Liz Lochhead, poesie

Liz Lochhead

ANNEMARIE

Men see men I’ve had it
Up to here absolutely
It’s all off completely.
I said suppose that’ll suit you fine I said
You can go out with your mates
Every night of the week and not just Thursdays
I said,
Look at the state of you
The beer’s all going to your belly already
And coming from the West of Scotland you
Are statistically unlikely
even to reach the age of 25
without false teeth
And to tell the truth
Since we got engaged
You never bother with the Brut
Or the good suit I said
I’m sick to the backteeth of
every time we go for a Chinese
You order
Chicken and chips, fried eggs and peas.
I said No way
Believe me the only way I’d ever consider
The World Cup in Mala-bloody-ga
For my honeymoon
Is if I was guaranteed
An instant trade you in for a
Six foot shit-hot sharp shooter that never failed to hit the spot.
I told him where to stick his bloody
One carat diamond-is-forever.

I blame his mother.

ANNEMARIE

Gli uomini degli uomini ne ho
avuto abbastanza lo giuro
è tutto finito.
Ho detto immagino che ti stia bene ho detto
così puoi uscire con gli amici
tutte le sere e non solo il giovedì
ho detto,
ma guarda come ti sei ridotto
con la pancia già gonfia di birra
e venendo dall’ovest della Scozia
è statisticamente improbabile
che arrivi anche solo ai 25
senza denti finti
e a dir la verità
da quando ci siamo fidanzati
ti sei scordato del Brut
o di un vestito decente
ne ho piene le scatole
ogni volta che andiamo al cinese
tu ordini
pollo e patatine, uova fritte e piselli.
Ho detto Non c’è verso
stanne certo l’unico modo perché prenda in considerazione
la Coppa del Mondo a Mal-edett-aga
per la mia luna di miele
è se avessi la garanzia di
uno scambio immediato tra te e un
fusto superaccessoriato di annessi e connessi che non scazza un colpo.
gli ho detto dove ficcarsi il suo fottuto
un diamanteèpersempre da un carato.

Tutta colpa di sua madre.
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Addio a Anne Stevenson

Anne Stevenson

Solo qualche giorno fa avevamo pubblicato alcune poesie della poetessa Anne Stevenson senza sapere che ci stava per lasciare. Nata nel 1933 si è spenta il 14 settembre 2020, a 87 anni.

Anne Stevenson nata a Cambridge, in Gran Bretagna, aveva sei mesi quando i genitori, americani, ritornarono negli Stati Uniti. Crebbe e studiò prima nel New England, dove il padre insegnava filosofia a Harvard e Yale, poi a Ann Arbor, nel Michigan. In America studiò musica, pianoforte e violoncello, e letteratura europea. Sembrava avviata a una carriera concertistica ma, ancora molto giovane, iniziò ad avere seri problemi all’udito. Si dedicò allora completamente alla poesia. Dopo una serie di spostamenti tra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna (ha risieduto in Inghilterra, Scozia e Galles), si è infine stabilita definitivamente in Inghilterra, a Durham, assieme al marito Peter Lucas.

È autrice di più di venti raccolte di poesia, le più recenti sono “Poems 1955-2005” (2005), “Stone Milk” (2007) e “Astonishment” (2012), tutte pubblicate da Bloodaxe, e di libri di saggi e critica letteraria che includono una biografia della poetessa Americana sua coetanea Sylvia Plath, Bitter Fame: “A Life of Sylvia Plath” (1989), un notevole studio critico dell’opera di Elizabeth Bishop, Five Looks at Elizabeth Bishop (Bloodaxe Books, 2006) e “About Poems and how poems are not about” (2017), basato su una serie di conferenze da lei tenute alla Newcastle University.

Ha vinto numerosi premi, in America e in Inghilterra, tra i quali nel 2002 il Northern Rock Foundation Writer’s Award e nel 2007 il Lannan Lifetime Achievement Award for Poetry e il Poetry Foundation’s Neglected Masters Award. Nel 2008, la Library of America ha pubblicato Anne Stevenson: Selected Poems, a cura di Andrew Motion, l’allora Poeta Laureato del Regno Unito, nell’ambito di una serie dedicata alle maggiori figure della poesia americana.

Una selezione di sue poesie, tradotte in italiano e curate da Carla Buranello, è stata pubblicata nel 2018, in edizione bilingue, da Interno Poesia Editore, con il titolo Le vie delle parole.

Il suo ultimo libro, “Completing the Circle”, è appena uscito in Inghilterra. Continua a leggere

Le colombe di Damasco, Kate Clanchy e Giorgia Sensi



COMMENTO DI GIORGIA SENSI

“Le colombe di Damasco”, poesie da una scuola inglese, Edizioni LietoColle, 2020 è la versione italiana, cura e traduzione di Giorgia Sensi, di un’antologia di poesie scritte da studenti con un’età compresa tra gli undici e i diciotto anni, e tutti nella stessa piccola scuola inglese, Oxford Spires Academy.

Il titolo dell’antologia inglese è “England: Poems from a School”, Picador, 2018. La curatrice, la poeta Kate Clanchy, ha lavorato nella scuola come Writer in Residence per circa otto anni. Tutti i ragazzi inclusi nell’antologia vengono da famiglie di migranti, e parecchi sono rifugiati. Oxford Spires Academy, inoltre, nonostante il nome ambizioso, non è una scuola selettiva, per privilegiati; è una normale scuola secondaria superiore “comprehensive” sita nella zona est di Oxford: un agglomerato industriale, povero, di urbanizzazione selvaggia, ben lontano dalle famose guglie.

