Louise Colet

Louise Colet, lithographie de Marie-Alexandre Alophe

Un’autrice troppo dimenticata: Louise Colet

di Joëlle Gardes

Nessuno è profeta in patria e Louise Colet ne è l’esempio. Lei, relativamente conosciuta in Italia per il suo impegno politico durante il Risorgimento e per i suoi volumi L’Italie des Italiens, è oggi, nel suo stesso paese, ridotta al ruolo di musa di Flaubert, Musset o Vigny…
Il trattamento riservatole in vita è una testimonianza lampante degli ostacoli che una donna, bella, indipendente e autrice, poteva incontrare all’epoca. Più che la scrittrice è la donna che si attaccava, come se una donna non potesse essere dotata nella scrittura, come se ogni minimo successo fosse dovuto unicamente alla sua avvenenza.
Louise Colet è nata ad Aix-en-Provence, nel 1810. La famiglia originaria era borghese da parte di padre, e aristocratica ma di spirito rivoluzionario da parte di madre. Dopo la morte del padre, si trasferisce con la madre e con i fratelli e le sorelle a Servane, nei pressi di Saint Rémy de Provence. In disaccordo con la famiglia, molto conservatrice, dopo la morte della madre che la sosteneva, Louise non ha che un’idea in testa: sposarsi e trasferirsi a Parigi, ciò che fa sposando il musicista Hyppolite Colet, con il quale però non andrà mai d’accordo. I due finiscono per separarsi, ma è a casa di lei che lui morirà, di tubercolosi, nel 1851. Continua a leggere

Roberto Carifi

di Eleonora Rimolo

La madre e il suo grembo, cioè la città natale del poeta, sono i due temi sui quali si incardina tutta l’intensa attività poetica di Roberto Carifi. Pistoia è diretta emanazione del legame affettivo materno, dal quale il poeta non riuscirà mai a prescindere: la madre è musa e dopo la sua scomparsa sarà incolmabile perdita di uno stato d’infanzia e di giovinezza custodito in eterno dalla memoria e dal sogno. “Gli anni sono gocce” e dunque il tempo scorre con la sua lentezza inesorabile quanto esasperante, trascinando con sé ricordi e momenti di un’infanzia dorata “finché un raggio ferisce tutto/anche gli attimi invincibili” del “primo amore”, che è insostituibile per il poeta. La parola è il mezzo attraverso il quale Carifi indaga l’inspiegabile distanza tra corpo e interiorità, tentando ostinatamente di ricongiungerli in un “abbraccio umido,/spietato”, senza riuscirci mai pienamente ma attraversando, in questo modo, ogni categoria dell’agire e del sentire umano: se anche la “neve tardiva” non si scioglie, “gli occhi si sciolgono al perdono” e tanto basta al poeta per rimanere aggrappato alla vita.

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Rosita Copioli, “Le acque della mente”

le-acque-della-menteDal risvolto di copertina

Lo si avverte subito: c’è una grande passione, un’animata, animosa passione di fronte al proprio esserci, alle cose del mondo, all’umana storia, in questi nuovi versi di Rosita Copioli. È una passione inquieta, irrequieta, e quanto mai insolita nel nostro tempo, ma che riesce a trasmettersi con efficace immediatezza. I territori d’esplorazione sono svariati, a volte persino opposti, ma sempre chiamati in causa con la stessa emozione del confronto, che è la vera energia di questo vitalissimo libro. Copioli tratta degli orrori della storia, come delle più recenti tragedie, le quali ne ripetono di antiche, anche perché «tutto ciò che è / più atrocemente stupido / ama replicarsi». Chiama in causa il pensiero potente e felicemente intempestivo di Ivan Illich, evoca grandi figure della letteratura come Shelley, Byron, Marianne Moore, D.H. Lawrence, racconta il proprio viaggio nelle meraviglie dell’arte, dove si esprime e dilata «lo spazio della mente», visitando la cavità del Mitreo, le opere di Giuliano da Rimini, Piero della Francesca, Pollaiolo, Leonardo, e altri, altri ancora, fino a Pollock. Continua a leggere

Maurizio Cucchi, “Poesie 1963-2015”

Foto_CucchiE’ in libreria, il nuovo Oscar Mondadori con tutte le poesie di Maurizio Cucchi a cura di Alberto Bertoni.

Dalla Prefazione di Alberto Bertoni

L’opera di Maurizio Cucchi costituisce, come pochissime altre esperienze della poesia del Novecento, un vero e proprio Canzoniere, quasi un romanzo, costruito a partire dall’esordio con “Il Disperso”, pubblicato per volontà di Vittorio Sereni. Continua a leggere

Nicola Gardini, “Lacuna”

 

lacuna_fbLacuna” di Nicola Gardini (Einaudi, 2014) è un saggio sul non detto,  un aspetto fin qui, poco esplorato della cultura letteraria mondiale. 

Ma perché “Lacuna”?

Per Gardini una buona narrazione tralascia sempre qualcosa, ed è proprio “la parte che sembra mancare”, perché si inabissa nel non detto – il lettore deve cercarla –  il “quid”, che dà identità e definizione a  ogni grande opera letteraria.

Nella sezione che ha per titolo “La realtà”, leggiamo qualcosa di molto importante: “Il realismo non consiste in un semplice rispecchiamento tra letteratura e vita. In un romanzo, come avverte Vladimir Nabokov, non c’è altra realtà che la mente dello scrittore. Quale vita sarebbe poi rispecchiata in quelle pagine che leggiamo con gli occhi? Quella del tempo in cui vive lo scrittore? Lo stesso Dostoevskij, con tutta la sua pretesa di ancorarsi alla contemporaneità, (la “realtà attuale”, la “realtà concreta”), negava che il realismo fosse solo una questione di fatti: la realtà sta nel significato che sta dietro ai fatti; e il compito principale dello scrittore consiste nella comprensione più che nella semplice rappresentazione.” […] Continua a leggere