La poetessa britannica, Selima Hill

SELIMA HILL

da Portrait of My Lover as a Horse , Bloodaxe, 2002
Le  traduzioni di Giorgia Sensi sono inedite per l’Italia

Portrait of My Lover as an Angel

Nothing as you know, would please me more
than if you were to find yourself in Heaven
standing on a cloud with nothing on
being measured by a large saint.

Ritratto del mio innamorato come angelo

Niente, lo sai, mi farebbe più piacere
che saperti in Paradiso
ritto su una nuvola con niente addosso
e un grosso santo che ti misura.

Portrait of My Lover’s Arm

Your arm across my breast
is like a doll
nobody wants to cuddle
because it’s headless.

Ritratto del braccio del mio innamorato

Il tuo braccio sul mio petto
è come una bambola
che nessuno vuole coccolare
perché è senza testa. Continua a leggere

Addio alla poetessa Eavan Boland

Eavan Boland

Eaven Boland, colpita da un ictus,  è morta oggi, 27 aprile 2020 all’età di 75 anni. La notizia ha fatto in poche ore il giro del mondo. Su questo blog proprio il mese scorso avevamo pubblicato ( qui ) la traduzione delle sue poesie a cura di Giorgia Sensi. 


Per ricordare Eavan Boland, 1944-2020

di Giorgia Sensi

Abbiamo appena avuto notizia della morte della poeta irlandese Eavan Boland, una perdita enorme sia per la poesia irlandese sia per la poesia internazionale.

Fin dalle prime poesie giovanili, e ancor più nelle raccolte degli anni Ottanta, In Her Own Image, 1980, Night Feed, 1982, è evidente l’ interesse di Boland per il ruolo della donna nella letteratura e nella società, nel mito e nella storia irlandesi, che diventerà un tema centrale della sua opera, sia poetica sia critica. In queste e nelle raccolte immediatamente successive Eavan Boland affronterà il tema dell’identità femminile, e alla sua idealistica rappresentazione nella tradizione letteraria irlandese, patriarcale e maschilista, opporrà la sua descrizione di generazioni di donne vere il cui contributo alla storia e alla cultura nazionale è stato largamente ignorato; racconterà la complessità della loro vita quotidiana, esprimerà la bellezza delle piccole cose, darà voce a un silenzio durato secoli. Ma per far questo avrà bisogno, prima di tutto, di trovare la propria voce, la propria lingua.
E la troverà, sicuramente, fino a diventare una poeta di primo piano non solo nel panorama della poesia irlandese contemporanea, ma in quello della poesia di lingua inglese in generale.

Vogliamo citare qui un paragrafo tratto da una sua opera in prosa, Object Lessons: the Life of the Woman and the Poet in Our Time, Carcanet 1995. Una sorta di biographia literaria in cui l’autrice descrive la sua esperienza e il suo percorso poetico di giovane poeta donna nell’ambiente e nella tradizione letteraria maschile e patriarcale della Dublino di quegli anni nella faticosa ricerca di una sua voce personale. Continua a leggere

Eavan Boland, quando la poesia apre la realtà

Eavan Boland

OUTSIDE HISTORY

There are outsiders, always. These stars –
these iron inklings of an Irish January,
whose light happened

thousands of years before
our pain did: they are, they have always been
outside history.

They keep their distance. Under them remains
a place where you found
you were human, and

a landscape in which you know you are mortal.
And a time to choose between them.
I have chosen:

out of myth into history I move to be
part of that ordeal
whose darkness is

only now reaching me from those fields,
those rivers, those roads clotted as
firmaments with the dead.

How slowly they die
as we kneel beside them, whisper in their ear.
And we are too late. We are always too late.

FUORI DALLA STORIA

Ci sono gli outsider, sempre. Queste stelle –
ferrei segnali di un gennaio irlandese,
la cui luce si formò

migliaia di anni prima
della nostra pena: sono, sono sempre state
fuori dalla storia.

Mantengono la distanza. Sotto di loro rimane
un luogo dove hai scoperto
di essere umana, e

un paesaggio dove sai di essere mortale.
E un momento di scegliere tra loro.
Io ho scelto:

fuori dal mito dentro la storia mi muovo per essere
parte di quel calvario
la cui oscurità

solo ora mi raggiunge da quei campi,
quei fiumi, quelle strade grumi di morti
come firmamenti.

