Cristina Annino

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Da un’idea di Luigia Sorrentino
A cura di Fabrizio Fantoni

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Un possibile autoritratto
Io credo che l’autoritratto ( almeno per un certo tipo di artista), se non consiste in un’opera pittorica, sia il più falso romanzo che lui possa scrivere su se stesso.

Solo la pittura può uscire dalla poesia o comunque dal regno delle parole; in questo caso infatti il quadro, interpretato e decodificato da chi lo guarda, può dare dignità, credibilità, soprattutto interesse per gli altri ecc. Assumendo ogni volta un’interpretazione differente, perché  sempre avverrà una suddivisione – ammesso che chi guarda sappia vedere, e nel mio paradosso lo do per scontato – dell’autore raffigurato senza che vengano invasi feudi o vite altrui. Per vanità, per alienazione o per il falso anche involontario che c’è sempre in una ricostruzione mnemonica. Continua a leggere

Franco Buffoni

 

 

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FRANCO BUFFONI FOTOGRAFATO DA DINO IGNANI

AUTORITRATTO
Da un’idea di Luigia Sorrentino
A cura di Fabrizio Fantoni
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Poesia come vita

Non soltanto in Jucci (Mondadori 2014), ma in tutta la mia scrittura poetica i luoghi hanno avuto una funzione essenziale. Ricordo quell’immagine da Il profilo del Rosa (Mondadori, 2000) dove – bambino – sogno di allungare il mio corpo dal Monte Rosa al Po in una sorta di onnipotenza gulliveriana. Ho sempre fatto leva, tuttavia, anche sul potenziale simbolico- evocativo delle parole che uso. Se il “Rosa” – per chi come me è nato e cresciuto sulle colline moreniche che ne costituiscono le prime pendici – non può che essere il monte il cui profilo si staglia all’orizzonte con le sue caratteristiche cime (Gnifetti, Zumstein, Nordend, Dufour), crescendo – e nel libro è di questo che sostanzialmente parlo – il rosa diventa anche il colore dell’esclusione, della persecuzione, dell’omofobia. Continua a leggere

“Tramonti”, di Angèle Paoli

paoli1siteNota di Luigia Sorrentino

Parlare di Tramonti di Angèle Paoli (libro uscito in Francia nell’ottobre del 2015 con le Editions di Henry), vuol dire leggere una poesia che anticipa il discorso poetico che Angèle Paoli proseguirà in Les Feuillets de la Minotaure Edizioni de Corlevour 2015. (N.d.R.​ D​i ​Les Feuillettes de la Minotaure​- I foglietti della Minotaura -​ vi parlerò più approfonditamente nei prossimi giorni, quando Angèle Paoli sarà a Roma, per partecipare ​alla manifestazione ​”​Ritratti di Poesia​”​ al Tempio di Adriano, martedì 5 febbraio 2016.​)​

Da un punto di vista cronologico, dunque, Tramonti avrebbe dovuto essere pubblicato prima de I Foglietti de la Minotaura, tant’è che confrontando le due opere, ci si accorge che Tramonti corrisponde alle gamme poetiche dei FogliettiContinua a leggere

Giornata della Memoria. Primo Levi, “Se questo è un uomo”

Luigia Sorrentino legge la poesia da “Se questo è un uomo” di Primo Levi

Nota di Luigia Sorrentino

Tra il 1945 e il 1947, Primo Levi scrive il romanzo autobiografico “Se questo è un uomo“, dopo essere tornato in Italia dal campo di lavoro di Monowitz, uno dei tre campi che formavano il complesso di Auschwitz, in Polonia.

Fondato nel 1942, il campo divenne la sede della più grande fabbrica d’Europa per la produzione di gomma sintetica Buna-Werke – che però non entrò mai in produzione – presso la quale l’autore riuscì a trovare impiego come chimico riuscendo così a salvarsi la vita.

Nel campo di lavoro, liberato dall’Armata Rossa il 27 gennaio 1945, transitarono circa trentacinquemila deportati, tra di essi Primo Levi ed Elie Wiesel.

In epigrafe al romanzo “Se questo è un uomo”, Primo Levi inserisce una sua poesia, un appello rivolto al lettore a non voltare lo sguardo da un’altra parte come se quello che accadrà nelle pagine del libro non gli appartenesse.

Nel breve componimento, definito da Franco Fortini “alto e testamentario”, il lettore è apostrofato con parole durissime alle quali nemmeno l’autore che scrive si sottrae, allo scopo di essere egli stesso partecipe e di rendere compartecipe il lettore della gravità dei fatti che stanno per essere narrati. “Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case” è l’incipit. Continua a leggere

Fabio Ciriachi

 

fabio_ciriachi(Fabio Ciriachi, fotografato da Dino Ignani)

Da un’idea di Luigia Sorrentino
A cura di Fabrizio Fantoni
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Autoritratto, di Fabio Ciriachi

Sono una persona stanca. La maschera comincia a cedere, le fessure si allargano, l’identità sta per mostrarsi, e questo non è un bene. (“Persona”, dall’etrusco phersu, maschera. “Maschera”, dal preindeuropeo masca, strega. “Strega”, variante popolare del greco strix, uccello notturno… non c’è scampo nell’etimologia). Al buio, il mio sbattere d’ali stenta, perde il volo. Non esistono più sonno e veglia, sogno e realtà, finzione e finzioni. C’è un lento ripassare le immagini predilette, un sereno carezzarle con gli occhi di dentro. Continua a leggere