Lorenzo Pataro, poesie

Lorenzo Pataro

Spargo i miei organi in vendita sul letto
come Lego i bambini sul tappeto

tu leghi le ossa alle ringhiere
perché al posto delle ali
gli angeli ne facciano stampelle

i corpi sono scambi di lamiere
di croste marce di ferite

ieri pendeva dal tuo orecchio
il fegato in cancrena di un rondone.

 

*

 

Sulle ossa dei santi una rondine cava
un grumo di sangue gelato

e raspi d’uva marcia annodati a fili
di vespe riverse sui campi

pregano un corpo di spolpare
le sterili ombre dei morti e gli occhi

e le mani e le voci dal mondo
che resta soltanto una cellula,

la prima, e la cenere ctonia del sole
a formare il nuovo alfabeto dei vivi.

 

*

 

Potremmo dirci salvi soltanto
tra il freddo delle mura nella casa
di campagna, nell’aperto grido dello spazio

salvi soltanto nel vecchio pagliaio
diroccato incontro alle tele impolverate

nella luce sotto il melo o fra le tegole
spostate, umidi sui greppi o tra le fronde
pronti a gettarci come semi nella terra

salvi come scarti – come la scorza del frutto
spellata dalla lama.

 

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Gianluca D’Andrea, “Nella spirale”

Gianluca D’Andrea/ Credits ph. Dino Ignani

 

 

 

La luna e la belva

 

Inverno, pallido sfregio di cellule,
in quale giorno sfacelando smisi
stanco lo scanto accettando la crisi?

La luna, argentea danza di libellule,
fissa e mobile in stanze nere osserva
la fine assiderata della belva

le ultime movenze, il suo respiro
vapore astratto, rapido ritiro.

 

Ghiacci e fuoco

 

Quale fuoco arde forte o si confonde
con gli ultimi calori stinti e fonde
ghiacci di candide fibre accrocchiate?

In acqua trasformati infine estinti
i vecchi luoghi noti e variopinti.
Le piaghe nuove bruciano eccitate

da quel fuoco che abbampa tutto il cielo,
il suo rosso tremore o malo gelo.

 

Il falso vuoto

 

Il vento crudo investe la materia,
la crosta assorbe la luce e s’inseria
in pianeti molteplici e poi varia

la veste bruna che indorata interra
il falso vuoto e un pieno dissotterra
di residui. Scintilla, e tutta l’aria

è un segreto di munnizza scordata,
un’alba dolce astrale abbandonata.

Gianluca D’Andrea, Nella spirale (Stagioni di una catastrofe), Industria & Letteratura

 

 

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VARI∃AZIONI

IL FESTIVAL

A Rotondi, in provincia di Avellino, dal 27 al 29 agosto si terrà la prima edizione di Vari∃Azioni, iniziativa promossa dall’amministrazione comunale di Rotondi e dal sindaco, Antonio Russo, in collaborazione con la cooperativa Altre Voci e la Samuele Editore e con il patrocinio dell’Accademia Mondiale della Poesia e della Fondazione Greco Morra per l’Arte Contemporanea.

Direzione artistica: Marco Amore
Editore e Direttore della Sezione poesia: Alessandro Canzian

GRAPHEIN

Parola e Immagine hanno una radice comune, non a caso i greci adoperavano il verbo graphein per indicare lo scrivere e il dipingere. Analogia che diviene ancor più evidente quando parliamo del legame tra le arti figurative e la poesia. Come recita una famosa espressione di Orazio: ut pictura poesis (come nella pittura così nella poesia). Frase che potrebbe essere assimilata all’imperativo categorico della narrativa moderna: show, don’t tell  (mostra, non dire).

 

La manifestazione culturale indaga il rapporto tra linguaggio poetico e visivo, con particolare attenzione alle ricerche di stampo interdisciplinare. Un momento di confronto cui hanno aderito alcuni dei maggiori poeti e artisti contemporanei, nato dalla volontà di contaminare il tessuto sociale e urbano del comune di Rotondi attraverso conferenze, reading di poesia, esposizioni, proiezioni di video tematici, interventi performativi e installazioni site-specific.

Alcuni protagonisti del Festival:

Un importante lavoro di squadra che abbraccia l’intero territorio rotondese, la sua storia, gli abitanti e le tradizioni, alla luce di un festival che vede Rotondi farsi protagonista del panorama artistico nazionale e internazionale, grazie all’adesione di nomi di altissimo livello. Tutto parte dalla necessità di rispondere a un bisogno culturale che diviene sempre più pressante all’interno del nostro paese e che riguarda non solo l’arte contemporanea, di cui Rotondi rappresenta una tappa fondamentale per gli operatori di settore, ma anche la poesia e più in generale le arti creative. Proseguiamo nella profonda e radicata convinzione che sia il linguaggio dell’Arte e della Poesia la chiave di volta e di interpretazione del mondo. Di tutti i mondi. Anche di quelli apparentemente lontanissimi tra loro”.

Antonio Russo
Sindaco del Comune di Rotondi

Da anni il Comune di Rotondi vede l’arte contemporanea come lo strumento più idoneo a raccontare la storia, le tradizioni, il folklore e le produzioni locali; a costruire un vero e proprio marchio del luogo. Le numerose rassegne dedicate agli artisti di via Varco a partire dal 2014 ne sono una chiara testimonianza. È con questa consapevolezza che intendiamo lavorare sul territorio rotondese dando vita a forme di narrazione visiva in grado di raccontare al mondo la nostra storia e la nostra cultura: un’idea strategica di sviluppo a lungo termine che ambisce a utilizzare l’arte come mediatore tra il paese, i suoi abitanti e i visitatori, seguendo il principio di slow art per investire su esperienze di turismo non stagionale”.