Come muoiono lenti
mentre in ginocchio accanto a loro gli sussurriamo all’orecchio.
E arriviamo troppo tardi. Arriviamo sempre troppo tardi. Continua a leggere

Carol Ann Duffy, “cosa avete fatto al mondo?”

Carol Ann Duffy

Anne Hathaway

Item I gyve unto my wief my second best bed …’
(from Shakespeare’s will)

The bed we loved in was a spinning world
of forests, castles, torchlight, cliff-tops, seas
where he would dive for pearls. My lover’s words
were shooting stars which fell to earth as kisses
on these lips; my body now a softer rhyme
to his, now echo, assonance; his touch
a verb dancing in the centre of a noun.
Some nights, I dreamed he’d written me, the bed
a page beneath the writer’s hands. Romance
and drama played by touch, by scent, by taste.
In the other bed, the best, our guests dozed on,
dribbling their prose. My living laughing love –
I hold him in the casket of my widow’s head
as he held me upon that next best bed.

Anne Hathaway

E a mia moglie lascio il mio letto, non il migliore…’
(dal testamento di Shakespeare)

Il letto in cui ci amavamo era un mondo vorticoso
di foreste, castelli, fiaccole, scogliere, mari
in cui lui si tuffava in cerca di perle. Le parole del mio amore
erano una pioggia di stelle cadenti come baci
su queste labbra; il mio corpo faceva col suo ora una rima
più dolce, ora un’eco, un’assonanza; il suo tocco
era un verbo che danzava in mezzo a un nome.
Certe notti sognavo che mi aveva scritto, il letto
una pagina sotto le sue mani di scrittore. Romanzo
e dramma recitati da odore, gusto, tatto.
Nell’altro letto, il migliore, sonnecchiavano gli ospiti,
sbavando la loro prosa. Vive l’amore mio, ride –
lo tengo della mia testa di vedova nel forziere
come lui teneva me in quel letto, non il migliore.

Da The World’s Wife, Anvil Press Poetry, 1999

e La moglie del mondo, Carol Ann Duffy, a cura di Giorgia Sensi e Andrea Sirotti, Le Lettere, 2002 Continua a leggere

Sensualità e violenza nella poesia di Vicki Feaver

Vicki Feaver, Credit ph. Caroline Forbes

The Handless Maiden *

When all the water had run from her mouth,
and I’d rubbed her arms and legs,
and chest and belly and back,
with clumps of dried moss;
and I’d put her to sleep in a nest of grass,
and spread her dripping clothes on a bush,
and held her again – her heat passing
into my breast and shoulder,
the breath I couldn’t believe in
like a tickling feather on my neck,
I let myself cry. I cried for my hands
my father cut off; for the lumpy, itching scars
of my stumps; for the silver hands –
my husband gave me – that spun and wove
but had no feeling; and for my handless arms
that let my baby drop – unwinding
from the tight swaddling cloth
as I drank from the brimming river.
And I cried for my hands that sprouted
in the red-orange mud – the hands
that write this, grasping
her curled fists

La fanciulla senza mani *

Quando l’acqua smise di uscirle dalla bocca,
e le ebbi strofinato gambe e braccia,
e torace e pancia e schiena,
con ciuffi di muschio secco;
e messa a dormire in un nido d’erba,
e stesi i panni fradici su un cespuglio,
e tenuta di nuovo stretta – il suo calore mi penetrava
nel petto e nella spalla,
il respiro cui non potevo credere
come una piuma a solleticarmi il collo,
mi lasciai andare al pianto. Piansi per le mani
che mio padre mi aveva tagliato; per i moncherini
tormentati dal formicolio di rugose
cicatrici; per le mani d’argento –
me le aveva date mio marito – che filavano e tessevano
ma non sentivano; e per le braccia senza mani
che avevano lasciato cadere la mia bambina – scivolata
dalla stretta fasciatura
mentre bevevo dal fiume rigonfio.
E piansi per le mani che germogliarono
dal fango rossiccio – le mani
che scrivono questo, e stringono
il riccio del suo pugno.

* In Grimm’s version of this story the woman’s hands grow back because she’s good for seven years. But in a Russian version they grow as she plunges her arms into a river to save her drowning baby.

* Nella versione dei Grimm le mani della donna ricrescono perché è stata buona per sette anni. Ma in una versione russa ricrescono mentre tuffa le braccia in un fiume per salvare la sua bambina che sta annegando.

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