“Trattare la neve” cosa può significare? Probabilmente il far sì che la neve si sciolga, torni acqua, sostanza che scorre, che passa, va altrove. Ma è legittimo ipotizzare anche l’intento contrario, vale a dire il conservare, il bloccare, l’adoperarsi per accudire l’inverno, il suo gelo. Trattare è un agire. La finalità di questo agire è tuttavia opaca, ambigua, ambivalente. E ambigua può apparire anche questa scrittura poetica, intessuta di lacerti, racconti sospesi, ipotesi che rimangono tali, contraddizioni irrisolte. Una scrittura poetica che potrebbe rischiare l’intellettualismo, ma che in effetti mantiene costantemente una curvatura lirica. Anche quando cerca di catalogare – dunque di disinnescare con la ragione – ciò che la vita produce in eccesso, il dolore che tutto attraversa (“Grumi. Grovigli. Viluppi. / Senza vie d’uscita. / Con vie d’uscita…”).
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Anna Bergna
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Oggi vi presentiamo una poesia di Anna Bregna, che vive a Blevio, sul lago di Como, tratta da “I CORPI E LE CISTERNE” (LietoColle, 2015).
Precedentemente Anna ha pubblicato CROCEVIA, sempre con LietoColle nel 2011 e PALAFITTE, con lo stesso editore, nel 2012.
Le “domande” che si pone Anna in questa poesia, “annegano” fin dalle prime ore del giorno, in quella che lei stessa definisce, “un’amara colazione”.
Domande senza risposta, oppure, risposte amare, “tempeste lessicali,” che vivono in uno spazio che non ha futuro, in cui ci si ritrova, come “un vento passeggero”, “nella pieghevolezza” di un canneto.
Marinella Cossu
Nata a Venezia, Marinella Cossu vive a Sagrado.
In poesia ha pubblicato: “L’anima lo sa” (Empoli, 2006), “Galassie” (Empoli, 2007), “L’estate dei cardi” (Empoli 2008), “Imago” (Empoli 2010), “Segreti” (Marco del Bucchia Editore 2014).
Tra i diversi riconoscimenti ottenuti in ambito letterario si ricorda, in particolare, il Primo Premio conseguito nel 2008 al Concorso Internazionale “Anna Achmatova” di San Pietroburgo. Sue liriche sono presenti in antologie, alcune delle quali bilingue, che le propongono anche tradotte in russo e tedesco. Continua a leggere
Patrizia Giovannoni, “Visione al fuoco di un’architettura”
Dalla Prefazione di Roberto Mussapi
“…leggendo questo libro viene in mente la versione fotografica di “messa a fuoco”. La poesia da cui il libro prende il titolo, poi, rappresenta una visione ispirata da un’architettura, che però appare come ossificata: contrario del pieno, del tornito, l’architettura qui è “un arco” che “sospende l’occhio a mezz’aria / tra il veggente e l’accecato”, l’occhio cade sui serramenti, una colonna bianca all’inizio, solitaria, mentre le fondamenta sono amalgama “collante la prossima rovina”. La visione è anche, quindi, la messa a fuoco di un’architettura, un edificio crollante, arco, colonna, serramenti: una visione spettrale. E l’ossessione ottica organizza questo libro complesso, irto, teso, fondato su un primigenio contrasto luce buio, con rapinose apparizioni di squarci di bianco, un racconto in bianco e nero fortemente contrastato.” Continua a leggere
Una poesia di Marzia Spinelli
Sogno acqua, tormenta di gente
che vaga da buio a buio,
corpi, mondezza, e un’infinita pioggia
di rami, di edere mozze.
Tuona dolce la voce di mio padre:
svegliati figlia,
tengo il tuo respiro nell’incavo della mano.
Da: Nelle tue stanze di Marzia Spinelli (Ed. Progetto Cultura – Collezione di quaderni di poesia Le gemme, giugno 2012) Continua a leggere