Uto Ughi al Teatro Bellini di Napoli

Uto Ughi in concerto al Bellini di Napoli

L’Associazione Ouverture inaugura il ciclo di concerti della stagione 2018-2019 con un evento particolarmente prestigioso: il Maestro Uto Ughi, uno dei massimi violinisti in attività, si esibirà in duo insieme al pianista Andrea Bacchetti per presentare al pubblico napoletano il suo ultimo lavoro discografico Note d’Europa
Il programma della serata prevede brani di differente provenienza geografica, perché vuole essere un omaggio alla sterminata tradizione musicale europea, sottolineando che la musica è un linguaggio universale e dunque è collante tra diverse culture.

Nato a Busto Arsizio nel 1944, Uto Ughi ha mostrato uno straordinario talento fin dalla prima infanzia: all’età di sette anni si è esibito per la prima volta in pubblico eseguendo Bach e Paganini. È stato allievo di George Enescu, già maestro di Yehudi Menuhin e, quando aveva appena 12 anni la critica scriveva: «Uto Ughi deve considerarsi un concertista artisticamente e tecnicamente maturo». Continua a leggere

ANSELM KIEFER “Fugit Amor”

Il 28 ottobre 2018, la Galleria Lia Rumma di Napoli inaugura la nuova mostra personale di Anselm Kiefer dal titolo Fugit Amor, che segna il ritorno dell’artista in città. L’amore fugge e gioca con il tempo e la storia, sembra volerci dire Anselm Kiefer. La nota scultura di August RodinFugit Amor, una figura maschile stretta ad una femminile che sembrano essere trascinati da una corrente invisibile, realizzata dall’artista francese alla fine dell’Ottocento in numerosi esemplari a partire da quello destinato all’opera incompiuta della Porta dell’Inferno, viene scelta da Kiefer come una sorta di spirito guida all’interno del suo nuovo progetto espositivo pensato per gli spazi della galleria Lia Rumma e ci accompagna attraverso temi e motivi del suo lavoro, seguendo un percorso cronologico discontinuo fatto da un passato e presente tra loro volutamente confusi. E’ con Rodin che l’anno scorso Kiefer ha stabilito uno dei suoi poetici dialoghi d’autore a distanza, esponendo a Parigi nel Musée Rodin dichiarando: «Mi sento sempre in colpa a dipingere ciò che è rassicurante. I grandi artisti sono iconoclasti. Io so che tutto ciò che affronto contiene contemporaneamente la sua negazione». Per l’artista tedesco che opera come un vate-alchimista alla continua ricerca di nuove forme da contrapporre all’esistente, cercando così di ridisegnare ogni volta un nuovo ordine del mondo, l’atto creativo è sempre un processo in trasformazione. Un non finito su cui ritornare come quello di Rodin e le sue sculture. Dal primo stadio di decomposizione della materia vile,  per gradi verso la realizzazione della pietra filosofale. Ed è da qui che si deve partire per intraprendere il viaggio epistemologico all’interno delle tante opere disseminate nelle varie sale della galleria, cariche di storia e di storie a volte dimenticate, andando incontro all’essenza dell’amore che forse si ritrova in ogni dove. La sala grande è occupata da una serie di vetrine che, come tante capsule del tempocustodiscono materiali eterogenei e organici, quali cenere, ferro, piombo, foglie, terracotta, fiori, piante, che dall’interno verso l’esterno si offrono a più letture. «Il vetro delle vetrine – spiega Kiefer – è in qualche modo una pelle semipermeabile che collega l’arte con il mondo esterno in una relazione dialettica». L’artista ha immaginato una sequenza di connessioni tra gli oggetti posti all’interno delle teche, che sono come sospesi in un limbo, a metà tra ciò che erano e ciò che diventeranno. Sono scatole di vetro che raccontano storie ispirate all’Antico e Nuovo Testamento, come nel caso di  Thermutis – Mosesaperiatur terra et germinet salvatorem.  Ma anche misteriose evocazioni di antichi miti. Per l’artista non c’è differenza tra mito e storia, ha ripetuto più volte. Il risultato è un paesaggio di poetiche rovine che non riproduce integralmente alcun passato e allude invece a una molteplicità di passati, come teorizzato da Marc Augé, che parla di un tempo puro senza storia. La mostra è completata da due opere pittoriche – Aino  e Vainamoinen verliert Aino – che si ispirano al poema epico cavalleresco finlandese Kalevala, scritto nel 1835 da Elias Lönnrot. Sulle tele sono citati passaggi e nomi di alcuni dei protagonisti (il vecchio vate Väinämöinen e la giovane Aino) di quest’opera letteraria che, pur centrata sull’identità costitutiva della comunità finlandese, abbraccia temi storici, mitologici e religiosi universali cari all’artista tedesco. Continua a leggere

Al Madre una conversazione itinerante con Mario Martone

MARIO MARTONE AL MUSEO MADRE

Dal 6 all’8 ottobre visite guidate e una conversazione itinerante con Martone 

Domenica alle ore 17.00 1977 2018. Mario Martone Museo Madre Curator’s Tour. Un appuntamento con il curatore della mostra Gianluca Riccio, che introdurrà il pubblico al progetto e all’opera centrale del percorso espositivo, il film – flusso di circa 9 ore realizzato dal regista basandosi sullo studio dei materiali conservati nell’Archivio Mario Martone, prodotto dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporaneee realizzato con la produzione esecutiva di PAV e con il supporto della Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival.

Visita gratuita; prenotazione obbligatoria.

