Davide Rondoni

Davide Rondoni

 

La bellezza interamente ferisce
attrae la vita da dove si era nascosta

la raccoglie come acqua nel palmo
delle sue mani di fuoco

mi vedono di spalle uscire nel buio del giardino
pensano deve fumare

e invece devo piangere, piangere
finalmente da morire

contro il petto della notte
mia vastissima madre…

Se non ti avessi incontrato
non sarei arrivato qui così

Roma davanti agli occhi lucente in rovine
le stelle a miriadi sulla testa

nel cuore il tuo nome al centro
di una smisurata, di una
immeritata festa

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Gian Mario Villalta

Gian Mario Villalta

Accende il sangue della sua fine
la domenica, nella stalla il fervore delle ombre, in casa
non c’è nessuno, non hai avvertito che passavi
per un saluto. Apri con la tua chiave: siedi nell’ombra
e aspetti che l’ombra si acquieti
nel dialetto della stagione.

Aspetti che la pietra scagliata sui vetri
della casa abbandonata attraversi la luce,
le voci di quando chiamavano a tavola,
la radio accesa, tuo fratello in mutande,
e il cane degli anni azzanni l’ospite
che sta mangiando il pane dei morti. Continua a leggere

Vivian Lamarque

Vivian Lamarque

 

 

 

 

 

 

COME LA NEVE CHE SEMPRE MENO SCENDE

Come la neve che sempre meno scende,
leo so già che sempre meno ci vedremo
lo so, senza più le fini sillabe della pioggia
senza quelle ovattate della neve senza la uuu
che sa fare il vento, lo so, che sempre meno
ci sentiremo.
Poiché tutti i teatrini hanno fine.
Prima c’è l’attesa poi il primo atto
e il secondo poi sipario. Peccato
per quel bel teatro con la finta neve
e il vento, ma mi accontento,
ho una cineteca privata una sala
immaginazione, un immaginario
in eurovisione, non avrò
problemi a trasformarti in visione.

Anzi sì, ne avrò. Come un albero
rimasto senza il mese d’aprile, senza più
elfi tra le mani dei rami, senza pleniluni
tra le foglie da contemplare, come
un albero che non può più guardare.

(inedito in fieri, da “L’amore da vecchia”)

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Franco Buffoni

Franco Buffoni credits ph. Dino Ignani

Montale sul Titano

 

Fu Scelba ministro degli Interni

A bloccare nell’autunno del cinquanta

Ogni accesso stradale a San Marino.

Avevano aperto una casa da gioco coi croupier

Italiani, e l’Italia non poteva tollerarlo

A dieci minuti da Rimini.

Con parte dei denari introitati

Le autorità del piccolo stato

Indissero anche un premio di poesia,

Un milione di lire al vincitore

Che risultò il Montale cinquantenne

Della prima draft della Bufera.

Delle tre copie del dattiloscritto

Oggi ne resta una in Sala Falqui

Alla Nazionale

Una carta carbone che leggo in anastatica,

Perché Montale con tutta la giuria

Il pomeriggio della premiazione

Venne bloccato dalla polizia ai piedi del Titano.

Ma Eusebio non si diede per vinto

E a piedi attraverso i boschi risalì

Il fianco scosceso del monte

Giungendo inzaccherato all’agognato finisterre

Del milione con la giacca strappata,

Per quella che rimase la prima

Ed anche l’ultima edizione

Del Premio di Poesia di San Marino.

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