Appuntamento
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Dal 23 aprile al 20 maggio il Teatro Argentina di Roma apre le sue porte alla grande poesia del Novecento, raccontata attraverso cinque incontri che compongono la rassegna COME MUSICA, LA POESIA, un progetto a cura di Franco Marcoaldi, che rinnova la tradizione e l’impegno del Teatro di Roma di far incontrare poesia e teatro, due mondi in dialogo profondo tra di loro. Un itinerario poetico lungo un mese per rintracciare sul palcoscenico i volti e le voci, e riscoprire le personalita’, che hanno attraversato la stagione poetica del secolo scorso, da Attilio Bertolucci a Sandro Penna, da Giorgio Caproni a Elsa Morante, ed ancora tanti altri come Zanzotto, Montale, Saba, Ungaretti, Eliot, Szymborska, Pasolini, Pound, Bishop, Walcott.
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Addio a Walter Mauro, critico militante e biografo di Ungaretti
E’ morto il 3 luglio 2012 a Roma lo scrittore e saggista Walter Mauro. Tra i più noti esponenti della critica letteraria militante italiana e storico del jazz, aveva 87 anni. I funerali si sono svolti oggi 4 luglio nella chiesa romana di San Giovanni de’ Fiorentini.
Mauro era nella giuria di numerosi riconoscimenti letterari tra cui il Premio Lerici-Pea (dove entrò nel 1963 insieme a Libero Bigiaretti, Ferdinando Giannessi, Rafael Alberti e Luigi Silori), il Premio Penne-Mosca, il Premio di saggistica Città delle Rose e dal 1964 faceva parte del Premio Strega.
Nato a Roma nel 1925, si era laureato all’Università di Roma con Giuseppe Ungaretti discutendo una tesi su Giacomo Leopardi e La luna. Al suo maestro ha dedicato una biografia “Vita di Ungaretti”. Continua a leggere
“Ungaretti”, di Antonio Saccone
Un nuovo saggio su Giuseppe Ungaretti indaga l’inquietudine sperimentale, la tensione a scavare nel silenzio della parola che governano il libro dell’esordio del poeta, Il Porto Sepolto, l’accanito processo variantistico dell”Allegria, l’esigenza di accordare innocenza e memoria, espressa da Sentimento del Tempo, la reinvenzione del canone della classicità, il tragitto inconcluso verso La Terra Promessa, fino agli ultimi, eccezionali vertici raggiunti dalla scrittura del “vecchissimo ossesso”.
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Antonio Saccone, professore di letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Napoli “Federico II”, è l’autore del libro “Ungaretti“, pubblicato dall’Editrice Salerno (euro 16). Tutta l’analisi è tesa a descrivere la fisionomia di un artista costantemente intento “ad accordare modernamente un antico strumento musicale” e intreccia alla produzione lirica le prose giornalistiche di viaggio, l’esperienza didattica del poeta, nonché la cospicua e vitale attività di traduttore e saggista. Lo studio si conclude con un’aggiornata bibliografia. Continua a leggere
In memoria di te, Paul Celan – Volkstrauertag –
In memoria di te, Paul Celan
a cura di Luigia Sorrentino
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Le vittime della Shoah furono circa 6 milioni. Fra esse, dovremmo includere un nome, o un non-nome, se preferite: Paul Celan.
Tutta la sua esistenza, incarnò strenuamente l’immane tragedia dello sterminio che transfuse in sé e nella poesia al punto da annullarsi totalmente come persona. L’epilogo di Celan fu il suicidio. Con quell’atto finale il poeta testimoniò la sua personale vergogna: l’aver scritto da esule, (viveva in Francia) nella sua lingua-madre, il tedesco, (la lingua-madre degli aguzzini nazisti.)
La sua vita quotidiana si svolse in francese, “a fronte” dei propri testi scritti in tedesco. Lo sguardo di Paul Celan non si distolse mai dal “Gegenuber” (qualcosa a fronte), che Celan identificò nella Memoria.
Epilogo. La traduzione del dolore
di Camilla Miglio
Paul Celan ha tradotto, o meglio traslitterato il proprio nome dal tedesco al rumeno. Da Antschel a Ancel. Lo ha poi ripetuto a testa in giù. Cel-An: può suonare rumeno, francese, comunque straniero a orecchie tedesche. La ripetizione del nome, lo pseudo-nome diventa la sua persona nell’interessante accezione latina ricordata da MarKo Pajevic: da per-sonare, risuonare attraverso. Continua a leggere
Ai giovani, la pagella di Giuseppe Ungaretti
Il giovanissimo Giuseppe Ungaretti (1888-1970), uno dei poeti più amati e letti del Novecento, era più bravo nelle materie scientifiche che in quelle letterarie. Lo scolaro dodicenne si meritò un bel dieci ad aritmetica (scritta e orale) e un nove a scienze, mentre a composizione italiana e grammatica si dovette accontentare di un doppio sette. Andò ancora peggio in calligrafia, disegno ed inglese, dove fu promosso con appena sei.
E’ quanto rivela la pagella di Ungaretti, pubblicata dal quotidiano “Corriere Fiorentino”, ritrovata (e fotocopiata) da Anna Berti di Spianate, una insegnante di Altopascio (Lucca), che per molti anni ha lavorato anche in Egitto. Continua a leggere