma, nella memoria del poeta, in immagini precise, dettagliate, forse visioni che segnano gli ultimi giorni di vita del genitore:  “Eccoti fuor dal buio che ti teneva, padre”, “erto ai barbagli, senza scialle e berretto“.

Il particolare assordante di questi versi, letti da Luigia Sorrentino, è determinato proprio dal perenne moto circolare che compiono le due ombre, l’una nell’altra. L’ombra del poeta sulla tomba, non ha più peso dell’altra ombra. L’ombra è fidata, è il muto che risorge, che scorpora l’interno fuoco. E’ poesia religiosa, sembra uscita da una scrittura solenne e sacra: “L’una forse / ritroverà la forma in cui bruciava amor di Chi la mosse e non di sé /”, amor di Chi la mosse è l’amore divino, del Dio che ha generato l’ombra. Quale delle due ombre torna a bruciare nell’amore di Dio? Non è dato saperlo. Sappiamo che l’ombra è viva, mentre l’altra è riluttante, ma le due ombre sono insieme, l’una nell’altra. Si può pensare che entrambe tornino nella luce di Chi le ha generate dopo aver abitato il vuoto, fino al tempo del colmarsi, del ritrovarsi.

Alessia D’Errigo, “Pasto Vergine”

 

foto-Alessia-D'ErrigoNon credo di aver scritto “Pasto Vergine”con molta consapevolezza; non mi ero data nessuna tematica, nessun riferimento, nessun punto di partenza. Ho lasciato che le parole arrivassero.

Vengo dal teatro e prima ancora dalla danza. Da anni porto avanti un enorme lavoro sulla ‘parola parlata’ e soprattutto sulla parola poetica. Negli anni e con l’esperienza, avida e curiosa, sono andata avanti con la mia ricerca in maniera sempre più estrema e assoluta, come se non ci fossero mai punti di arrivo ma sempre nuove possibilità di apprendimento, nuovi linguaggi e forme espressive. Via via si è andata a delineare una mia identità artistica e sono andata a definire i punti più importanti del mio lavoro: diventare corpo cavo, essere agiti, lavorare sugli stati alterati di coscienza. Continua a leggere

In memoria di te, Eunice Odio

 

eunice_odioIn prima traduzione italiana una delle più grandi poetesse ispanoamericane del Novecento
Eunice Odio,
a cura di Tomaso Pieragnolo e Rosa Gallitelli

_

“Intendo che il compito del poeta è quasi contrario a chi cerca esclusivamente se stesso. Il poeta va cercando Dio e solo lo incontra nel profondo di tutti gli uomini. E solo è poeta quando conosce ciò che è nell’animo di tutti gli uomini possibili; e lo conosce solo quando li ama immensamente e appassionatamente. Se mi dicessero di scegliere tra l’ appartenere ai poderosi della terra e l’appartenere a quelli che possono dar vita a una nuova parola, non vacillerei nemmeno un momento. E se mi dicessero che mi danno una grande poesia in cambio della miseria, ma solo una grande poesia, scelgo quest’ultima, benché sia solo una. Così è stato da quando ho capito che la poesia non era per me solo una propensione, ma un destino implacabile. Non c’è cosa che non darei per la Bellezza, che a sua volta è una forma di Dio; la più vicina alla Sua Natura.” (Eunice Odio). Continua a leggere