Roberto Carifi

di Eleonora Rimolo

La madre e il suo grembo, cioè la città natale del poeta, sono i due temi sui quali si incardina tutta l’intensa attività poetica di Roberto Carifi. Pistoia è diretta emanazione del legame affettivo materno, dal quale il poeta non riuscirà mai a prescindere: la madre è musa e dopo la sua scomparsa sarà incolmabile perdita di uno stato d’infanzia e di giovinezza custodito in eterno dalla memoria e dal sogno. “Gli anni sono gocce” e dunque il tempo scorre con la sua lentezza inesorabile quanto esasperante, trascinando con sé ricordi e momenti di un’infanzia dorata “finché un raggio ferisce tutto/anche gli attimi invincibili” del “primo amore”, che è insostituibile per il poeta. La parola è il mezzo attraverso il quale Carifi indaga l’inspiegabile distanza tra corpo e interiorità, tentando ostinatamente di ricongiungerli in un “abbraccio umido,/spietato”, senza riuscirci mai pienamente ma attraversando, in questo modo, ogni categoria dell’agire e del sentire umano: se anche la “neve tardiva” non si scioglie, “gli occhi si sciolgono al perdono” e tanto basta al poeta per rimanere aggrappato alla vita.

Continua a leggere

I finalisti del Premio Antonio Fogazzaro

Per la poesia edita in lingua italiana e in dialetto  i finalisti sono (in ordine alfabetico) Gaia Formenti (Milano) con “Poesie criminali” (stampa2009, 2016); Sergio Gallo (Savigliano, CN) con “Corvi con la museruola” (LietoColle, 2017); Eleonora Rimolo (Nocera, SA) con “Temeraria gioia” (Giuliano Ladolfi Editore, 2017); Francesca Serragnoli (Bologna) con “Aprile di là” (LietoColle, 2016); Federica Volpe (originaria di Carate Brianza, MB) con “Parole per restare” (Raffaelli Editore, 2016) e Michelangelo Zizzi (Martina Franca, TA), con “La Resistenza dell’Impero” (LietoColle, 2016). Continua a leggere

Eleonora Rimolo, “Temeraria Gioia”

Eleonora Rimolo

Nota di Giovanni Ibello

Può una gioia insolente essere iconografia dell’autodistruzione? Questo è l’audace proposito di “Temeraria Gioia” (Ladolfi, 2017), il terzo lavoro in versi della poetessa salernitana, Eleonora Rimolo (classe 1991).
Contrariamente alle aspettative, la poesia della Rimolo è permeata da un forte senso dell’etica: penso al poeta-samurai che non scende a compromessi, che non teme l’harakiri, l’estremo sacrificio dei vinti. Continua a leggere

Poesie della strage

Matteo Fantuzzi / Credits Daniele Ferroni

di Eleonora Rimolo

Dal 2 agosto del 1980 sulle orizzontali tracciate dai binari della stazione di Bologna non si muovono solamente treni e viaggiatori: il silenzio della memoria, infatti, sussurra continuamente la storia terribile di una strage, e così farà per sempre, perché è lì che si comprende/il senso di una strage,/quando il silenzio avvolge e copre/senza scelta e senza distinzione. È con questi versi che Matteo Fantuzzi, ne La stazione di Bologna (Feltrinelli 2017), delinea immediatamente la quiete attonita che segue per un attimo l’esplosione. In questa sua raccolta di versi tutta dedicata al senso di quel massacro e all’estrema umanità con la quale Bologna si è rialzata, Fantuzzi descrive in maniera puntuale i fatti di cronaca, citando i nomi delle vittime, ancorando responsabilmente il verso alla realtà, e quindi assegnandogli il fondamentale compito di sottrarre all’oblio un evento che ha cambiato la storia italiana degli ultimi trent’anni. Continua a leggere

Giovanni Ibello, “Turbative siderali”

Giovanni Ibello

 

Quando tutto sarà finito
sarà il sonno a irrigidire gli occhi
ma prima della fine
c’è una retrospettiva lenta dell’infanzia
una campionatura degli amori.
Poi il respiro si risolve
in un orgasmo neuronale,
è come un’implosione
di pianeti nella mente
una turbativa siderale
del corpo che ritorna seme. Continua a leggere