A Pordenonelegge Paolo Mieli, “I libri che hanno fatto l’Italia”

Se ‘Le ultime lettere di Jacopo Ortis’ di Ugo Foscolo  il romanzo chiave per comprendere il rapporto tra i grandi scrittori italiani e il nostro Risorgimento, furono ‘I promessi sposi’ a dare un grande contributo alla causa unitaria investendo sulla lingua italiana.

A tracciare le linee del rapporto tra letteratura e Unità d’Italia è stato Paolo Mieli, inaugurando il festival ‘Pordenonelegge’ con una conversazione sui ‘Libri che hanno fatto l’Italia’. Ruolo importante anche per i ‘Malavoglia’ di Giovanni Verga, “un romanzo dell’Italia unitaria, una storia dell’allargamento dei confini nello stato unitario e delle prospettive di vita che premono sulle strutture sociali tradizionali, determinando tensioni, disfacimento e tragedie”, ha detto Mieli.
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“Houellebecq sta bene, non è scomparso”

Lo scrittore francese Michel Houellebecq, 53 anni, “sta bene” non è scomparso: lo ha assicurato il servizio stampa della sua casa editrice francese Flammarion.

L’ autore di “Le particelle elementari” e “Piattaforma”,”Michel Houellebecq sta bene, non c’e’ motivo di allarmarsi – ha detto il servizio stampa di Flammarion – La nostra presidente Teresa Cremisi ha parlato con lui per telefono. E’ a casa. Non ha nessun problema particolare.

Probabilmente c’è stata un’incomprensione tra Houellebecq e gli organizzatori, o forse l’evento è stato male organizzato. Non è Flammarion che ha organizzato il ciclo di letture ma la casa editrice olandese”. Continua a leggere

In memoria di te, Marianne Moore

In memoria di te: Marianne Moore
a cura di Luigia Sorrentino

Marianne Moore (1887-1972) devota all’artigianato poetico scrisse: né mai potremo avere poesia/ se i poeti tra noi non diventano/ “letteralisti dell’immaginazione” – superiori/ all’insolenza e alla volgarità, disposti a sottoporre/ a ispezione “giardini immaginari con rospi veri dentro”.

Marianne Moore disse una volta a un intervistatore: «Mi sembra che Wallace Stevens metta il dito su quella cosa che è la poesia quando parla di “una violenza interna che ci protegge da una violenza esterna”». A quella «violenza interna» Marianne Moore dedicò la vita, distillandola in un’opera segnata ovunque da una vocazione esigente per la forma perfetta.

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