L’originale inglese ha avuto un’accoglienza eccezionale nel Regno Unito, sia dalla stampa nazionale sia dalla critica sia dal pubblico.
Si spera fortemente che questo sia, come è giusto, un libro di grande impatto anche in Italia.

A testimonianza dell’impegno umanitario sollecitato da questo libro, l’editore LietoColle, Michelangelo Camelliti, e la sottoscritta hanno deciso di donare i proventi di ogni copia di Le colombe di Damasco, poesie da una scuola inglese, a UNHCR, Agenzia ONU per i rifugiati, sezione italiana.
Qui se ne presenta una piccola selezione.

I Want a Poem

I want a poem
with the texture of a colander
on the pastry.

A verse
of pastry so rich
it leaves gleam on your fingertips.

A poem
that stings like the splash of boiling oil
as you drop the pastry in.

A poem
that sits on a silver plate with
nuts and chocolates, served up to guests who
sit cross legged on the thoshak.

A poem
as vibrant as our saffron tea
served up at Eid.

Let your poetry
texture the blank paper
like a prism splitting light.

Don’t leave without seeing all the colours.

Shukria Rezaei (18) Continua a leggere

Tre poesie di Abigail Ardelle Zammit

Abigail Ardelle Zammit

Sculpting the Girl with a Bee Dress *

One is not born, but rather becomes, a woman
–Simone de Beauvoir

Before her nipples blush
into stone buds,
he casts bees in wax
so her eyes are abuzz
with wings in flight,
her larval tongue
steaming pink and red.

Next, he hems her ovaries
into honeycombs,
graces her hands into
a hymn of flowers,
pins her forehead
inside a halo of sky.

He’d let her slumber
in honey and song
expecting no battle cry
in B sharp, nor the frenzy
of the swarm, the insect fury
that might kill him.

*Ispirato da Maggy Taylor, ‘Girl with a Bee Dress’

Pubblicato per la prima volta in ‘Bracken Magazine’
https://www.brackenmagazine.com/issue-vii/zammit-sculpting-the-girl-with-a-bee-dress

Scolpire la ragazza col vestito di api

Donna non si nasce, si diventa
Simone de Beauvoir

Prima che i capezzoli avvampino
in fioriture di pietra,
lui getta le api nella cera,
così gli occhi di lei sono
un pullulare di ali in volo,
la sua lingua di larva
un’effusione di rosa e di rossi.

Ripartisce
le ovaie in favi,
raffina le mani
in un inno di fiori,
appunta la fronte a
un alone di cielo.

La lascerebbe assopire
in miele e canto,
non si aspetta grida di guerra
in Si diesis, o la frenesia
dello sciame, la furia dell’insetto
che lo potrebbe uccidere. Continua a leggere

La poesia di Margaret Atwood

 

Margaret Atwood

Morning in the Burned House

In the burned house I am eating breakfast.
You understand: there is no house, there is no breakfast,
yet here I am.

The spoon which was melted scrapes against
the bowl which was melted also.
No one else is around.

Where have they gone to, brother and sister,
mother and father? Off along the shore,
perhaps. Their clothes are still on the hangers,

their dishes piled beside the sink,
which is beside the woodstove
with its grate and sooty kettle,

every detail clear,
tin cup and rippled mirror.
The day is bright and songless,

the lake is blue, the forest watchful.
In the east a bank of cloud
rises up silently like dark bread.

I can see the swirls in the oilcloth,
I can see the flaws in the glass,
those flares where the sun hits them.

I can’t see my own arms and legs
or know if this is a trap or blessing,
finding myself back here, where everything

in this house has long been over,
kettle and mirror, spoon and bowl,
including my own body,

including the body I had then,
including the body I have now
as I sit at this morning table, alone and happy,

bare child’s feet on the scorched floorboards
(I can almost see)
in my burning clothes, the thin green shorts

and grubby yellow T-shirt
holding my cindery, non-existent,
radiant flesh. Incandescent.

Mattino nella casa bruciata

Nella casa bruciata faccio colazione.
Capirai: niente casa, niente colazione,
invece eccomi qua.

Il cucchiaio che si è fuso raschia
la ciotola che pure si è fusa.
non c’è nessun altro in giro.

Dove sono andati, il fratello e la sorella,
la madre e il padre? Via lungo il mare,
forse. I loro abiti sono ancora sulle grucce,

la pila dei piatti accanto al lavello,
accanto al fornello a legna
con la gratella e il bollitore incrostato,

ogni dettaglio è chiaro,
la tazza di latta e lo specchio grinzoso.
Il giorno è luminoso e senza canto,

il lago è blu, la foresta vigile.
A est un cumulo di nubi
lievita il silenzio come pane scuro.

Vedo i ghirigori nella carta oleata,
vedo i difetti nel vetro,
le vampe dove il sole batte.

Le mani e le gambe non me le vedo
e non so se è un problema o una benedizione,
ritrovarmi qui, dove ogni cosa

in questa casa si è da tempo estinta,
pentolino e specchio, cucchiaio e ciotola,
perfino il mio stesso corpo,

perfino il corpo che avevo allora,
perfino il corpo che ho adesso
mentre siedo a tavola stamattina, sola e felice,

piedi nudi di bimba sulle assi bruciacchiate
(li vedo quasi)
nei miei abiti in fiamme, i calzoncini verdi leggeri

e la maglietta gialla bisunta
che tiene insieme la mia inesistente, cinerina,
carne radiosa. Incandescente. Continua a leggere