Da “Pietra scritta”
Estate di notte
I
Mi sembra, stasera,
Che più vasto il cielo stellato
A noi si avvicini; e la notte
sia dietro tanti fuochi meno oscura.
Splendono anche le fronde sotto le fronde,
Si è ravvivato il verde, e l’arancio dei frutti maturi,
Lume d’angelo prossimo; un bàttito
D’occulta luce coglie l’albero universale.
A me sembra, stasera,
Che siamo entrati nel giardino, e l’angelo
Ne ha richiuso le porte senza ritorno.
II
Vascello di un’estate,
E tu come alla prua, come si chiude il tempo,
Sciorinando stoffe dipinte, sussurrando.
In quel sogno di maggio
L’eternità saliva tra i frutti dell’albero
E io ti offrivo il frutto che fa illimitato
L’albero senz’angoscia né morte, di un mondo condiviso.
Vagano i morti lontano al deserto di schiuma,
Non c’è deserto più se tutto è in noi,
Non c’è più morte, se le mie labbra sfiorano
L’acqua di una similitudine diffusa sul mare.
Oh sufficienza dell’estate, io t’ebbi pura
Come l’acqua mutata dalla stella, come un fruscìo
Di schiuma sotto i passi dove risale della sabbia
Un chiarore a benedire i nostri corpi senza luce.
da Pietra scritta, Palermo, La nuova Guanda, 1985, traduzione di Diana Grange Fiori.