Lunedì 8 ottobre, alle ore 15.30Walkabout con Mario Martone, condotto da Carlo Infante di Urban Experience: una conversazione itinerante strutturata come trasmissione radiofonica, in cui il regista si racconterà e interagirà con i partecipanti attraverso delle radio – cuffie che verranno loro distribuite. Un’esplorazione partecipata per condividere le suggestioni sia della mostra sia della città con una guida d’eccezione, partendo dal Madre per arrivare al Nest, Napoli Est Teatro (San Giovanni a Teduccio), per seguire le prove di Tango Glaciale Reloaded, che tornerà in scena il 9 e il 10 ottobre con un riallestimento a cura di Raffaele di Florio e Anna Redi. Connettendo la mostra allo spettacolo sarà sviluppato un ideale percorso in cui la carriera di Martone verrà esplorata a partire dai suoi primi lavori e dal legame con l’arte contemporanea, con uno sguardo al futuro attraverso Tango Glaciale ReloadedCapri-Revolution, il suo ultimo film, in concorso alla 75 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, di cui la prima immagine è stata esposta in anteprima proprio al Madre.

Il walkabout di Urban Experience è un format che sollecita il dialogo sincopato con i partecipanti, fornendo suggestioni psicogeografiche e narrazioni originali che arricchiscono l’esperienza della visita museale e urbana.
Visita gratuita (escluso il biglietto per il trasporto in metropolitana); prenotazione obbligatoria.

di Gianluca Riccio

Nel corso del tempo, il percorso di Mario Martone (Napoli, 1959) – articolato tra performance, teatro, cinema, opera lirica, creazione di gruppi e spazi teatrali – è andato formandosi come un arcipelago in cui opere distanti nel tempo, nello spazio e nella forma si trovano a dialogare tra di loro.

La prima performance del gruppo Falso Movimento, fondato da Martone a Napoli nel 1979, si svolgeva nella galleria napoletana di Lucio Amelio. Il film che Martone sta ultimando, e che sarà presentato nell’autunno del 2018, avrà lo stesso titolo di un’opera (Capri-Batterie, una lampadina gialla che idealmente prende energia da un limone), che l’artista tedesco Joseph Beuys realizza con Amelio nel 1985, scenario evocato all’ingresso della mostra con l’immagine di un bosco tratta da una sequenza del film (fotografia di Mario Spada) e alcuni materiali di scena.
Non è un caso quindi che sia il Madre a presentare la prima mostra retrospettiva dedicata a Mario Martone.

Accogliendo la tensione Fluxus che anima la sua ricerca, la mostra è presentata sotto forma di un film-flusso, basato sullo studio dei materiali conservati nell’Archivio Mario Martone e realizzato con la produzione esecutiva di PAV, Roma, e con il supporto di Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia.

Attraverso il montaggio di documenti e filmati inediti, immagini di repertorio, brani di film e riprese di spettacoli teatrali che ne documentano la poliforme attività creativa in un arco storico di quarant’anni, l’esperienza artistica di Martone viene presentata secondo un ordine non cronologico ma evocativo, in cui tutti i segni che raccontano la storia del regista convivono in un rapporto orizzontale di per sé contemporaneo. Proiettato simultaneamente su quattro schermi nella Sala Re_PUBBLICA MADRE, il film-flusso rielabora musealmente la messa in scena di uno spettacolo teatrale di Martone del 1986, Ritorno ad Alphaville, ispirato all’omonimo film di Jean-Luc Godard, e di cui è riproposto l’andamento circolare e la visione simultanea da parte del pubblico. Continua a leggere

A Napoli Sotirios Pastakas

Sotirios Pastakas, per gentile concessione

Martedì 18 settembre 2018, ore 18 a Napoli, all’Istiituto Italiano per gli Studi Filosofici (via Monte di Dio 14, Palazzo Serra di Cassano) incontro-reading, del poeta  Sotirios Pastakas (Grecia).

Introducono: Silvio Perrella e Sergio Iagulli
Con Sotirios PastakasMassimo Mollo (chitarra e voce).Nel suo primo libro tradotto in Italia “Corpo a corpo” (Multimedia Edizioni) si incontrano e scontrano tradizione e modernità, ironia e senso di morte, il dramma del popolo greco e i colori, i profumi, i sapori del Mediterraneo. Un viaggio tra conoscenza dell’animo umano e poesia. Sotirios, ormai pubblicato e premiato in tanti paesi europei e negli Stati Uniti è uno dei più importanti protagonisti del circuito poetico internazionale.

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Giovanni Ibello, (senza titolo)

Giovanni Ibello /credits ph. Dino Ignani

Cercava la risacca nelle pinete
fiutava l’ombra di un ago sul fondale:
la terra rovesciata, il sudario fertile.
Conta fino a zero, le dissi
salta nell’arco cinerino.
È tutto calmo
qui è davvero tutto calmo,
il sole è una biglia di benzodiazepina.
C’è ancora un intreccio di gelsomini carbonizzati sulla pietra.
L’estate
una valanga d’aceto sopra i fiori.
Ma in questo valzer di occhi crociati
non dire una parola, non parlare.
Troveremo un altro modo per fare alta la vita.
La mia estasi rimane
lettera morta sul greto.
Brindo al disamore
al cuore profanato nell’acquaio
agli insetti fulminati nell’insegna.
Ci lega la parola feroce,
una giostra di penombre.
L’incanto di una teleferica,
l’esatto perimetro di un grido.
Tu che muori
in quell’assillo di aranceti
che ritorna.
Era l’affanno antico,
l’anemone del giorno
divelto sopra i silos.

 

Giovanni Ibello, (senza titolo)

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