Silvio Raffo, “La divina differenza”

Silvio-Raffo-La-divina-differenza-COPERTINApiatta-196x280La Musa lirica di Maria Luisa Spaziani

di Silvio Raffo, Lieto Colle Edizioni 2015

[…]Se è vero, come continuiamo a credere (forse in pochi) che la grande poesia si accompagna naturalmente a questo sentire “sublime” e che almeno in arte esiste, deve esistere, la perfezione, perché la poesia delle ultime generazioni sembra aver perso la speranza e la voglia di scalare quelle vette?[…]
[…]Maria Luisa Spaziani sembra testimoniare in modi convincenti e “moderni” la sopravvivenza della musa lirica, la sua legittimità e autorità indiscutibili. La sua opera, di recente consacrata dal Meridiano Mondadori, è la prova più lampante della possibilità di coesistenza di registro alto e leggibilità, dunque di “tradizione” e comunicazione.[…]

 

Continua a leggere

Antonia Pozzi, “Lieve offerta”

 

libro_antonia_pozziAntonia Pozzi è il caso letterario femminile più sconcertante della letteratura italiana del primo Novecento.

La sua produzione poetica è stata interamente pubblicata postuma.

Nella prefazione alla silloge del 1948, dieci anni dopo il suicidio, Eugenio Montale parlò del suo canzoniere come di un diario in versi. E in realtà si trattava di una delle testimonianze più cospicue e coerenti della poesia “lirica” del secolo.

La poesia della Pozzi è caratterizzata da una levità dell’immagine che non ha eguali ma il valore della sua opera è stato riconosciuto soltanto negli anni Ottanta, quando si è finalmente ricostruita l’integrità di molti dei suoi testi che erano stati sottoposti ad assurde censure dal padre della poetessa.

Continua a leggere

Silvio Raffo, “Al fantastico abisso”

Letture

Prefazione di Maria Ferrario Denna

Ciò che anzitutto colpisce in ogni raccolta poetica di Silvio Raffo è la bellezza del canto, che si “fa ascoltare prima ancora che comprendere, in una assoluta fedeltà ai valori musicali e alla grazia della forma” (D. Menicanti). Questa bellezza si ritrova, intatta, nella presente silloge “Al fantastico abisso”, contraddistinta da una particolare tensione metafisica, da un continuo richiamo all’altrove, quasi sempre a partire dal basso, dall’angustia, dalla solitudine. C’è, infatti, in Silvio Raffo “una capacità notevolissima di cogliere in versi desolati, il disagio e la pena della vita” (G. Barberi Squarotti), ma a questo disagio viene contrapposta una tensione continua all’ascesi, “un mondo alternativo rispetto a quello della realtà banale. La vita di chi veramente non vive, se non di questo miracolo” (E. Gioanola). Continua a leggere