Claudio Vittorio
Consigliere delegato e Assessore alla Comunità Montana Partenio-Baianese-Vallo di Lauro

Sentiamo parlare spesso della funzione sociale dell’arte e del suo farsi forma di comunicazione universale: un compito che non può esaurirsi con l’adulterazione dell’opera in mero strumento di denuncia personale legato a rielaborazioni arbitrarie di contingenze storiche, funzione che l’artista svolge in maniera quasi accidentale, ma che investe la parola poetica della responsabilità di un impegno civile indifferibile contro l’illegalità delle life politics e tutte quelle energie negative che operano contro la bellezza che resiste nel mondo”.

Marco Amore
Poeta e Direttore Artistico del Festival

Un momento importante che mette a confronto alcuni dei protagonisti più importanti della poesia italiana contemporanea. Da sempre la nostra nazione e cultura è stata abitazione e trincea di una letteratura altissima e combattuta, che oggi trova diverse critiche per la deriva più o meno consapevole della critica. Dove tutto appare poesia, dove tutto giustifica il palco di Castelporziano che sempre si ricrea nel suo crollo, noi abbiamo cercato la costruzione di un dialogo attraverso le voci e il dibattito. Non solo letture, ma punto di riflessione. Noi con questo Festival vogliamo mettere un punto a una riflessione di cui sentiamo sempre più il bisogno”.

Alessandro Canzian
Editore e Direttore della Sezione Poesia Continua a leggere

Nadia Agustoni, da “Gli alberi bianchi”

Nadia Agustoni / credits ph. Dino Ignani

nel cielo tutto è cielo:
“il nostro guardare è farsi azzurro
vestirsi per un giorno grande”

così la sera nei quaderni

nell‘ombra delle foglie

passare

***

stare vicino agli alberi
e insieme,
per qualcosa di reciso
sulla terra

com‘era nel verde
coi suoi fiori

o come la neve

___________________

lontano l‘astro delle chiome

***

il fuoco se brucia le foglie
e tra il nascere e il morire
diventare con l‘insetto
e un po‘ di luna

quello stare quieti

***

nel sole dei rami
com‘era il vento
com‘era perdonarsi

il tavolo il piatto il bicchiere

e l‘insetto capovolto
guardarlo morire

(altri piangono le loro
storie di bambini)

________________________

così tutto è vicino
il mare dei racconti
i musi
i fucilati

il cranio della vacca

spaccato

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Milo De Angelis, “Poesia e destino”

NOTA INTRODUTTIVA DI MILO DE ANGELIS

Perché ristampare queste mie vecchie pagine? Perché da una parte possiedono qualcosa che mi è rimasto dentro – intatto, quasi intoccabile dal tempo – e dall’altra qualcosa che ho perduto per sempre. Molti temi di Poesia e destino sono quelli che mi scuotono ancora oggi: la tragedia, l’eroismo, l’adolescenza, il mito, il gesto atletico. Ma il tono è un altro. Il tono è furente, perentorio, imperativo, dà sempre l’impressione di un ultimatum che io pongo a me stesso e a chi mi legge. E’ come se da lì a poco dovesse scaturire una sentenza senza appello, l’ultimo grado di un processo dove si gioca la condanna o la salvezza. E questo tono guerresco circola nel sangue di una sintassi verticale, scoscesa, rapidissima, piena di strappi e impennate, la stessa di Millimetri, per intenderci, che è stato scritto nei medesimi anni. Ora non potrei nemmeno immaginare quella corsa sulle macchine volanti della parola. Me ne sono accorto trascrivendo il libro in un file per necessità editoriali. A volte ero pienamente d’accordo con me stesso, felice di essere rimasto fedele alle grandi passioni giovanili. Ma molto più spesso non capivo, letteralmente, il nesso troppo segreto tra due termini o due affermazioni. Dovevo leggere e rileggere, farmi aiutare dall’insieme della pagina.

E tuttavia questa antica furia mi piaceva e mi piace ancora adesso. E forse può colpire chi legge Poesia e destino in questo tempo. Specialmente se ricorda cosa erano quegli anni – il libro è stato scritto di getto nell’estate del 1981 – dove dominavano le scritture sociali alla ricerca di immediato consenso e dove alcune strade notturne erano sentite vicine alla follia e venivano frequentate con circospezione, divieti di transito e di sosta. D’altra parte erano ancora sconosciuti alcuni autori che hanno nutrito queste pagine – da Maurice Blanchot a Paul Celan, da Ion Barbu a Marina Cvetaeva – e con quelli più noti, con Nietzsche o Rimbaud, non era ammessa una simile intimità, un’adesione così gridata da sembrare fratellanza.

Il libro è diviso in tre parti, come vedrete. La prima riguarda i nomi suddetti, con particolare insistenza sullo sfondo greco in cui sono situati. Quella successiva – la mia preferita – è una riflessione ad alto tasso metaforico sul tema dell’impresa, dell’eroismo solitario e del pericolo mortale che ci nomina e ci azzanna. La terza percorre l’immenso universo indiano, cercando un arduo punto di contatto tra i suo Assoluti e l’unicità della singola voce. Ma in tutte e tre circola l’alta tensione di cui dicevo prima, perché la vera poesia naviga in mare aperto e prima o poi dovrà interrogarsi sulle ragioni che l’hanno spinta a veleggiare, sul porto che ha lasciato, su quello che l’attende, sul naufragio che all’improvviso può cancellarla.

ottobre 2018 Continua a leggere